Fino all'interrogatorio di garanzia, che avverrà presumibilmente giovedì 14 giugno per rogatoria nel carcere di Parma, l'ex direttore della circondariale di Bergamo Antonino Porcino, non può vedere nessuno tranne il suo legale. Da lunedì si trova recluso nella struttura penitenziaria di Parma e non ha più contatti con la famiglia, la moglie e le due figlie.
L'aria che si respira in via Gleno è di grande tensione, dopo oltre 30 anni di direzione, l'uomo che ha promosso l'apertura sociale del carcere alla città prima ancora che ci fosse una legge a stabilirlo ora si trova accusato di corruzione, turbativa d'asta, tentata truffa ai danni dello Stato. Nel silenzio in questi giorni, in attesa di poterlo incontrare don Fausto Resmini cappellano del carcere, che con Porcino ha lavorato 26 anni fianco a fianco, spezza quel silenzio non per difenderlo dalle accuse, ma per raccontare lo stupore, il disagio e la sofferenza.
Fino all'interrogatorio di garanzia, che avverrà presumibilmente giovedì 14 giugno per rogatoria nel carcere di Parma, l'ex direttore della circondariale di Bergamo Antonino Porcino, non può vedere nessuno tranne il suo legale. Da lunedì si trova recluso nella struttura penitenziaria di Parma e non ha più contatti con la famiglia, la moglie e le due figlie.
L'aria che si respira in via Gleno è di grande tensione, dopo oltre 30 anni di direzione, l'uomo che ha promosso l'apertura sociale del carcere alla città prima ancora che ci fosse una legge a stabilirlo ora si trova accusato di corruzione, turbativa d'asta, tentata truffa ai danni dello Stato. Nel silenzio in questi giorni, in attesa di poterlo incontrare don Fausto Resmini cappellano del carcere, che con Porcino ha lavorato 26 anni fianco a fianco, spezza quel silenzio non per difenderlo dalle accuse, ma per raccontare lo stupore, il disagio e la sofferenza.