Bergamo sembra seriamente pronta a combattere, con una sola voce, per riportare Giacomo Manzù nella sua terra. Il 2 novembre nel Famedio sarà svelata una targa commemorativa: il sogno, coltivato da anni, è quello di poter ospitare le spoglie dello scultore nella città che gli diede i natali nel 1908. Manzù riposa nel museo-mausoleo di Ardèa, vicino a Roma. Nel 2012 la moglie dell'artista, Inge Schabel, aveva espresso il desiderio che il marito potesse essere sepolto accanto a Donizetti, in Santa Maria Maggiore: il Comune di Bergamo si era detto pronto a esaudire questo auspicio. Per questo, insieme alla Curia e alla Fondazione Mia aveva avanzato formale richiesta al Comune laziale, che aveva però opposto un rifiuto categorico, sostenuto dalla Provincia di Roma, per il timore che il trasferimento della salma di Manzù preludesse a uno spostamento delle opere contenute nella struttura, che non versa per altro in buone condizioni. La famiglia di Manzù non ha abbandonato il suo sogno, e oggi Bergamo pare più che mai presente. All'appello hanno già risposto il Comune, l'Università, e non mancheranno istituzioni quali la Fondazione Mia e quella del Credito Bergamasco, così come la Provincia. Già in passato si è dimostrato che l'unione di politica, cultura e finanza può portare buoni frutti. Ora Bergamo è pronta a un nuovo sforzo, che Manzù merita.
Bergamo sembra seriamente pronta a combattere, con una sola voce, per riportare Giacomo Manzù nella sua terra. Il 2 novembre nel Famedio sarà svelata una targa commemorativa: il sogno, coltivato da anni, è quello di poter ospitare le spoglie dello scultore nella città che gli diede i natali nel 1908. Manzù riposa nel museo-mausoleo di Ardèa, vicino a Roma. Nel 2012 la moglie dell'artista, Inge Schabel, aveva espresso il desiderio che il marito potesse essere sepolto accanto a Donizetti, in Santa Maria Maggiore: il Comune di Bergamo si era detto pronto a esaudire questo auspicio. Per questo, insieme alla Curia e alla Fondazione Mia aveva avanzato formale richiesta al Comune laziale, che aveva però opposto un rifiuto categorico, sostenuto dalla Provincia di Roma, per il timore che il trasferimento della salma di Manzù preludesse a uno spostamento delle opere contenute nella struttura, che non versa per altro in buone condizioni. La famiglia di Manzù non ha abbandonato il suo sogno, e oggi Bergamo pare più che mai presente. All'appello hanno già risposto il Comune, l'Università, e non mancheranno istituzioni quali la Fondazione Mia e quella del Credito Bergamasco, così come la Provincia. Già in passato si è dimostrato che l'unione di politica, cultura e finanza può portare buoni frutti. Ora Bergamo è pronta a un nuovo sforzo, che Manzù merita.