Un anno di stravolgimenti sociali e politici cui, contrariamente a quanto tradizionalmente si crede, non corrispose una colonna sonora altrettanto rivoluzionaria. Una parte importante della mostra "L'Urlo del '68", allestita a palazzo Creberg fino al 6 luglio, è proprio riservata a questo aspetto dell'anno che per molti versi costituì uno spartiacque nella storia, al punto che sono tante le iniziative organizzate un po' ovunque per analizzarlo dopo cinque decenni. Certo, la Storia ha la sua imprescindibile parte in questa esposizione itinerante - che prevede tappe anche a Romano, Milano, Grumello e Lodi. Sono però le sette note (con un'incursione nell'arte figurativa grazie alle opere del bolognese Paolo Baratella), a farla da padrone.
Un anno di stravolgimenti sociali e politici cui, contrariamente a quanto tradizionalmente si crede, non corrispose una colonna sonora altrettanto rivoluzionaria. Una parte importante della mostra "L'Urlo del '68", allestita a palazzo Creberg fino al 6 luglio, è proprio riservata a questo aspetto dell'anno che per molti versi costituì uno spartiacque nella storia, al punto che sono tante le iniziative organizzate un po' ovunque per analizzarlo dopo cinque decenni. Certo, la Storia ha la sua imprescindibile parte in questa esposizione itinerante - che prevede tappe anche a Romano, Milano, Grumello e Lodi. Sono però le sette note (con un'incursione nell'arte figurativa grazie alle opere del bolognese Paolo Baratella), a farla da padrone.