Entro fine anno 575 mila euro tra investimenti strutturali e l'acquisizione di nuovo personale (per esempio per i reparti di urologia e neuropsichiatria, con un medico in più a disposizione del pronto soccorso), entro due anni altri due milioni e quattrocentomila euro, di cui un milione e settecentomila euro per il centro per disturbi alimentari con dieci posti letto e quasi settecentomila per risorse umane. E' il piano che andrà in delibera lunedì e che è stato presentato da Regione Lombardia, alla presenza di ASST Bergamo Est, ATS e consiglieri regionali, agli amministratori locali dell'Alta Val Seriana all'indomani della notizia dell'imminente chiusura del punto nascita dell'ospedale di Piario allo scoccare della mezzanotte di venerdì. Il presidio ospedaliero non si tocca anzi si potenzia, ha ribadito l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera alla portavoce dell'ambito territoriale dei sindaci Antonella Luzzana e ai primi cittadini di Piario Pietro Visini, di Clusone Paolo Olini, di Cerete Cinzia Locatelli, di Azzone Pierantonio Piccini e dell'assessore di Premolo Marzia Benzoni. Cinque dei 24 sindaci, segno che la spaccatura c'è stata visto che ad esempio qualcuno ha disertato per protesta verso la chiusura del punto nascita come il sindaco di Colere Benedetto Maria Bonomo. ASST ha ribadito con un comunicato che la cessazione del punto nascita non corrisponde alla chiusura del reparto dove saranno erogati lo stesso servizi, alcuni potenziati nell'ambito del 'Percorso nascita terre alte'. In sostanza, l'innovazione contenuta in questo modello organizzativo è relativa al cambio di prospettiva sulla presa in carico che non viene garantita solo da ostetriche in ospedale in situazione di 'attesa' della partoriente, ma si trasforma in una prospettiva 'pro-attiva', dell'ostetrica che si reca al domicilio della donna nei momenti cruciali quali quelli del travaglio e del post parto, oltre che rendersi disponibile nel percorso ambulatoriale e nei corsi di accompagnamento alla nascita durante tutta la gravidanza.
Entro fine anno 575 mila euro tra investimenti strutturali e l'acquisizione di nuovo personale (per esempio per i reparti di urologia e neuropsichiatria, con un medico in più a disposizione del pronto soccorso), entro due anni altri due milioni e quattrocentomila euro, di cui un milione e settecentomila euro per il centro per disturbi alimentari con dieci posti letto e quasi settecentomila per risorse umane. E' il piano che andrà in delibera lunedì e che è stato presentato da Regione Lombardia, alla presenza di ASST Bergamo Est, ATS e consiglieri regionali, agli amministratori locali dell'Alta Val Seriana all'indomani della notizia dell'imminente chiusura del punto nascita dell'ospedale di Piario allo scoccare della mezzanotte di venerdì. Il presidio ospedaliero non si tocca anzi si potenzia, ha ribadito l'assessore regionale al Welfare Giulio Gallera alla portavoce dell'ambito territoriale dei sindaci Antonella Luzzana e ai primi cittadini di Piario Pietro Visini, di Clusone Paolo Olini, di Cerete Cinzia Locatelli, di Azzone Pierantonio Piccini e dell'assessore di Premolo Marzia Benzoni. Cinque dei 24 sindaci, segno che la spaccatura c'è stata visto che ad esempio qualcuno ha disertato per protesta verso la chiusura del punto nascita come il sindaco di Colere Benedetto Maria Bonomo. ASST ha ribadito con un comunicato che la cessazione del punto nascita non corrisponde alla chiusura del reparto dove saranno erogati lo stesso servizi, alcuni potenziati nell'ambito del 'Percorso nascita terre alte'. In sostanza, l'innovazione contenuta in questo modello organizzativo è relativa al cambio di prospettiva sulla presa in carico che non viene garantita solo da ostetriche in ospedale in situazione di 'attesa' della partoriente, ma si trasforma in una prospettiva 'pro-attiva', dell'ostetrica che si reca al domicilio della donna nei momenti cruciali quali quelli del travaglio e del post parto, oltre che rendersi disponibile nel percorso ambulatoriale e nei corsi di accompagnamento alla nascita durante tutta la gravidanza.