Come l'ironia possa essere filo conduttore di uno spettacolo sul premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ce lo spiega magistralmente il regista Marco Martinelli che riesce a raccontare e rappresentare la drammatica vita di una delle figure più rivoluzionarie del 20esimo secolo martire per la libertà in Birmania, attraverso dialoghi serrati e molto ben scritti lasciando sempre nello spettatore la traccia di un sorriso. Nello spettacolo del tetaro delle albe, certo non mancano la drammaticità e la tensione e nemmeno una breve ma fedele ricostruzione storica delle vicende della Birmania ora myammar. non si può fare a meno di infatti di raccontare la storia del paese per capire la forza di Suun. Un popolo, quello birmano, che vive sotto un regime militare terribile capace di togliere qualsiasi libertà ai suoi cittadini e di sterminarli senza pietà quando cercano di ribellarsi. La prigionia durata oltre 20 anni non mina la speranza e la serenità profonda di suu kyi. la donna, interpretata da Ermanna Montananari, porta avanti la sua provocatoria rivoluzione spirituale basata su un incrollabile fiducia nella libertà e nell'uomo opponendo alla crudeltà alla violenza e all'odio del regime la fiducia la non violenza e proprio l'ironia segno distintivo non solo di suu ma di tutto il popolo birmano.
Come l'ironia possa essere filo conduttore di uno spettacolo sul premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi ce lo spiega magistralmente il regista Marco Martinelli che riesce a raccontare e rappresentare la drammatica vita di una delle figure più rivoluzionarie del 20esimo secolo martire per la libertà in Birmania, attraverso dialoghi serrati e molto ben scritti lasciando sempre nello spettatore la traccia di un sorriso. Nello spettacolo del tetaro delle albe, certo non mancano la drammaticità e la tensione e nemmeno una breve ma fedele ricostruzione storica delle vicende della Birmania ora myammar. non si può fare a meno di infatti di raccontare la storia del paese per capire la forza di Suun. Un popolo, quello birmano, che vive sotto un regime militare terribile capace di togliere qualsiasi libertà ai suoi cittadini e di sterminarli senza pietà quando cercano di ribellarsi. La prigionia durata oltre 20 anni non mina la speranza e la serenità profonda di suu kyi. la donna, interpretata da Ermanna Montananari, porta avanti la sua provocatoria rivoluzione spirituale basata su un incrollabile fiducia nella libertà e nell'uomo opponendo alla crudeltà alla violenza e all'odio del regime la fiducia la non violenza e proprio l'ironia segno distintivo non solo di suu ma di tutto il popolo birmano.