Un albero morto che si vorrebbe far tornare a vivere. E’ questo il fulcro, oltre ad essere il titolo, del nuovo spettacolo di Eugenio Barba del mitico Odin Teatret che è tornato nella nostra provincia nei giorni scorsi. Grazie all'associazione Diaforà e al Teatro Tascabile, Albino per una settimana ha ospitato una delle compagnie che ha fatto la storia del teatro del '900. Cinque repliche da tutto esaurito nello spazio raccolto della chiesa di San Bartolomeo e un seminario convivenza con attori provenienti da tutta Europa.
L'Albero, terzo capitolo della 'Trilogia sugli Innocenti', è al centro della scena, viene montato dagli attori, poi viene spezzato, diventa croce, tagliato con la motosega e usato come luogo sacrificale ma anche venerato come creatore di vita. Attraverso la simbologia e il linguaggio che caratterizza Odin Teatret, Barba vuole rappresentare la drammaticità e la tragedia delle guerre che ancora colpiscono l'umanità Siria, Nigeria, Serbia e Liberia. Lo fa con un linguaggio crudo e allo stesso tempo poetico, un simbolismo che è ormai una sua riconoscibilissima peculiarità. Le scene si svolgono in uno spazio angusto lungo e stretto, in cui il pubblico è parte integrante. Molto belle alcune delle idee sceniche, oltre a quella dell'albero, il rumore dei caccia bombardieri che si sente fino alle budella perché la vibrazione è trasmessa nei grossi tubi di plastica gonfiati ad aria su cui siedono gli spettatori. Spettatori che sono anche coperti per qualche minuto da un telo bianco da cui spuntano solo le teste. Un'esperienza unica da provare che non può lasciare indifferenti. Roberto L.Vitali
Un albero morto che si vorrebbe far tornare a vivere. E’ questo il fulcro, oltre ad essere il titolo, del nuovo spettacolo di Eugenio Barba del mitico Odin Teatret che è tornato nella nostra provincia nei giorni scorsi. Grazie all'associazione Diaforà e al Teatro Tascabile, Albino per una settimana ha ospitato una delle compagnie che ha fatto la storia del teatro del '900. Cinque repliche da tutto esaurito nello spazio raccolto della chiesa di San Bartolomeo e un seminario convivenza con attori provenienti da tutta Europa.
L'Albero, terzo capitolo della 'Trilogia sugli Innocenti', è al centro della scena, viene montato dagli attori, poi viene spezzato, diventa croce, tagliato con la motosega e usato come luogo sacrificale ma anche venerato come creatore di vita. Attraverso la simbologia e il linguaggio che caratterizza Odin Teatret, Barba vuole rappresentare la drammaticità e la tragedia delle guerre che ancora colpiscono l'umanità Siria, Nigeria, Serbia e Liberia. Lo fa con un linguaggio crudo e allo stesso tempo poetico, un simbolismo che è ormai una sua riconoscibilissima peculiarità. Le scene si svolgono in uno spazio angusto lungo e stretto, in cui il pubblico è parte integrante. Molto belle alcune delle idee sceniche, oltre a quella dell'albero, il rumore dei caccia bombardieri che si sente fino alle budella perché la vibrazione è trasmessa nei grossi tubi di plastica gonfiati ad aria su cui siedono gli spettatori. Spettatori che sono anche coperti per qualche minuto da un telo bianco da cui spuntano solo le teste. Un'esperienza unica da provare che non può lasciare indifferenti. Roberto L.Vitali