«Nella mia condizione di disabile mi trovo bene: ho realizzato un sacco di sogni». Martina Caironi spiega e racconta la sua vita. Ricorda le emozioni delle Paraolimpiadi di Rio, le sudate medaglie e arriva a ricordare gli straordinari Cento metri di Londra. «Il Brasile per me è stata una grande soddisfazione e liberazione. E l’argento sul salto in lungo è un altro sassolino tolto dalla scarpa».
E racconta gli inizi: «Il 2007 è stato l’inizio della svolta della mia vita: mi sono reinventata una vita dopo l’amputazione di una parte di gamba. Un pezzo in meno, qualcosa di più come consapevolezza». È cresciuta in fretta Martina: «Avevo solo 18 anni, ho imparato ad apprezzare tante cose e il carattere curioso che ho mi ha permesso di fare ed esplorare il mondo della disabilità. Ora che ci sono da 9 anni capisco benissimo che la disabilità è sì fisica ma parte soprattutto dalla testa».
Un incontro chiave: «Quello con Pistorius, che mi ha ispirato come atleta e mi ha dato la spinta di buttarmi nello sport». Ora la spinta la dà lei: «Vado spesso a parlare nelle scuole ai ragazzi: porto il mio esempio concreto, perchè superando gli ostacoli con tenacia si diventa più forti». Il sogno? «Mi sono iscritta di nuovo all’Università e mi piacerebbe lavorare nella comunicazione in ambito sportivo». Mentre la sua giornata? «Allenamenti, amici, studio e famiglia: faccio cose ogni anno sempre alzando l’asticella, tutto per me è una crescita». Come le medaglie olimpiche: «Non sono un arrivo, ma un punto di partenza». E il pensiero va a Tokyo 2020. Sempre con il sorriso: «Deve esserci sempre nella mia giornata. La mia gamba non ricrescerà, ma io posso cercare di vivere con positività le cose. Questo fa la differenza: scegliere se andare giù o su. E io voglio andare su».