Pilone, Mazinga, ma anche Robocop e Rambo. Tutti soprannomi di Elio Carminati, noto poliziotto, ora in pensione, di Bergamo. Un poliziotto che nella vita ha fatto di tutto, dai 13 anni in su: «Garzone, operaio, bagnino, infermiere. Ma il sogno era la polizia» e lo «sbirro» l’ha fatto per 30 anni, di cui 25 a Bergamo nella Squadra Mobile. La cosa più difficile? «Accettare le sconfitte, e ce ne sono tante». E tante anche le soddisfazioni: «Quando si salva una vita umana, ma anche quando si aiuta un debole, una vecchietta a cui per esempio hanno scippato la borsetta. Sono queste queste le persone che ti guardano in faccia e ti sorridono».
Ed Elio Carminati da moltissimi è ricordato per il suo servizio di controllo allo stadio: «Ero preposto a contrastare gli attacchi degli atalantini - ricorda -. L’utilizzo della forza? Solo quando hai provato tutte le strade. Il dialogo era la cosa migliore: certo, ci vuole tempo e una preparazione psicologica». Ma il fisico «massiccio» ha aiutato? «Sì, mi raccontavano che mettevo soggezione, ma io non me ne rendevo conto». Con un ricordo della mitica Regata bianca che usava in servizio: «Era bella spaziosa e ci serviva dato che io e il mio collega eravamo belli grossi. Quella macchina divenne un simbolo per i cittadini».
Ora Elio Carminati si racconta in un libro: «Si intitola “Sbirro a chi?” e vuole ricordare che dietro la divisa c’è anche un uomo, con le sue emozioni e le sue paure. Ed Elio Camrinati racconta per esempio di quei bambini che si è trovato davanti quando ha dovuto arrestare il padre. «Niente manette, ho raccontato loro che il papà era dei servizi segreti e doveva venire con me per una missione speciale».
E adesso? «Faccio il papà a tempo pieno» anche se quel mondo di indagini gli manca. Però niente stadio: «Non mi è mai piaciuto il gioco del calcio». E comunque la Polizia non se la scorda. E dice: «Sbirro rimango sempre».