«Bisogna avere il coraggio di sbagliare: in campo, nella vita e nella musica». Per descrivere il suo carattere, si doveva vederlo sui parquet dei palazzetti di tutt’Italia fino alle porte della serie A. D avid Drusin era un cecchino infallibile ma prima di tutto un trascinatore, il classico giocatore che vive di agonismo e che si prende le responsabilità. Il tiro difficile, l’ultimo, quello a fil di sirena, quello per cui devi avere nervi saldi e anche un pizzico di incoscienza. David in campo era così leader e capocannoniere, sempre. Ora che non calca più i parquet, i tiri da tre li realizza portando nel suo locale il “Druso” (soprannome che aveva nel mondo del basket) artisti fama internazionale ma anche gruppi e cantanti emergenti. Tutti rigorosamente dal vivo. Sono la passione e il coraggio a guidarlo anche in questa sua seconda avventura, insieme all’amore per il rischio di fare quello in cui crede senza compromessi. Il Druso è così da 10 anni: solo musica dal vivo, portando sul palco grandi nomi e gruppi emergenti, artisti ancora sconosciuti ma di valore. Il suo, è un gioco di squadra, come lo era in campo, il quintetto base degli artisti che ha portato ad esibirsi nel suo locale è da favola: Billy Cobham alla batteria, Peter Hook al basso, Robben Ford alla chitarra ritmica, Tommy Emmanuel a quella solista e infine Terence Trent D’Arby alla voce. Artisti di grande calibro per un locale di musica che ha organizzato oltre due mila concerti e che punta a farne altrettanti.