DA BELLO E' ORA BRUTTO
IF XXXIV, 34 ss.
S'el fu sì bel com'elli è ora brutto,
e contra 'l suo fattore alzò le ciglia,
ben dee da lui proceder ogne lutto.
L'apparizione di Lucifero, l'angelo ribelle, il re dell'Inferno, è sicuramente il punto culminante del viaggio di Dante nell'abisso del male e del peccato. Lucifero viene descritto come un mostro enorme, con tre teste e sei ali da pipistrello, conficcato nel ghiaccio che lui stesso produce con l'incessante movimento delle ali.
Nelle sue tre fauci stritola i traditori peggiori che la storia abbia conosciuto: Bruto e Cassio, traditori di Cesare, cioè dell'Impero; e Giuda, traditore di Cristo, cioè della Chiesa, i supremi poteri che Dio ha posto alla guida dell'umanità. Alcuni elementi utilizzati da Dante nella descrizione di Lucifero sono considerati la parodia della Trinità, come se Satana fosse l'anti-Cristo.
Lucifero infatti è l'angelo ribelle: ora tanto deforme e mostruoso quanto era bello e splendente prima di opporsi per orgoglio al suo creatore. Eppure anche Lucifero “aiuta” i due pellegrini a guadagnare l'uscita dall'Inferno, offrendo involontariamente il suo corpo come una specie di scala che li farà scendere per poi risalire. Paradossalmente anche il male può servire per raggiungere il bene.