L’influencer, in bergamasco, «l’è ü che l’à mai fàcc negòt in de so éta e l’pretènd de insegnàga ai óter a stà al mónd», cioè «uno che non ha mai fatto niente nella sua vita e pretende di insegnare agli altri a stare al mondo». La traduzione di Vecchio Daino, al secolo Ezio Foresti, non è ovviamente letterale, ma si ispira alla concretezza, al comune sentire, all’operosità della gente orobica, e rispecchia le chiacchiere «da bar», oltre a quelle degli oltre 36 mila follower della sua pagina «Animali mitologici bergamaschi» su Facebook.
Il suo libro «Bergamasco lingua viva» (Sestante), con illustrazioni di Emanuele Tomasi, rende omaggio al dialetto orobico, mostrando come possa essere efficacemente utilizzato perfino per «tradurre» nel buon senso corrente le parole che l’italiano contemporaneo prende in prestito dall’inglese . «Quello che vogliamo trasmettere - sottolinea Foresti nell’introduzione - è soprattutto il senso di appartenenza a una terra. Magari accompagnato da un sorriso».
Alla base c’è la speranza che il dialetto possa essere consegnato come «lingua viva» anche «a chi ancora non lo parla». Ascolta l’intervista a «L’Eco di Bergamo Incontra».