Viaggi e turismo
Martedì 01 Giugno 2010
Irlanda del Nord
Un Paese da scoprire
Lasciando Belfast ci è rimasta in canna una domanda, che ogni spiegazione ricevuta, dagli storici conflitti religiosi alla rivendicazione di pari diritti civili, non ha risolto fino in fondo: come ha fatto un popolo così accogliente e capace di trasmettere calore umano a scannarsi in trent'anni di guerra civile e più di tremila morti? Un breve soggiorno, una testimonianza rubata tra una visita e l'altra, qualche pur illuminante lettura evidentemente non bastano a dire la verità.
D'altra parte non regge nemmeno il discorso che “per forza, ai giornalisti mostrano sempre il meglio e il sorriso”: il senso dell'ospitalità, l'approccio socievole l'abbiamo colto ovunque, anche là dove non eravamo annunciati. Parlando con il venditore di caramelle al mercato, con il pedone che ti aiuta a trovare un negozio, con la ragazza della reception piena di premure, con le tre splendide spose conosciute nel tempo di una sera e che hanno diviso con noi un glass di Guinness al pub, in libertà dai mariti rimasti a casa a tifare Bayern durante la finale di Champions League (una scelta vincente, non c'è che dire…).
E le guide? Ben oltre il compitino. Buoni compagni e compagne di viaggio. A cominciare da Elizabeth McKenna, semplicemente Liz anche per gli amici italiani, la signora preparata e brillante che, insieme a quel simpatico chiacchierone di Francie, il nostro autista, ci ha raccolto all'aeroporto di Dublino e, risalita l'isola, per cinque giorni ci ha condotto alla scoperta dell'Irlanda del Nord.
Tra natura e vita urbana, tra storia e futuro
Un viaggio concentrato, una full immersion nella cultura di questo Paese verde e romantico come pochi luoghi al mondo. Su e giù dal pulmino, davanti ai nostri occhi scorrevano le diapositive di paesaggi e profumi rurali e costieri, urbani e sacri, in spaccata tra il passato e le leggende, tra San Patrizio, onnipresente, e la storia-cronaca di sangue raccontata dai murales più famosi al mondo, tra l'attualità di una nazione che corre a recuperare il tempo perduto, in radicale e continua trasformazione, e un futuro che inevitabilmente finirà per omologarla al resto dell'Occidente, come globalizzazione impone.
Che in dodici anni - da quando nel 1998 i cattolici (che guardavano a Dublino e alla Repubblica) e i protestanti (legati alla Corona d'Inghilterra: l'Irlanda del Nord fa parte del Regno Unito e ha mantenuto la sterlina) decisero di fare pace con lo storico accordo del Venerdì Santo (Good Friday Agreement) – lassù sia cambiato tutto, si capisce attraversando quasi senza accorgersi, senza più dogana e posti blocco, Newry, dove il check point dei soldati britannici segnava il confine non solo tra le due Irlande ma tra due mondi opposti: di qua la libertà, di là il terrore e il coprifuoco, come una Germania dell'Est di ancor fresco ricordo con la sua Berlino divisa dal Muro, come un Medio Oriente di scontri insanabili (ancora oggi i paragoni più ricorrenti).
E' emblematica, diremmo simbolica, la prima tappa del nostro cammino. Hillsborough Castle, sede del segretario di Stato del Regno Unito per l'Irlanda del Nord: è residenza ufficiale della regina, ha ricevuto capi di Stato come Gorge W. Bush e Bill Clinton ma soprattutto nel febbraio scorso, dopo dieci giorni e dieci notti di negoziati, ha salutato l'intesa tra i protestanti del Partito democratico unionista (Dup) e i cattolici repubblicani dello Sinn Féin (braccio politico dell'Ira, l'Irish Republican Army) sulla devolution che consente all'Ulster di legiferare autonomamente riguardo i poteri di polizia e l'amministrazione della giustizia. «Un passo avanti importante verso una pace completa e duratura», ha commentato il segretario di Stato americano Hillary Clinton.
Non tutti i focolai di tensione e violenza sono definitivamente sopiti, ma ormai l'Irlanda del Nord è un posto che merita di entrare in ogni mappa turistica, per l'incanto dei suoi siti, i servizi che offre, l'energia verso lo sviluppo (nonostante la crisi che si fa sentire anche qui), la cucina squisita. E noi italiani a tavola siamo sensibili.
L'itinerario propostoci ci ha portati a Bushmills, sede della più antica distilleria del mondo ad aver avuto una regolare licenza per produrre whiskey, nel 1608. Da lì siamo ripartiti per la spettacolare Giant's Causeway, il Sentiero del gigante, davanti all'oceano e, sempre accompagnati dal mare, abbiamo percorso, nel Nord-est, la Coastal Route fino a Belfast, la capitale. Una città risvegliatasi di soprassalto nel decennio che si sta per chiudere. Una città che non starà sul podio del pianeta ma offre tanto e noi, per quel poco tempo che avevamo, l'abbiamo esplorata nell'orgoglio dei cantieri navali dove fu costruito il Titanic, nell'euforia dei suoi locali storici e delle bevute, nel fiorire dei centri commerciali e dei negozi esclusivi (senza ignorare il tradizionale riferimento del St George's Market), nei segni divenuti opere d'arte da consegnare alla memoria che sono i murales dei Troubles (i disordini e il clima di guerra tra cattolici e protestanti) che hanno insanguinato e quasi isolato dal mondo Belfast e il resto del Paese tra il 1968 e il '98.
Poi di nuovo nella campagna e in provincia sulle orme di San Patrizio, patrono degli irlandesi: dal Nendrum Monastic Site al St Patrick Centre, dalla Down Cathedral, accanto alla quale c'è la tomba del santo, al Tollymore Forest Park nella zona delle Mourne Mountains fino a Newcastle, ancora, e che bello, in riva all'oceano. L'ultimo giorno ad Armagh, capitale spirituale di tutte le Irlande, con le due cattedrali intitolate a San Patrizio: St Patrick's Roman Catholic Cathedral e St Patrick's Church of Ireland Cathedral. Con la piacevole sorpresa di un inedito rinfresco di scones imburrati, tè e caffè nell'Armagh Public Library, biblioteca che custodisce, tra i suoi 40 mila libri, preziosissimi volumi antichi.
Il finale, sulla via del ritorno, è da stadio e ce lo regala Liz invitandoci a cantare tutti insieme “Molly Malone”, la commuovente storia della pescivendola di Dublino divenuta l'inno della nazionale di rugby della Repubblica d'Irlanda e dei tifosi di tutte le società sportive della capitale. «Urlava “vongole e molluschi freschi”». Con questa gente ti senti a casa: sarà per questo che li chiamano gli italiani del Nord?
Leggi il racconto dei nostri tre itinerari
Belfast, una città risorta dopo la paura e la violenza
La Giant's Causeway e la natura del Paese verde
I luoghi di San Patrizio
Gli indirizzi da annotare
Per informazioni approfondite sui viaggi in Irlanda e Irlanda del Nord si può contattare l'Ufficio del turismo dell'isola d'Irlanda allo 02-48296060, e-mail [email protected], www.irlanda-travel.com.
Per volare in Irlanda abbiamo viaggiato con puntualità più che svizzera (al ritorno siamo atterrati a Malpensa addirittura con 15 minuti di anticipo: è il Paese della Guinness, questi viaggiano a tutta birra) con Aer Lingus, ex compagnia di bandiera: www.aerlingus.com.
Gli alberghi in cui abbiamo soggiornato: Bushmills Inn a Bushmills, 9 Dunluce Road, www.bushmillsinn.com; Fitzwilliam Hotel a Belfast, Great Victoria Street, www.fitzwilliamhotelbelfast.com; Slieve Donard Resort & Spa a Newcastle, Downs Road, www.irishspahotels.ie/slieve_donard_resort_spa.htm.
Andrea Benigni
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