Nella villa dell’assalto arrivavano i soldi
delle slot machine di mezza Lombardia

I banditi erano italiani e romeni, ora è caccia al basista.Si cercano impronte. Al vaglio i filmati delle dieci telecamere di sorveglianza.

Sarebbe una banda formata da cinque rapinatori, in parte romeni e in parte italiani originari del meridione, quella entrata in azione martedì sera ad Abbazia di Albino, dove è stato ripulito quello che viene chiamato «caveau», ma che di fatto è una stanza dedicata esclusivamente alla raccolta e allo smistamento di monetine e banconote svuotate dalle slot machine di bar e locali che fanno capo, per l’attività di noleggio delle macchinette, alla «Gest.Gio.Srl», l’obiettivo dei ladri dell’altra sera. Che se ne sono andati via con un bottino di almeno centomila euro – ancora mercoledì era in corso un inventario, visto che si trattava per metà circa appunto di monetine di vario taglio e per metà di banconote – e che, soprattutto, hanno agito in maniera professionale e senza lasciare nulla al caso. Troppo precisi e troppo organizzati.

Ecco perché gli inquirenti – anche se ufficialmente il riserbo sulle indagini è massimo – ipotizzano possa esserci un basista: molto difficilmente all’interno della società derubata, quanto più probabilmente lungo la «filiera», ovvero il circuito di denaro, ingente, che parte dai bar e dai locali di mezza Lombardia (la srl di Abbazia ha «competenza» sulle province di Bergamo, Milano e Monza e Brianza) e che arriva, tramite degli agenti e dei corrieri, a questa grossa villa che funge solo da sede con gli uffici.

Dove vengono effettuati i conteggi e tenuta tutta la contabilità. E da dove ripartivano poi anche le «commesse» per i gestori dei bar che, com’è noto, ricevono – è tutto assolutamente in linea con le leggi vigenti – dei compensi in base al numero di slot machine che tengono nel bar. Si tratta di un giro d’affari corposo, peraltro tutto in contanti, visto appunto che le giocate – tutte registrate in maniera regolare dai monopoli dello Stato per i giochi d’azzardo – avvengono con le monetine o, al massimo, con banconote di piccolo taglio. Ieri alla villa derubata nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni: il lavoro dei carabinieri di Clusone e Albino è incessante. Al vaglio ci sono le riprese video delle numerose telecamere collocate fuori e dentro l’edificio di via Gatti, una villa del tutto isolata. L’obiettivo è quello di ricostruire nei dettagli la dinamica del colpo e scoprire eventuali dettagli che possano ricondurre alla banda. Anche se non è inverosimile pensare che, vista la modalità del colpo, gli autori avessero già pianificato nei minimi particolari pure la loro fuga, forse verso l’estero.

Ci sono poi le vetture, che verranno analizzate: la Renault Clio di un impiegato della società, che però è stata data alle fiamme al Cassinone di Seriate, e la Fiat Punto usata dalla banda per raggiungere la casa. Trattandosi però di professionisti, difficilmente potrebbero aver lasciato delle impronte. Tuttavia altri casi analoghi sono stati risolti, in passato, proprio per «sviste» di questo genere da parte dei banditi.

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