Leffe, autotrasportatore muore in ditta
travolto da imballo in plastica di 5 quintali

Ennesimo infortunio sul lavoro nella Bergamasca: nulla da fare per un uomo di 59 anni. Il dramma nel cortile di un’azienda plastica, durante le operazioni di scarico della merce. Sul posto 118, vigili del fuoco, carabinieri e Ats. I sindacati: «Dall’inizio dell’anno 6 vittime in provincia, un numero inaccettabile: servono azioni concrete subito per la sicurezza».

Ennesimo infortunio sul lavoro questa mattina (venerdì 4 giugno) nella Bergamasca. A Leffe, in via Pezzoli D’Albertoni 97, all’interno della ditta «Plastic Leffe», poco prima delle 8 ha perso la vita un autotrasportatore, travolto – stando alla prima ricostruzione dei fatti – dalla caduta accidentale di un imballo di plastica compattata del peso di 5 quintali dal suo camion, avvenuta mentre stava sciogliendo le cinghie che reggevano il carico. Sul posto sono intervenuti i mezzi i soccorso del 118, ma per l’uomo – Bruno Bardi, 59 anni, di Treviso, autista di una ditta esterna – non c’è stato nulla da fare: è morto sul colpo per un trauma da schiacciamento. Anche i vigili del fuoco del distaccamento di Clusone e i volontari di Gazzaniga sono intervenuti sul posto assieme ad Ats e carabinieri.

«Non essendoci testimoni diretti dell’evento – spiega il dottor Sergio Piazzolla, responsabile Area Specialistica Igiene e Sicurezza del Lavoro - Ufficio Direzione UOC Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro – la ricostruzione è difficoltosa, e si dovranno comprendere le cause specifiche e precise che hanno portato alla caduta del carico. In generale si può dire che le aziende devono prevedere delle procedure operative accurate che poi devono essere ben conosciute e seguite dagli operatori per il carico , scarico, stivaggio e ancoraggio sui camion della merce ingombrante e pesante. Il materiale deve essere ben fissato durante il trasporto su strada e poi essere movimentato in sicurezza da parte dei lavoratori che devono essere appositamente addestrati e formati per queste delicate e molto rischiose operazioni. Purtroppo questi gravissimi infortuni che comportano lo schiacciamento da carichi pesanti sono ancora frequenti ed attuali».

I sindacati Cgil, Cisl e Uil di Bergamo, dopo l’ennesimo incidente in provincia, si dicono «stanchi e arrabbiati» e chiedono «azioni concrete ora». «La forte ripresa produttiva che si sta registrando, soprattutto nel manifatturiero, in provincia di Bergamo non può essere pagata con il sangue dei lavoratori – si legge in una nota congiunta delle tre sigle –. Dall’inizio dell’anno le vittime nella nostra provincia sono 6. Un numero inaccettabile, visto che già un solo morto sarebbe di troppo in questa macabra contabilità. Il nostro impegno sul campo della sicurezza sul lavoro non si è mai fermato: l’anno scorso denunciavamo la mancanza di dipositivi di protezione per infermieri e medici, quest’anno abbiamo indetto presidi (due a Bergamo solo nel mese di maggio) e manifestazioni per chiedere formazione, tempi di lavoro umani, controlli e rispetto delle regole. I nostri delegati e i nostri responsabili per la sicurezza vigilano ogni giorno nelle fabbriche e nei cantieri, sollecitando interventi e verifiche. Non si contano più i nostri comunicati di condoglianze alle famiglie delle vittime». «Nel 2018 – conclude la nota – parti sociali e istituzioni avevano sottocritto un accordo, oggi scaduto, che prevedeva 10 azioni concrete da sviluppare sul territorio per prevenire incidenti e infortuni. Dobbiamo ripartire da qui: non possiamo più aspettare, occorre muoversi adesso su questa strada già tracciata».

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