Cronaca / Valle Seriana
Venerdì 28 Febbraio 2020
La Val Seriana non allenta le misure
«Dobbiamo fermare i contagi»
Linea comune dei 18 sindaci dell’Ambito che conta la maggior concentrazione di casi: «Zona rossa? Al momento è esclusa» ha detto l’assessore Gallera.
«La Val Seriana? È una di quelle aree che stiamo guardando con attenzione, ma al momento è esclusa una zona rossa». L’ha dovuto ripetere più volte, nei giorni scorsi, l’assessore alla Sanità di Regione Lombardia, Giulio Gallera. Perchè la media Val Seriana – sono i numeri a parlare – è la zona in Bergamasca che più ha registrato casi di pazienti risultati positivi al coronavirus. Un «cluster» - tecnicamente, un agglomerato - e non un focolaio, dicono gli esperti.
Ma i dati, ufficiali, dicono che la stragrande maggioranza dei tamponi risultati positivi vengono da persone residenti in questo territorio, spesso transitati per l’ospedale di Alzano Lombardo. E, non bastasse, tre dei quattro bergamaschi deceduti viene proprio dalla Val Seriana. Si naviga a vista, quindi, in attesa che i risultati dei nuovi accertamenti disposti per le (molte) persone in quarantena chiariscano se il contagio in zona s’è arrestato o se, invece, prosegue. Nel frattempo i sindaci non sono rimasti con le mani in mano. Chiamati a guidare (e rassicurare) una comunità fortemente preoccupata, hanno deciso di continuare a stringere la morsa. E quindi, per volere di ordinanze «fotocopia», nei 18 Comuni che compongono l’Ambito - Albino, Alzano Lombardo, Aviatico, Casnigo, Cazzano, Cene, Colzate, Fiorano al Serio, Gandino, Gazzaniga, Leffe, Nembro, Peia, Pradalunga, Ranica, Selvino, Vertova e Villa di Serio - i bar continueranno ad essere chiusi fino a domenica 1° marzo dalle 18 alle 6, così come le attività sportive (incluse quelle all’aperto) sono sospese fino a nuova comunicazione.
«È nostro dovere fare la nostra parte per limitare gli assembramenti, così da rallentare il più possibile la diffusione del virus – ha spiegato ieri il sindaco di Albino, Fabio Terzi, in un comunicato diffuso a tutti i suoi concittadini –. Una sua diffusione incontrollata porterebbe in crisi il nostro sistema sanitario e comporterebbe restrizioni e limitazioni ancor più pesanti. Chiedo quindi di portare pazienza: è meglio qualche sacrificio e limitazione delle proprie libertà individuali per poco tempo, che trovarsi in una situazione di isolamento in futuro».
Un ragionamento condiviso da tutti i 18 primi cittadini dell’Ambito, in attesa di sapere cosa succederà dopo domenica 1° marzo, data in cui «scadono» le restrizioni previste dal decreto firmato da Regione Lombardia. «Per quanto riguarda il fronte sanitario, le autorità stanno aspettando che i tamponi richiesti sui contatti delle persone già risultate positive al coronavirus siano processati – fa sapere il sindaco di Nembro, Claudio Cancelli –. Dal punto di vista delle misure di contenimento, invece, crediamo che fra sabato e domenica la Regione ci farà sapere quali sono le linee guida da adottare per la prossima settimana. Non ci pare in alcun modo sia presa in considerazione l’ipotesi di istituire una zona rossa. Anzi. Detto questo, noi abbiamo preferito sposare la linea della prudenza: meglio chiedere qualche sacrificio in più oggi, piuttosto che pentirci di aver agito con superficialità domani».
Intanto, le comunità fanno i conti con il timore fra i cittadini. Le attività commerciali denunciano un forte calo di presenze, soprattutto nel settore della ristorazione. «Un calo in effetti c’è stato – conferma Gianluigi Bonacina dal caffè Fantoni di Alzano –, ma la prendiamo con filosofia: la gente forse si è allarmata più del dovuto, ma siamo certi tornerà tutto alla normalità». «Calo? Se una riduzione dell’80% sulla clientela si può definire così, allora sì – gli fa eco Massimo Quaglia dalla birreria San Pietro, sempre ad Alzano –. Il paese è semideserto, se non fosse per qualche cliente che passeggia di mattina. L’ordinanza dei sindaci non ci consente di aprire dopo le 18: ecco perchè abbiamo deciso di utilizzare i prossimi giorni per tinteggiare la birreria. Di solito chiudevamo una settimana d’estate per poter fare queste piccole opere di manutenzione, abbiamo anticipato».
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