Il racconto di un bergamasco a Kiev: «Mi sono svegliato con il rumore delle bombe»

La testimonianza Francesco Baranca, 47 anni, di Ponte Nossa, presiede il comitato etico dell’Associazione calcio ucraina. Vive a Kiev, si è rifugiato nell’ambasciata italiana: nessuno si aspettava quanto è accaduto.

«Mi sono svegliato con il rumore delle bombe. Esplosioni e razzi in alcune zone periferiche di Kiev. Un frastuono incredibile. Ora sono in ambasciata con tanti altri connazionali. Non so se tornerò nella mia casa di Kiev, la situazione sta precipitando, ma noi qui siamo per il momento al sicuro». Francesco Baranca, 47 anni, bergamasco di Ponte Nossa, giovedì 24 febbraio si è svegliato di soprassalto nel cuore della notte. Originario di Busto Arsizio, ha vissuto quasi tutta la vita tra Ponte Nossa e Clusone e dal 2017 si è trasferito in Ucraina. Una scelta dettata dal lavoro. Appassionato di calcio e tifoso dell’Atalanta, presiede infatti il comitato etico dell’Associazione calcio ucraina per contrastare la corruzione nel calcio ed è consulente dell’Atalanta. Un legame solido con Bergamo e la sua squadra che veicoli i valori orobici nel mondo, anche a migliaia di chilometri di distanza.

«Stasera (ieri per chi legge, ndr) l’Atalanta si gioca in Grecia il passaggio del turno in Europa League, il cuore è al Pireo ma la testa è altrove – ammette Baranca -. Qui la situazione sta peggiorando. Il confine russo dista appena 150 chilometri, un’ora e mezza in auto. Se Putin volesse attaccare Kiev, la capitale ucraina sarebbe resa al suolo nel giro di un giorno. Ma non penso lo farà, la situazione più critica è nel Donbass, a 700 chilometri da qui. I russi stanno intensificando le operazioni militari con la creazione di nuovi varchi anche dalla Crimea e dalla Bielorussia. Ciò che preoccupa è l’escalation di mezzi ed esplosioni. Io sono nell’ambasciata italiana perché credo che qui ci siano le condizioni migliori di sicurezza. Lavoro per la federazione di calcio ucraina, c’erano dei documenti da rinnovare nei giorni precedenti e non mi sono più mosso da qui. Attendiamo disposizioni dall’ambasciata e dal governo italiani, l’idea di tornare a Bergamo c’è, ma tutto è in divenire.

«L’aria che tirava nei giorni scorsi non mi sembrava così brutta come si percepiva dall’esterno. Fino a ieri la città era tranquilla»

«Onestamente - aggiunge il consulente bergamasco - l’aria che tirava nei giorni scorsi non mi sembrava così brutta come si percepiva dall’esterno. Fino a ieri la città era tranquilla. Non ho visto quegli assalti ai supermercati o quelle corse ai rifornimenti di carburante tipici di chi si appresta ad affrontare un’emergenza di lungo periodo e teme un aggravarsi degli scenari. Sono andato a dormire in una situazione di relativa tranquillità. Non conosco altri bergamaschi in città, ma penso che nessuno si aspettasse quanto accaduto nella notte». Le prime esplosioni nella capitale ucraina si sono avvertite tra la notte e le luci dell’alba in diverse aree, rendendo concreta quello che fino a poche ore prima sembrava solo un’ipotesi remota: l’attacco a obiettivi strategici nel cuore pulsante dell’Ucraina e non solo il supporto alla milizie filorusse nell’area orientale del Paese.

«Mi sono svegliato con le prime esplosioni intorno alle 5 del mattino. Un collega mi ha chiamato e mi ha invitato ad andare subito in ufficio, il palazzo della federazione è a 100 metri. Poi la decisione di venire in ambasciata»

«Abito al 21° piano in un palazzo in centro, dalla mia finestra si vede lo stadio Olimpico di Kiev – racconta Baranca -. Mi sono svegliato con le prime esplosioni intorno alle 5 del mattino. Un collega mi ha chiamato e mi ha invitato ad andare subito in ufficio, il palazzo della federazione è a 100 metri. Poi la decisione di venire in ambasciata. I rumori delle esplosioni provenivano dalla zona dell’aeroporto, poi in mattinata un’altra ondata di esplosioni che si è sentita distintamente. Razzi che presumibilmente cercano di colpire installazioni militari. A noi giungono informazioni frammentarie, anche se per il momento mi sento tranquillo e bisogna evitare il panico. È chiaro che l’attacco a Kiev rappresenta un elemento di svolta . Fino a ieri non c’era alcun sentore di un attacco imminente anche nella capitale ucraina, in giro tutti pensavano a un attacco limitato al Donbass».

Qui sotto una webcam mostra in diretta piazza Maidan a Kiev.

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