Cronaca / Valle Seriana
Martedì 02 Febbraio 2016
Droga, scarcerati tre tifosi - Foto e video
La Nord: ingiusto accostamento con noi
Concluso l’interrogatorio del gip ai quattro presi sabato: convalidati tutti gli arresti, uno resta in carcere, uno ha l’obbligo di firma e due sono liberi. Il quinto era già ai domiciliari dai giorni scorsi. Le immagini dello stupefacente sequestrato e la ricostruzione dell’operazione di polizia che ha portato agli arresti.
Quattro bloccati sabato 30 gennaio, poche ore prima della partita, con eroina e cocaina. Il quinto era stato arrestato martedì 26. Cinque giovani riconducibili alla tifoseria atalantina sono finiti in manette per droga nel giro di quattro giorni. Ad arrestarli la Squadra mobile della questura di Bergamo. Nella mattinata del 2 febbraio sono stati interrogati dal gip Alberto Viti i quattro bloccati sabato: il giudice ha convalidato tutti e quattro gli arresti, ma le misure cautelari in parte cambiano. In particolare, resta in carcere C. Q., 41, di Seriate, mentre è stato concesso l’obbligo di firma a G. C., 35 anni, di Almenno San Bartolomeo. Liberi A. P., 42 anni, di Torre Boldone; e L. Z, donna di 41 anni, di Grassobbio.
Prima di loro, martedì 26 gennaio in città, era stato arrestato A. B., di Alzano, trovato in possesso di alcune dosi di cocaina: già convalidato nei giorni scorsi il suo arresto, si trova ai domiciliari. Secondo le ricostruzioni della polizia, è stato intercettato martedì sera verso le 20,30 a Campagnola dagli agenti della Mobile che lo avrebbero visto scendere dall’auto, prendere qualcosa, e poi risalire a bordo della vettura dirigendosi in via Stendhal davanti al «Covo». Quando la polizia gli ha intimato l’alt, il giovane sarebbe fuggito tentando investire due agenti (15 giorni di prognosi ciascuno). È stato poi individuato e arrestato ad Alzano.
Sabato scorso, invece, sono finiti in cella gli altri 4 supporter nerazzurri, fra cui una donna e uno che gli inquirenti ritengono far parte del direttivo della Curva Nord. Quest’ultimo è G. C., 35 anni, di Almenno San Bartolomeo, condannato in primo grado a un anno e due mesi nell’ambito dell’inchiesta sull’associazione per delinquere condotta dal pm Carmen Pugliese. G. C., che all’interno del direttivo si occupa in particolare della distribuzione di gadget, era accusato di aver partecipato all’assalto della Berghem Fest di Alzano e alla manifestazione davanti alla questura del 19 settembre 2010 (reato prescritto). Sabato pomeriggio, poche ore prima della partita fra Atalanta e Sassuolo, con altri tre tifosi era sull’auto bloccata al casello autostradale di Bergamo dalla Squadra mobile, coordinata dal pm Gianluigi Dettori. I poliziotti alla fine hanno sequestrato in totale 14,3 grammi di cocaina e 9,6 di eroina.
Al volante dell’auto c’era A. P., che era passato a prendere prima G. C. e poi gli altri due. I quattro si erano diretti a Trezzo d’Adda dove, nascosto all’interno di un cancello, avevano raccolto un sacchetto. Dentro c’era parte della droga poi sequestrata, quando i quattro sono stati fermati al casello di Bergamo. La droga è stata trovata addosso a G. C. e A. P., mentre a casa di C. Q. è stata trovata altra sostanza stupefacente. La donna con sé non aveva nulla. Lo stupefacente era confezionato in dosi e per questo, contesta l’accusa, destinato a essere ceduto, oltre che consumato.
Nella mattinata del 2 febbraio la Curva Nord ha diffuso un comunicato per evidenziare il proprio disappunto per «l’accostamento spaccio di droga – Curva»: «Con il cuore – si legge – scriviamo queste parole perché siamo davvero delusi e allo stesso tempo rabbiosi per il trattamento mediatico subito in queste settimane. Vogliamo partire fugando ogni dubbio, non sappiamo se i 10 ragazzi siano innocenti o colpevoli, questo lo deciderà solamente la Magistratura. Se saranno ritenuti colpevoli pagheranno e con le leggi speciali in vigore ne subiranno le conseguenze due volte, prima da cittadini poi da tifosi. Se invece verranno dichiarati innocenti, in molti dovranno scusarsi con queste persone. Crediamo di essere stati chiari, questo è il nostro pensiero».
«Il nostro stato d’animo è cambiato molto in questi ultimi giorni, soprattutto quando abbiamo letto dell’accostamento spaccio di droga – Curva. Qui non ci stiamo e vogliamo immediatamente prendere una posizione chiara ma molto decisa. Qui nessuno di noi ha l’aureola in testa, non siamo santi ma ci fa bruciare il sangue venire accostati ad una situazione che nella nostra Curva Nord non è mai accaduta, l’approfittare dell’Atalanta per fini personali. Del nostro mondo fanno parte migliaia di persone di qualsiasi estrazione sociale, idea politica e modo di pensare, ma ci siamo sempre trovati insieme, in Curva abbracciati al gol o commuovendoci per ricordare chi ci guarda da lassù. Ognuno è responsabile della propria vita e si prende le proprie responsabilità ma MAI, ripetiamo, MAI a nessuno è stato permesso di usare questa storia bellissima per i propri fini».
«Accostare un sentimento cosi bello, cosi pulito, come amare e sostenere la squadra della propria città a situazioni come lo spaccio di droga questo ci fa davvero incazzare. Perché in quasi 45 anni di tifo organizzato a Bergamo solo noi sappiamo quante persone, grazie all’aggregazione e all’amicizia abbiamo salvato da questa piaga sociale, soprattutto negli anni ’80 e ’90. Solo noi sappiamo quanti ragazzi purtroppo abbiamo perso perché non frequentando più il gruppo sono ricascati. Ripetiamo, ognuno della propria vita fa ciò che vuole ma è vergognoso cercare di portare la gente a pensare che questi ragazzi rifornivano la Curva. Anche loro se hanno sbagliato pagheranno, come prevede la legge, senza che una parte dei media inventi collegamenti o insinuazioni diffamanti verso un lavoro di anni e anni.
«Con orgoglio – conclude il comunicato – ricordiamo a TUTTI che siamo figli di Bergamo, quanti sacrifici abbiamo fatto e continueremo a realizzare per quei colori che amiamo alla follia. Se abbiamo commesso degli errori, ripetiamo ancora una volta, pagheremo come la legge prevede ma non vogliamo che la Curva venga accostata alla criminalità, perché a tutto c’è un limite e alla nostra dignità non rinunceremo MAI!».
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