Allarme a causa di sciami di api?
Scendono in campo gli apicoltori

L’associazione è nata a Bergamo nei primi anni ’80 e conta circa seicento soci. Fra questi ci sono Alberto e Giovanni Parolini, due fratelli di Gandino, che così come la cognata Paola Maffeis, seguono le orme di papà Franco Parolini, da più di 40 anni apicoltore amatoriale.

Negli ultimi tempi i Parolini, giusto per far comprendere l’entità del problema, sono intervenuti a più riprese nel Centro Pastorale di Gandino, dove risiede il parroco don Innocente Chiodi. Cinque diversi sciami sono stati recuperati nel giardino, mentre per un altro, all’ingresso della Scuola Materna, si è resa necessaria l’autoscala dei Vigili del Fuoco. «La sciamatura - spiega Alberto, che vive a Casnigo - è un processo naturale attraverso il quale si “duplicano” le famiglie delle api. A primavera, all’interno dell’alveare, l’attività diventa frenetica grazie alla fioritura: le api (fino ad ottantamila in un solo alveare) sono nel periodo di massima raccolta. Basti pensare che per raccogliere un chilogrammo di nettare un’ape bottinatrice deve compiere oltre sedicimila voli tra alveare e prato fiorito; i voli diventano oltre trentacinquemila per arrivare ad ottenere un chilogrammo di miele; i fiori visitati vanno da 80.000 a 6.000.000, per una distanza percorsa di 100.000 chilometri e circa 25.000 ore di lavoro per l’ape. E’ in questa fase “esplosiva” che nell’alveare si moltiplica la creazione di celle reali. Alla nascita della nuova ape regina, la vecchia cerca casa altrove, sciamando all’esterno con un buon numero di api».

Gli sciami di norma stazionano per un primo periodo (che può essere di un paio di giorni, ma anche di poche ore) non lontano dall’alveare, in attesa che le api “esploratrici” possano individuare un luogo stabile in cui creare la nuova casa. In questa fase le api sono sostanzialmente docili, rimpinzate di nettare, e per un apicoltore è relativamente semplice predisporre un’arnia di soccorso con alcuni fogli cerei, facendo sì che la regina e le api vi confluiscano. Per gli apicoltori l’evento è di buon auspicio (se recuperato lo sciame diventa un nuovo alveare) ma anche un piccolo grattacapo, dato che la famiglia indebolita dalla partenza dello sciame diventa, per quell’anno, meno produttiva. «Le api appartengono alla categoria degli insetti che sono indispensabili all’ecosistema – sottolinea Paola Maffeis - quindi sono protetti dalla legge, non devono essere danneggiati e uccisi inutilmente. Si rischia di incorrere in procedimenti penali». La presenza di uno sciame è comunque motivo per molti di preoccupazione e richiesta d’aiuto. Ecco allora il servizio di reperibilità degli Apicoltori Bergamaschi, che sul proprio sito (www.apibergamo.it) segnalano una lista di apicoltori disponibili per il recupero sciami, suddivisi per zone di riferimento nelle Valli e in Pianura. «E’ importante la tempestività delle segnalazioni - spiega Giovanni Parolini - che evita la dispersione dello sciame. Spesso a generare paura è l’errore di confondere le api con altri insetti (più pericolosi) come vespe e calabroni». In quel caso è disponibile per consulenza specifica il recapito di Giulio Saredi (335.6371013). La sede associativa di via Redorta (tel. 035 4520218) è aperta il giovedì e venerdì dalle 15 alle 19 e il sabato dalle ore 9 alle 12.

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