«Claudio aveva realizzato i suoi sogni»
Sabato l’ultimo addio al soccorritore

Un fiume composto di amici e colleghi dell’Areu 118 giovedì alla camera ardente del 42enne travolto da una valanga mercoledì in Valle Imagna. Sul feretro la divisa e i caschetti.

«Sembra che dorma il nostro Claudio», mormora una signora vicino al feretro composto nel salone parrocchiale, attiguo alla chiesa dedicata alla Sacra Famiglia alle Ghiaie di Bonate Sopra, dov’è stata allestita la camera ardente. Giovedì (14 gennaio) mattina verso le 10 il feretro di Claudio Rossi è stato traslato nel paese dove il 42enne era nato e dove viveva con la compagna Ivana, i loro bambini, non lontano dai suoi genitori e dal fratello Roberto.

Sulla bara, la divisa e il caschetto: quelli che indossava quando saliva sull’elisoccorso per comporre l’equipaggio del 118. C’è anche il caschetto del Soccorso alpino speleologico, corpo di cui faceva parte come volontario. Sabato 16 gennaio alle 10 nella parrocchiale delle Ghiaie si terrà la funzione funebre per l’ultimo saluto all’infermiere del 118, dipendente dell’Asst Papa Giovanni, spirato nel «suo» ospedale dopo essere stato travolto da una valanga mercoledì in Valle Imagna.

Non appena nella frazione si è sparsa la voce che il feretro era arrivato, tantissime persone hanno raggiunto la camera ardente per pregare e portare le condoglianze ai familiari. E e per tutto il giorno sono arrivati i tanti colleghi di lavoro e di volontariato: medici, infermieri , tanti amici che con lui condividevano il servizio per il Soccorso alpino e che con Claudio hanno condiviso tante escursioni in montagna.

La compagna Ivana sempre vicino al feretro, con mamma Maria e papà Luigi. Tra i tanti giunti, anche Luca Cornago, l’amico che mercoledì mattina era con lui sulla neve alla Costa del Palio, tra Brumano e Fuipiano Valle Imagna. Entrambi travolti dalla slavina, ma Luca (operatore sanitario all’ospedale di San Giovanni Bianco) è riuscito a salvarsi, rimediando solo alcune contusioni medicate al «Papa Giovanni».

Anche il fratello di Claudio, Roberto, è un escursionista e amante della montagna: «Da ragazzo – racconta – era stato un a provetto ciclista, con buoni risultati, poi ha iniziato a partecipare con me e altri amici a escursioni in montagna, ha fatto parte del gruppo sky runner Altitude di Treviolo e ha partecipato a numerose e impegnative maratone alpine, però lui voleva diventare infermiere. Mi ricordo che sin da piccolo si appassionava ai documentari sul corpo umano ed esprimeva il suo desiderio di curare i malati. Uno dei suoi obiettivi era proprio quello di far parte dell’equipaggio del elisoccorso. Traguardi che è riuscito con tanta volontà e sacrifici a raggiungere prima attraverso il volontariato nella Croce Rossa, poi alla scuola di infermieri e da qualche anno era diventato soccorritore sull’elisoccorso del 118».

Verso mezzogiorno il parroco don Marco Milesi ha condotto una preghiera insieme alle persone presenti nella camera ardente: «La nostra comunità è affranta per quanto accaduto al nostro Claudio – ha detto don Marco – è difficile trovare parole in questi momenti di dolore per i famigliari, per gli amici e per noi tutti».

Tanti raccontano hanno qualcosa da dire su di lui fuori dalla camera ardente: «Quante escursioni, quante camminate in montagna con Claudio e il fratello Roberto – confida Anna Chiesa delle Ghiaie –. L’ho sempre definito il ragazzo del sorriso, trasmetteva a tutti la sua simpatia».

«Sono costernato per quanto accaduto al nostro concittadino, una persona molto conosciuta e stimata, ne fanno fede i numerosi post che appaiono sui social – dichiara il sindaco Massimo Ferraris –. Siamo dispiaciuti, lascia un vuoto nella sua famiglia, tra i suoi amici e in tutta la comunità bonatese. Siamo di fronte a un grande dramma: un giovane che in un giorno di riposo stava camminando sulle montagne che amava, purtroppo non è più ritornato a casa da sua moglie e dai suoi bimbi. A nome di tutta l’amministrazione comunale e della comunità bonatese le più sincere condoglianze ai familiari che stanno piangendo la perdita del loro Claudio».

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