Referendum, a Colere il sì al 99,4%
È il dato più elevato della Lombardia

Il sindaco Bonomo: «Qui si è sempre potuto fare le leggi che si volevano e anche io stesso, che sono un patriota convinto, rimango affascinato da questa situazione».

«Beh, in realtà è abbastanza ovvio: qui è un fatto culturale, ancor prima che politico. Mentre l’autonomia della Lombardia è un’invenzione di questo secolo, l’autonomia della Valle di Scalve è una realtà culturale vecchia di mille anni». Di fronte al 99,44 di «sì» che piazza il paesino di Colere nel Bergamasco, in valle di Scalve appunto, al primo posto a livello regionale per quanto riguarda la percentuale di voti positivi al referendum per l’autonomia della Lombardia, il sindaco Benedetto Maria Bonomo non si scompone più di tanto. Anche per lui che di Colere non è - vive in centro a Bergamo e di professione fa l’avvocato (tra l’altro è il legale della sorella di Massimo Bossetti, Laura) - ma che ha accettato (e vinto) la sfida di candidarsi, tre anni fa, al timone di un piccolo comune montano (gli abitanti sono poco più di 1.100) dove è stato chiamato da alcuni imprenditori, grati per averli aiutati, in passato, a salvare delle aziende del posto. E così è diventato un sindaco-pendolare.

«Gli antichi statuti della Valle di Scalve - spiega orgoglioso il primo cittadino - fanno riferimento da sempre all’autonomia di questa zona del territorio: autonomia civile, culturale e addirittura anche criminale. Qui si è sempre potuto fare le leggi che si volevano e anche io stesso, che sono un patriota convinto, rimango affascinato da questa situazione. Ecco perché non mi stupisce affatto ora che a questo referendum, su 538 votanti, i “sì” siano stati 535 e i “no” soltanto 3, con nessuna scheda bianca. Qui a Colere comunque amiamo l’Italia e tutte le principali manifestazioni patriote sono sentite e partecipate: semplicemente è una delle caratteristiche peculiari di un territorio italiano, come possono essercene altre altrove. Del resto l’Italia stessa è il Paese dei mille Comuni».

In passato gli scalvini hanno già goduto di particolari libertà, per esempio anche per quanto riguardava le estrazioni minerarie: «Era possibile fare quello che si voleva di quanto veniva estratto», spiega ancora Bonomo. «Perché gli abitanti della Valle di Scalve potevano godere di tutti questi privilegi? Non a caso, ma perché essendo zona di confine (la valle si trova tra la valle Seriana, la Valtellina e la Valcamonica) sarebbero dovuti essere pronti ad andare in guerra con Milano. E quando lo fecero, ebbero anche successo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA