Cronaca / Valle Cavallina
Lunedì 14 Marzo 2016
Tangenti in cambio di sentenze favorevoli
Arrestato imprenditore bergamasco
Altri due giudici tributari e un imprenditore sono stati arrestati nell’inchiesta milanese che nelle scorse settimane ha già portato in carcere i giudici tributari Luigi Vassallo e Marina Seregni.
Lunedì mattina il nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano, nell’indagine coordinata dai pm Eugenio Fusco e Laura Pedio, ha eseguito un’ordinanza di custodia cautelare anche a carico di un imprenditore bergamasco, M.I., residente a Trescore balneario. Un’altra ordinanza è stata notificata anche a Vassallo. Il reato è corruzione in atti giudiziari. L’inchiesta della Procura di Milano su presunte sentenze pilotate nelle commissioni tributarie milanesi in cambio di mazzette aveva portato, lo scorso 28 gennaio, all’arresto del giudice tributario Marina Seregni e ad una nuova ordinanza a carico del collega Luigi Vassallo, finito in carcere a dicembre scorso. Era già emerso che l’indagine milanese sarebbe stata destinata ad allargarsi rispetto ai due casi di presunte mazzette incassate con la promessa di aggiustare due procedimenti tributari.
«I copiosi elementi acquisiti consentono di ritenere certa l’esistenza di ulteriori episodi illeciti posti in essere dagli indagati, nonché il coinvolgimento di altri soggetti», si leggeva già nell’ordinanza di custodia cautelare dello scorso gennaio. Tra gli elementi di prova acquisiti dagli investigatori della Gdf, infatti, c’erano anche i nomi di personaggi e aziende rinvenuti sulle buste contenenti il denaro contante trovato in due cassette di sicurezza intestate a Vassallo, per un totale di 267mila euro circa.
A Vassallo e Seregni nell’ordinanza eseguita lo scorso gennaio veniva contestata una vicenda con al centro un procedimento tributario sulla società di telefonia Swe-co e con l’accusa di presunta corruzione in atti giudiziari. Vassallo, invece, nel dicembre del 2015, era stato colto in flagranza di reato mentre intascava una mazzetta da cinquemila euro da due avvocati della Dow Europe, altra azienda finita in questa inchiesta, con la promessa di poter «agevolare» la società nel giungere a una sentenza favorevole.
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