Il mondo dello sport piange l’ingegner Noris, storico presidente dello sci club Goggi

Figura di spicco nella società civile e nel mondo dello sport bergamasco, aveva 94 anni.

Si è spento lunedì 30 agosto, nella sua casa alla Conca d’Oro di Bergamo circondato dall’affetto dei suoi cari, l’ingegner Gherardo Noris, figura di spicco nella società civile e nel mondo dello sport bergamasco ma non solo. Nato a Castelli Calepio il 13 marzo 1927, titolare con i figli Umberto e Antonio di uno studio professionale tra i più noti in città, Gherardo Noris ha condiviso un lungo cammino con l’amatissima Franca Bolla che l’ha preceduto nel 2017 e con la quale per oltre sessant’anni ha retto il timone di una grande famiglia «vecchio stampo» e della quale fanno parte anche le figlie Rosa e Angela, oltre che dodici amatissimi nipoti.

Ma parte attiva della sua famiglia era certamente anche lo sci club Goggi di cui ha retto la presidenza per oltre 35 anni : una longevità dirigenziale che ha pochi eguali nello sport italiano, presidenza che ha fatto da trampolino di lancio per un impegno a 360 gradi nel mondo degli sport invernali, impegno universalmente riconosciuto da tutto l’ambiente come suffragato dal suo incredibile palmarès dirigenziale che ha avuto come apice il 31 ottobre del 2013 quando il presidente del Coni Malagò e quello della Fisi Roda gli appuntarono al petto il prestigioso distintivo d’oro di socio benemerito.

È infatti indubbio che la scomparsa dell’«Ingegnere» - come era universalmente conosciuto nell’ambiente - rappresenta la perdita di una pietra angolare su cui si fonda tutto lo sci bergamasco e non solo , vista la poliedrica attività prima come atleta e poi come dirigente che lo hanno portato alla ribalta del mondo degli sport invernali grazie alle idee vulcaniche e spesso rivoluzionarie - cui faceva però sempre seguire una concretissima applicazione pratica - unite alle tante battaglie sportive combattute con un unico credo: la crescita e la promozione dello sci con particolare attenzione alle giovani generazioni, mosso dal «costante impegno morale nel cercare di dare concretezza alla valenza sociale e formativa dello sport», concetto in cui credeva fermamente. «Alla fine, cosa mi trovo? – uno dei suoi ultimi pensieri che può essere considerato il suo testamento spirituale – nel cuore sento un senso di leggerezza e di sollievo perché spero di essere stato di aiuto alle nuove generazioni e non solo».

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