Alberto, dal coma alla vita col sorriso
La storia nei Lego e nei suoi amici

Alberto Valota ora sorride, a un anno dal terribile incidente. E i compagni raccontano la sua ripresa con i mattoncini Lego.

L’ultimo anno di Alberto Valota, che vive a Chiuduno e che oggi di anni ne ha 17, è in fondo semplice da tratteggiare a parole: la grande paura, il risveglio dal coma e il ritorno alla sua giovane vita. «L’incidente e tutto quello che ne è seguito mi hanno lasciato un grande insegnamento sul valore della vita, portandomi a rifletterci e ad apprezzarla ancora di più» racconta».

Tutto iniziò poco più di un anno fa quando, nel pomeriggio del 28 marzo, scendendo in moto dal monte di Grumello, Alberto finì contro un furgone. Le sue condizioni apparvero subito gravi, fu trasportato con l’elisoccorso, in codice rosso, al «Papa Giovanni XXIII» di Bergamo.

Nessuno era sicuro che ce l’avrebbe fatta, nè come. Restò in coma per 13 lunghissimi giorni. «È stato terribile – racconta mamma Alessia –, i neurologi non sapevano in quali condizioni mio figlio si sarebbe potuto riprendere». La stessa sera, pochi chilometri più in là, i suoi compagni dello scientifico «Federici» di Trescore erano nella Sala della Comunità di Casazza per assistere alla cerimonia di premiazione del primo concorso «Essere una storia tra le storie» organizzato dall’associazione «Amici di Samuele». In tarda serata i ragazzi vennero a sapere di Alberto. «Fu uno choc per tutti» racconta la professoressa Alda Graziella Pasinetti. I compagni di classe e gli amici, in lacrime a Casazza, don Tommaso Frigerio, attivo allora a Chiuduno, i parenti più stretti si strinsero fin da subito intorno al giovane. «Si facevano sentire tutti i giorni – spiega la mamma – e i suoi compagni di classe, in quel periodo, scrissero un diario per lui, raccontando tutto quello che succedeva a scuola perché potesse saperlo una volta sveglio». Per fortuna, la fibra del ragazzo, che non ricorda nulla dello schianto, si rivelò di quelle toste. Dopo 13 giorni Alberto si sveglia. E pian piano torna alla vita. «Sono guarito della frattura all’orbita sinistra e poco a poco ho affrontato i problemi cognitivi dovuti al danno che avevo subito – racconta –. All’inizio non è stato facile, ma tante persone mi sono state vicine e mi hanno sostenuto nel percorso di recupero. Ormai la riabilitazione che sto seguendo all’ospedale di Mozzo sta per finire, mi mancano solo un paio di incontri. Mi sono ripreso bene. Mi ha aiutato molto praticare il kick boxing».

Dimesso dal «Papa Giovanni XXIII», nel giro di qualche settimana, Alberto era tornato a scuola (erano i primi di maggio), riuscendo così a non perdere l’anno. «Non avevo detto a nessuno il giorno in cui sarei tornato – continua Alberto –, così quando mi sono presentato in classe è stata una sorpresa e una festa». Una festa che non è ancora finita: quella terza del liceo scientifico, diventata a settembre quarta, ha deciso di riprovare a prendere parte al concorso indetto dagli «Amici di Samuele», lo stesso di cui si celebravano le premiazioni la sera dell’incidente di Alberto. Il concorso chiedeva di raccontare una «storia di fatica e controvento».

E quale storia raccontare se non quella vissuta insieme nell’ultimo anno? I ragazzi si sono messi di buona lena e hanno realizzato un video, in cui l’intera brutta e poi bella avventura di Alberto è stata trasposta nel mondo dei Lego (sì, i celebri mattoncini danesi). Mercoledì la quarta del «Federici» ha ricevuto il primo premio alla seconda edizione di «Essere una storia tra le storie», che si è tenuta a Casazza. «Vedere quel filmato di fronte a tutte quelle persone – dice Alberto – mi ha dato un’emozione fortissima e mi ha fatto un piacere enorme. Non so spiegarlo bene, ma per me è come una testimonianza, come un pezzo della mia vita che potrà mostrare ai miei figli dicendo “questo è successo quando avevo 16 anni”».

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