Cronaca / Valle Brembana
Lunedì 08 Gennaio 2018
Valleve, acqua «contaminata»
Tre bambini ricoverati in ospedale
Hanno tra i 9 e i 13 anni e si sono sentiti male dopo le feste di Capodanno a Cambrembo. Malesseri anche per i genitori: «Una negligenza». Contestata l’ordinanza tardiva del sindaco.
La più grande dei tre bambini finiti in ospedale si chiama Anastasia, ha 13 anni, frequenta la terza media e ricorderà queste vacanze di Natale come un incubo: da qualche giorno è infatti ricoverata assieme a sua mamma Laura Pasquini, edicolante di 44 anni, in Pediatria all’ospedale milanese di Desio, vicino a Paderno Dugnano, dove vivono assieme a papà Massimo Caldironi, magazziniere di 45 anni, e alla sorellina Matilde, di 9 anni.
La loro è una delle famiglie che hanno avuto problemi gastrointestinali, pare dopo aver bevuto l’acqua dai rubinetti della loro casa delle vacanze a Cambrembo, frazione di Valleve, dove i Caldironi erano arrivati il 30 dicembre per trascorrere l’ultimo dell’anno con un’altra famiglia di amici, anche loro padre, madre e due bimbe, di Cesate (anche loro si sono sentite male). Il dubbio che sia stata l’acqua resterà fino a quando arriveranno i dati delle analisi, anche se la ricostruzione dei fatti sembra già piuttosto chiara. C’è anche un terzo bambino, di 10 anni, che è in osservazione all’ospedale Bassini di Cinisello Balsamo. Tutti e tre, così come genitori e sorelle, anche se con conseguenze meno serie, mostrano da Capodanno i sintomi di un’intossicazione gastroenterica: vomito continuo, febbre alta, diarrea.
Soltanto il 4 gennaio, dunque quattro giorni dopo i primi sintomi di malessere, la famiglia milanese ha appreso, tra l’altro per caso perché informati da un amico, che il sindaco Santo Cattaneo, dopo aver richiesto l’intervento dei vigili del fuoco (giunti in valle con le scorte d’acqua nelle loro autobotti) il 3 gennaio aveva emesso l’ordinanza che vieta a Cambrembo di bere l’acqua dei rubinetti, riferendo apertamente quale causa del tutto di una di mancanza d’acqua «causata dai rubinetti lasciati aperti» per evitare che le condotte ghiacciassero. Ciò avrebbe provocato il prosciugamento dell’acquedotto, con la contaminazione del fondale forse da carcasse di animali.
© RIPRODUZIONE RISERVATA