Processo sul delitto Puppo
«Bertola organizzò la trappola del taxi»

In collegamento dal Brasile l’ex amante accusa l’imputato Fabio Bertola, poi però entra in crisi e non risponde alle domande degli inquirenti.

La voce è esile e arriva da lontano, insieme a un’eco metallica. Vanubia Soares da Silva, la donna che aveva fornito al pm Carmen Pugliese gli elementi per incriminare Fabio Bertola, parla in videoconferenza dal Brasile. È la donna con cui l’architetto di Verdellino condannato in primo grado all’ergastolo per l’omicidio di Roberto Puppo – il 42enne di Osio Sotto ucciso nel novembre 2010 nella città brasiliana di Maceiò – aveva avuto una relazione sentimentale. Fu lei, secondo l’accusa, a spianare la strada all’indagine: le sue rivelazioni permisero di arrestare i tre suoi presunti complici in Brasile e di arrivare al presunto mandante, Bertola appunto. L’imputato, secondo le contestazioni, avrebbe fatto uccidere Puppo per riscuotere le polizze vita che l’operaio aveva aperto come garanzia per un’operazione – la gestione del Caffè Hemingway di via Borfuro – che per le casse dell’architetto si era rivelata un disastro.

La donna parla per un’ora e poi incalzata dalle domande entra in crisi, piange chiede una pausa e poi decide di non rispondere più alle domande. Fino ad allora la sua posizione era chiara, era stato Fabio Bertola a contattare Cosme Alves Da Silva (ritenuto l’organizzatore sul posto dell’omicidio). Io dovevo dire a Marco (così le era stato presentato Puppo) di salire sul taxi. Fabio mi aveva detto che in Italia aveva fatto delle cose contro di lui e che quel viaggio in taxi era solo per spaventarlo».

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