«Patrimonio indigeno dell’umanità»
100 indigeni ad Almè: Merletta intoccabile

Sono arrivati ad Almè nella mattinata di giovedì 9 giugno. Con i loro abiti tipici e le loro tradizioni. E con un unico obiettivo: nominare la Merletta «Patrimonio indigeno dell’umanità».

L’indiano Johnny di Almè non è più solo a combattere la sua battaglia contro la strada provinciale che potrebbe passargli sopra la testa. Un viadotto di collegamento tra la Villa d’Almè-Dalmine e la Valle Imagna che distruggerebbe l’oasi verde da anni frequentata nei weekend da migliaia di bergamaschi ma soprattutto meta quotidiana di ragazzi diversamente abili per lavoretti a contatto con la terra e gli animali.

Il rigoglioso fazzoletto di verde non sarà più difeso strenuamente solo da Johnny Scolari insieme alla sua famiglia, ma anche da 100 indigeni che giovedì sono arrivati ad Almè e hanno dichiarato questa terra «Patrimonio indigeno dell’umanità».

Per la prima volta nella storia, una terra viene consacrata dalle principali tribù del pianeta perché rimanga a totale disposizione della natura e venga utilizzata in maniera etica da parte dell’uomo. Non stiamo parlando di una riserva indiana dall’altra parte del mondo, ma della «Merletta Inawakan» di Almè, l’azienda agricola, nonché fattoria didattica, che si trova ad Almè, in prossimità del fiume Brembo, gestita dalla famiglia Scolari.

Giovedì 9 giugno, alle 11, l’Assembly of indigenous peoples, costituitasi due anni fa a Chiuduno nell’ambito del Festival «Lo Spirito del pianeta», si è riunito nell’oasi verde in via Merletta 6/8, per decretare tutta l’area «Patrimonio indigeno dell’umanità». È un evento eccezionale che non ha precedenti nel mondo. Cento gli indigeni di tutto il pianeta: Rapa Nuil, Aztechi, Maya, Chichimeca, Sarawak, Apache, Zuni, Navajo, Sioux, Hpy, Havasupai, gli Inca di Tawantinsuyo, Perù, Argentina, Bolivia e Ecuador; Saor Patrol; dall’Amazzonia: Dessana Brasile e Embererà Panama; gruppo Curdo, gruppo del Senegal, Aborigeni, Pigmei e Maasai. In pratica interverranno tutti i rappresentanti delle tribù indigene che in questi giorni sono passati dallo Spirito del pianeta a Chiuduno.

La dichiarazione di «Patrimonio indigeno dell’umanità» non ha un valore legale ma simbolico, soprattutto là dove l’azione dell’uomo è in perfetta sincronia con quella della natura.

«Johnny Scolari e la sua famiglia rappresentano un esempio positivo di come la terra non sia sinonimo di sfruttamento e di proprietà privata. Sfido chiunque a varcare il cancello della Merletta e poi non sentirsi accettato o accolto come fosse in casa propria. Questo vogliamo difendere. I 100 indigeni lo sottoscriveranno giovedì e vigileranno sempre perché questa terra venga preservata. Se il progetto del viadotto dovesse riprendere quota, saranno pronti a mobilitarsi insieme da ogni angolo della terra» spiegano gli organizzatori dell’iniziativa.

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