Cronaca / Valle Brembana
Mercoledì 25 Maggio 2016
Lente, ma capaci di staccare un dito
Da Almenno caccia alle tartarughe
In campo il Servizio Cites del Corpo Forestale per recuperare due esemplari di tartarughe azzannatrici nel Cremonese.
Tartarughe azzannatrici. Il Servizio Cites del Corpo Forestale recupera 2 esemplari. «I pericolosi animali, abbandonati da ignoti, sono stati affidati ad idonea struttura protetta». Sono 2 le tartarughe azzannatrici o Chelydra serpentina, rettile originario del Nord America catturate nei giorni scorsi dagli uomini del Comando Stazione di Almenno San Salvatore nel Comune di Spinadesco (Cremona) in ausilio a personale del Corpo Forestale di Cremona.
Gli esemplari, particolarmente pericolosi per la salute e l’incolumità pubblica, probabilmente abbandonati da qualcuno perché ormai ritenuti ingombranti, sono stati segnalati da un pescatore amatoriale in un canale vicinale al fiume Po. La tartaruga azzannatrice - spiega il Corpo Forestale, intervenuto sul luogo - è un vigoroso predatore, in grado di tranciare un dito con un morso e per questo inserita nell’elenco degli animali pericolosi dei quali è vietato il commercio e la detenzione.
La Chelydra serpentina è un animale che va maneggiato con grande attenzione per il pericolo rappresentato dal suo morso e dalla capacità di allungare il collo molto rapidamente. Se non la si conosce, la possibilità di riportare serie ferite è molto alta. Gli animali che vengono recuperati sono tutti frutto di sconsiderati abbandoni messi in atto da persone che non riescono più ad accudirli oppure che temono le sanzioni penali per l’illecita detenzione. La lista delle «specie aliene», come vengono comunemente chiamati gli animali alloctoni che minacciano il nostro ecosistema, è lunga: dal pesce siluro allo scoiattolo grigio americano, dalla tartaruga azzannatrice a quella dalle guance rosse, dai gamberi killer della Louisiana ai pappagalli, dalle cozze zebrate ai visoni, dalle nutrie ai procioni e così via.
I ritrovamenti sono aumentati nell’ultimo anno ed il timore è che si possano riprodurre in natura causando enormi danni alla biodiversità ed ai nostri ecosistemi. Il Corpo Forestale dello Stato ha provveduto a destinare l’animale ad una struttura idonea nel rispetto della normativa vigente.
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