«La prevenzione c’è, ma abbiamo fallito»
Bullismo, parla il preside di San Pellegrino

La sospensione è scattata a dicembre in seguito a un consiglio di classe convocato subito dopo l’ultima aggressione. Poi un lungo percorso educativo, promosso dalla scuola all’interno della classe che, nel frattempo, la vittima dei bulli aveva abbandonato.

Il caso all’Istituto alberghiero di San Pellegrino, sembrava chiuso e invece a cinque mesi dalla denuncia formalizzata dal padre del ragazzino finito al pronto soccorso a fine novembre, l’arresto dei due colpevoli è arrivato a scuola un po’ come un fulmine a ciel sereno.

«Nel momento in cui la vicenda è venuta a galla – spiega il dirigente, Brizio Campanelli – abbiamo immediatamente attivato il procedimento disciplinare, che ha portato oltre a una sospensione di 15 giorni per i due ragazzi, all’attivazione di un percorso che prevedeva la sottoscrizione di un patto tra la classe con questi studenti, proprio per promuoverne il recupero».

A far emergere il caso è stata, il 21 novembre scorso, l’aggressione in palestra ai danni della vittima da parte di un terzo ragazzo. Un episodio per cui è stato convocato, una settimana dopo, un primo consiglio di classe. In questa circostanza l’aggressore ha fatto il nome dei due bulli che avevano già più volte preso di mira il ragazzo. Sollecitata dal padre, la vittima ha dunque iniziato a parlare sia in famiglia sia a scuola.

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È scattata così la convocazione di un altro Consiglio di classe, che l’11 dicembre ha sospeso i due responsabili per due settimane. Sospensione che, per via delle scadenze scolastiche, è stata «espiata» dall’8 al 24 gennaio. Ma che la situazione in classe fosse difficile, i professori lo sapevano anche prima, tanto che già a ottobre era stata promossa un’iniziativa didattica, «con la finalità – spiega il dirigente – di stemperare le tensioni emerse fin dall’inizio dell’anno».

Dopo la sospensione dei due bulli, però, non era più accaduto nulla e ciò perché, assicura il preside, «i riflettori della scuola erano già ampiamente accesi». E invece, a distanza di mesi, è scattato l’arresto con la custodia in comunità. «Un fallimento c’è stato – riconosce Campanelli – soprattutto perché con le tante iniziative che organizziamo proprio contro il fenomeno del bullismo, questi fatti si sono verificati e né la famiglia, né la scuola sono riuscite a coglierli».

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