Cronaca / Valle Brembana
Lunedì 27 Agosto 2018
La mappa di tutti i ponti della Bergamasca
«Servono più fondi per monitorare i rischi»
La mappa di tutti i ponti della provincia di Bergamo Comune per Comune. Dalla A4 alla piccola strada di campagna una fitta rete, difficile da monitorare, gestita da Anas, Provincia e amministrazioni.
Quanto è difficile fare prevenzione su opere complesse come ponti e viadotti, magari costruiti più di 50 anni fa, se non ci sono nemmeno i soldi per tappare le buche nelle strade. Basta chiedere ai sindaci bergamaschi alle prese con un territorio vasto e quasi sempre critico, a rischio frane e allagamenti. Solo in Bergamasca sono 1.693 i ponti gestiti da Anas, Autostrade, Provincia e Comuni. Soprattutto all’ultimo livello, quello comunale, mancano le risorse per censirne in modo tecnicamente accurato lo stato di salute: in provincia di Bergamo sono oltre 300 i ponti e i viadotti sotto la responsabilità di 243 diverse Amministrazioni locali, a cui vanno aggiunti i 1.360 gestiti da Provincia, Anas e concessionari. La situazione emergenziale è ben raffigurata dall’organigramma tecnico dell’Ufficio Ponti di Via Tasso (già una rarità nell’ambito amministrativo italiano) costituito da due sole persone, a cui a gennaio ne verrà aggiunta una terza, che hanno il compito di monitorare quasi 1.400 opere con particolare attenzione ai viadotti oltre i 50 metri di altezza. «Per svolgere però meglio questo compito avremmo bisogno di più personale e risorse economiche - ha spiegato a L’Eco il consigliere delegato Pasquale Gandolfi -. Dal momento che avrebbero dovuto essere abolite, alle Province sono state tagliate risorse e personale. Poiché, però, sono rimaste e continuano a mantenere funzioni fondamentali, è necessario che il Governo, se vuole che sulla sicurezza stradale venga mantenuta alta l’attenzione, ci dia le necessarie risorse economiche lasciandoci le tasse provinciali».
La sproporzione tra chilometri di strade controllate e personale disponibile, tra l’altro sempre meno a causa della scarsità di risorse, è evidente. Ed ancor più evidente nei Comuni, piccoli o piccolissimi, dove il sindaco si arrabatta a fare qualsiasi cosa e ha anche responsabilità così grandi come la sicurezza dei ponti. Al di là della città, Comune che ha naturalmente più opere, 132 tra cui il viadotto di Boccaleone oggetto di lavori nelle prossime settimane, nei primi posti della classifica figurano anche Comuni medi o piccoli come Nembro con 62 ponti, Albino 37, Alzano lombardo 31, Val Brembilla 26, Treviolo 25, San Giovanni Bianco 24, Ranica e Pontida 21, San Pellegrino Terme e Caravaggio 20.
Ecco la classifica dei Comuni bergamaschi con più ponti e viadotti
Anche ai sindaci di questi paesi lunedì 21 agosto è arrivata la lettera dei Provveditorati alle opere pubbliche regionali, inviata su impulso del ministero delle Infrastrutture, che sollecita a «monitorare, stimare le priorità e preventivare la spesa per gli interventi sulle infrastrutture di competenza entro il 30 agosto». Solo la richiesta della Provincia si aggira sui 100 milioni di euro, a cui va aggiunta la lista delle opere comunali. Le tempistiche sono state, ancora una volta, dettate dall’emergenza: 10 giorni, in pieno agosto, per inviare un report dettagliato con le stime di spesa. Scelta «incomprensibile» secondo il presidente di Anci nazionale Antonio Decaro: «Concederci dieci giorni - ha spiegato – sembra solo un modo per i provveditorati di dimostrare di essersi attivati. E significa non potere materialmente fare un lavoro di verifica serio. E invece la serietà è quello che si aspettano i cittadini italiani ai quali noi sindaci, terminali più esposti delle istituzioni, oggi siamo umanamente vicini, ma ai quali bisogna garantire valutazioni tecniche di quel che è successo a Genova, e quindi interventi ponderati». È l’ennesima dimostrazione del fatto che in Italia gli allarmi coincidono sempre con le tragedie. Anche dopo Genova, così come nelle settimane successive al crollo del ponte di Annone Brianza nel novembre 2016, gli appelli si sprecano. Monitoraggio, prevenzione, report, un «Piano Marshall delle infrastrutture»: tutte parole finora rimaste sulla carta. Si può e si dovrebbe fare di più. Lo ha imposto anche il presidente del Consiglio Giuseppe Conte tre giorni dopo i 43 morti del ponte Morandi.
Il primo punto della «strategia da adottare» riguarda la rilevazione precisa di tutte le infrastrutture. Scrive il premier su Facebook: «Dobbiamo configurare una banca dati, a livello centrale, che possa acquisire tutte le informazioni riguardanti lo stato e la manutenzione di tutte le nostre infrastrutture. Per ogni infrastruttura dovremo avere certezza dell’intervento di manutenzione da ultimo adottato e di quelli programmati. Dovremo essere in condizione di poter operare tempestivamente nella segnalazione degli interventi di riammodernamento del nostro patrimonio infrastrutturale, graduandoli secondo un preciso ordine gerarchico di importanza e urgenza». La domanda è banale e necessaria: perché non è stato fatto finora? Recuperare i dati per prevenire possibili futuri disastri è molto complicato. Servirà l’impegno di tutti i livelli amministrativi, partendo proprio dai Comuni.
Il primo passo è la mappatura di tutte le opere sul territorio. Grazie ai dati messi a disposizione di Giovan Battista Vitrano di Opendataitalia e Opendatasicilia (qui il link con la mappa nazionale) siamo riusciti a ricostruire la mappa di tutti i ponti della provincia di Bergamo.
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