Prof fece pipì in un cespuglio 11 anni fa
Licenziato. Misiani: subito interrogazione

Il bergamasco Stefano Rho, 43 anni, sposato e padre di tre figli, nel 2005 ad Averara fu sorpreso dai carabinieri mentre faceva pipì in un cespuglio e finì davanti al giudice di pace e fu condannato a 200 euro di multa. La Corte dei conti impone il licenziamento.

La storia è raccontata dal giornalista Gian Antonio Stella nelle cronache nazionali del Corriere della Sera del 4 febbraio e che sta facendo discutere tutta Italia, con tanto di gruppo Facebook a solidarietà del prof licenziato nato in quattro e quattr’otto. Tutto comincia la sera di Ferragosto del 2005 ad Averara, in alta Val Brembana, dove quella sera c’è una sagra con ospite un cabarettista di Zelig. Stefano Rho e il suo amico Daniele arrivano alla festa, ma c’è così tanta gente che non riescono ad entrare: solo sul tardi, quando lo stand sta per chiudere, riescono a bere una birra e si fermano un po’ a chiacchierare. Alle 2 di notte, avviandosi per rientrare a casa, i due hanno necessità di andare in bagno, ma non trovano nulla: bar chiusi e tutto spento, così decidono di fare pipì su un cespuglio. Proprio in quel momento passano i carabinieri che intervengono, identificano i due e li rimproverano.

Sembrava finita, ma un anno dopo i due si ritrovano davanti al giudice di pace di Zogno con l’accusa di «atti contrari alla pubblica decenza»: vengono condannati a 200 euro di multa. Questione chiusa? Sì, ma solo in apparenza. Gian Antonio Stella racconta infatti che il 2 settembre 2013 firma per il ministero dell’Istruzione un’autodichiarazione in cui dichiara «di non aver riportato condanne penali e di non essere destinatario di provvedimenti che riguardano l’applicazione di misure di sicurezza e di misure di prevenzione, di decisioni civili e di provvedimenti amministrativi scritti del Casellario giudiziario». Ma dopo tre mesi il dirigente scolastico gli comunica che da un controllo è risultato che risulta «destinatario di un decreto penale passato in giudicato» (la vicenda della pipì appunto) e gli chiede spiegazioni.

Avute le spiegazioni, il preside decide di sanzionarlo con la «censura», provvedimento minimo visto che «se anche il prof. Rho avesse correttamente dichiarato le condanne avute, le stesse non avrebbero inciso sui requisiti di accesso al pubblico impiego». Ma anche qui la questione non si chiude: la Corte dei conti, infatti, ricorda alle autorità scolastiche che Rho va licenziato anche se il tipo di condanna ricevuto dal prof non prevede l’iscrizione nella fedina penale e non è un «motivo ostativo» all’assunzione nei ranghi statali. A quel punto scatta la decadenza «senza preavviso» dell’insegnante, la perdita delle anzianità accumulate negli ultimi anni insegnando con continuità negli istituti bergamaschi «Natta» e «Giovanni Falcone», la cancellazione del «reo» da tutte le graduatorie provinciali. Licenziato l’11 gennaio 2016, Rho era stato assunto definitivamente il 24 novembre 2015.

È una vicenda paradossale e assurda. Presenterò al più presto un'interrogazione parlamentare per chiedere tutti i chiarimenti e gli interventi necessari alla ministra della pubblica istruzione.

Pubblicato da Antonio Misiani su Giovedì 4 febbraio 2016

«Una vicenda paradossale e assurda» la definisce il parlamentare Pd Antonio Misiani che annuncia: «Presenterò al più presto un’interrogazione parlamentare per chiedere tutti i chiarimenti e gli interventi necessari alla ministra della pubblica istruzione».

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