Non ci fu abuso edilizio
Assolto sindaco di Rogno

Condannato in primo grado per alcuni lavori sull’argine dell’Oglio. Cade l’accusa anche per altri due.

Assolto Dario Colossi, sindaco di Rogno. La Corte d’appello di Brescia ha accolto la richiesta del Procuratore generale di scagionare lui, l’impresa Fasanini di Breno (Val Camonica) e Cristian Morganti, geologo dell’Aipo (l’Agenzia interregionale per il fiume Po), dall’accusa di abuso edilizio per la quale in primo grado erano stati tutti tre condannati. Il procedimento giudiziario era scaturito dopo le indagini condotte dal Corpo Forestale dello Stato a primavera 2011 in seguito ai lavori svolti dall’Aipo sull’argine sinistro dell’Oglio a Rogno. Secondo l’impianto accusatorio della polizia giudiziaria, i lavori non erano regolari e avevano portato, si leggeva nella sentenza di primo grado, alla realizzazione di «una superficie piana di 1.745 metri quadrati circa mediante il riporto di materiale inerte in assenza di permesso di costruire» occupando «arbitrariamente il terreno demaniale», e per aver tagliato alberi su una «superficie complessiva di 12.597 metri quadrati circa in zona sottoposta a vincolo ambientale senza la prescritta autorizzazione».

Questo aveva stabilito il giudice Gaetano Buonfrate del Tribunale di Bergamo, ma la Corte bresciana ha ribaltato il verdetto accogliendo in pieno la tesi del Procuratore generale che, «ha spiegato molto bene alla corte – ricostruisce Colossi – che quei lavori erano doverosi se non addirittura encomiabili perché puntavano a prevenire il rischio idrogeologico che in Italia e nella nostra provincia conosciamo molto bene». La rimozione del materiale dal greto del torrente e il taglio delle piante erano quindi necessari «e pienamente autorizzati e regolari» aggiunge Colossi. «Per sei anni ho “urlato” le ragioni di questo intervento, che serviva a migliorare la regimazione idraulica del fiume nella sua intersezione con il torrente Re. Invece era stato costruito un teorema accusatorio tutto sbagliato, che finalmente è stato smontato dal Procuratore generale». In particolare per quanto riguarda il taglio delle piante «è stato riconosciuto che quell’intervento non era affatto definitivo, non si andava a desertificare l’argine del fiume, ma era semplicemente un taglio di sfoltimento, tanto che oggi nel giro di appena cinque anni le piante sono ricresciute e l’habitat si è ricostituito integralmente nella sua naturalità». La piena assoluzione non cancella del tutto l’amarezza provata dopo la condanna di primo grado. «Da questa esperienza – conclude il sindaco – ho imparato che in ambito giudiziario non bisogna fermarsi né alla prima impressione che emerge dalle indagini e nemmeno alla prima condanna, perché bisogna concedere alle persone il diritto di difendersi fino alla fine. Se fossi stato condannato anche in Appello, sarei andato in Cassazione. Dal punto di visto umano, posso dire di essere uscito da un girone infernale,perché la mia coscienza era a posto, sapevo di essere nel giusto, e ora finalmente anche la giustizia ha sancito la mia innocenza».

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