La mamma di Giorgio: burocrazia folle
L’Asl replica: solo per assisterlo meglio

Giorgio Grena, 27 anni, di Foresto Sparso era rimasto gravemente ferito in un incidente sull’autostrada A4. Dopo i ricoveri prima all’ospedale di Bergamo e poi alla Fondazione Maugeri di Pavia, gli ultimi anni è rimasto ricoverato all’istituto clinico Quarenghi di San Pellegrino, dove il 31 marzo 2015 si è risvegliato. Un caso unico. Ora la mamma chiede di non essere lasciata in balìa della burocrazia. La replica dell’ex Asl

La mamma di Giorgio, Rosa Vigani, spiega che per gli indennizzi assicurativi, «nel caso di Giorgio non sembra essere possibile attingere al Fondo vittime della strada. Se fosse necessario, però, noi ricorreremo anche alla Corte Europea per vederlo riconosciuto». E polemizza anche contro i controlli avviati dall’Asl. «Controlli – dice – che le autorità sanitarie hanno accentuato, con uno zelo che pare umiliante, riguardo al quadro clinico di mio figlio e al mantenimento del sostegno sanitario di legge. Il 23 novembre – racconta – due ispettori dell’Asl hanno verbalizzato una prima verifica a San Pellegrino, dove Giorgio era degente, mentre altri due incaricati hanno ripetuto l’accertamento il 29 dicembre a Foresto. Ci vengono chiesti documenti vari, esasperando una burocrazia mortificante. Non abbiamo nulla da nascondere, ma in troppe occasioni abbiamo sopperito di tasca nostra ai ritardi dello Stato, accendendo un mutuo per supportare le spese di assistenza. Vorrei che la realtà dei malati, che ogni giorno lottano per spostare le montagne, restasse centrale anche fra le carte della politica e dei vari enti. La riabilitazione deve essere garantita a tutti, nei tempi e nei modi necessari».

Replica Mara Azzi, direttore generale dell’ex Asl ora Ats (Agenzia di tutela della salute) della provincia di Bergamo: «Nello scorso novembre, in seguito al miglioramento delle condizioni cliniche di Giorgio Grena e la conseguente uscita dallo stato di coma (notizia riportata con grande risalto da molti giornali e siti on line), alcuni funzionari dell’Asl di Bergamo si erano recati nella struttura in cui era ricoverato il paziente (l’istituto clinico Quarenghi di San Pellegrino) per prendere atto della nuova situazione. In quell’occasione la madre di Giorgio Grena era stata informata che il contributo mensile previsto per i pazienti in stato di coma non poteva più essere erogato (proprio perché - giuridicamente - non ne sussistevano più i motivi), ma che, contemporaneamente, veniva subito attivato il contributo riconosciuto ai pazienti portatori di grave disabilità, contributo dello stesso identico importo - mille euro - percepito fino ad allora. I successivi ”controlli” - come li definisce la signora Vigani Grena - al domicilio del paziente (che nel frattempo aveva lasciato l’istituto Quarenghi) da parte del medico del Distretto competente avevano - e hanno - il solo e unico scopo di verificare di quali necessità e di quali ausili il paziente ha ora bisogno nella propria abitazione per poter essere assistito al meglio, tenendo appunto presente che fino a poco prima la degenza al Quarenghi copriva automaticamente tutte queste esigenze. I “controlli” altro non sono che lo sforzo dell’ex Asl di soddisfare presto e al meglio possibile le esigenze di un suo assistito».

© RIPRODUZIONE RISERVATA