L’escursione della settimana
Pizzo del Diavolo di Malgina

Stavolta Angelo Corna condivide con noi le foto e la relazione della salita fatta domenica 17 luglio sul Pizzo del Diavolo di Malgina, in alta Val Seriana.

«Un’escursione molta lunga, di quasi 32 km e 2000 metri di dislivello positivo, ma che può essere divisa in due giorni pernottando al Rifugio Antonio Curò o al poco distante Rifugio Barbellino. La salita al Pizzo del Diavolo è da considerarsi “alpinismo facile”. Va affrontata con piede sicuro e necessita di un minimo di conoscenza in montagna. Questo non significa che possono salire solo gli alpinisti. In alta montagna serve sempre prudenza, e ricordare a tutti che il segreto di un’alpinista non è raggiungere la cima, ma tornare a casa… Le montagne non scappano, restano li ad attenderci! Se le condizioni non ci sono la prima volta, esiste sempre una seconda ed una terza e cosi via…!».

Informazioni Sintetiche - Percorso: Valbondione-Rifugio Curò-Lago di Malgina-Passo di Malgina-Pizzo del Diavolo di Malgina.

Tempo escursione: circa 11 ore

Distanza: 31,75 km

Ascesa: 2.007 metri

Discesa: 2.005 metri

Quota massima: 2.930 metri

Quota minima: 880 metri

Segnavia: Cai 305 da Valbondione al Rifugio Curò - Cai 308 + 310 dal Rifugio al Lago di Malgina - Tracce e cresta dal lago alla vetta.

Difficoltà: EE/F (facili passati di I° grado la salita finale al Pizzo)

«La salita al Pizzo del Diavolo di Malgina è un’escursione “alpinistica”. Se pur facile, va affrontata con la giusta cautela e precauzione! Può essere utile il casco nella parte finale della salita, c’è il rischio di caduta pietre! Il Pizzo del Diavolo di Malgina, con i suoi 2.926 metri, è una delle montagne orobiche più alte… Da non confondere con il più famoso Pizzo del Diavolo di Tenda, che si trova invece in Val Brembana, Il Diavolo di Malgina viene spesso dimenticato».

«La sua posizione, a dirimpetto della Conca dei Giganti dove spiccano Coca, Redorta e Scais, permette un panorama magnifico su tutta la Conca del Barbellino e sulle altre montagne circostanti, tutte superiori ai 2800 metri, come il Pizzo Tre Confini, il Recastello, il Pizzo Strinato, Il monte Gleno, il Monte Torena ed a chiudere il cerchio le severe cime di Caronella. Nelle giornate serene, come quella che abbiamo avuto la fortuna di trovare, si riesce ad ammirare tutta la Valtellina fino al gruppo Ortles/Cevedale».

«Inizio questa lunga gita insieme alla compagna di tante escursioni, Giusi, con la quale ho gia condiviso la “tentata” salita al Diavolo nel luglio 2014. In quella occasione la nebbia ci aveva fermato circa 200 metri prima della vetta. Partiamo da Valbondione sul classico sentiero che ci porta dopo due ore di piacevole camminata al Rifugio Antonio Curò (m. 1895) posto di fronte al lago artificiale del Barbellino».

«Dopo una breve pausa passata ad ammirare le stupende acque del lago, dalle sfumature bellissime simili al verde, ripartiamo sul segnavia Cai con indicazione il Rifugio Barbellino. Risaliamo lungo la bella mulattiera militare che costeggia il lago omonimo, tralasciando le indicazioni alla nostra destra per la Val Cerviera. Dopo quasi un’ora di cammino, a pochi minuti dal Rifugio (m. 2130) troviamo dipinta sopra un grosso sasso la nostra prossima destinazione, il Lago di Malgina. Abbandoniamo la mulattiera ed iniziamo a risalire il ripido sentiero che tra ripidi zigzag e facili traversi sul torrente (sono presenti dei ponticelli) in circa un’ora ci porta al lago».

«Una pausa è d’obbligo… Ci fermiamo a gustare questa bellissima giornata, senza una nuvola, mentre recuperiamo le energie. Il sentiero prosegue per tracce lungo la sponda sinistra del lago. I verdi pascoli che fanno da sfondo al Curò lasciano il posto al tipico panorama d’alta montagna. Guglie e torrioni che sfiorano i 3000 metri svettano sopra di noi. Risalendo la ripida pietraia raggiungiamo il lago Alto di Malgina (m. 2520) che troviamo ancora congelato. Fino a pochi anni fa il lago non era nemmeno segnato sulle carte, molto probabilmente perché coperto dalla neve».

«Con calma iniziamo a risalire la spalla del Diavolo, alternando tratti su pietraia ad alcuni traversi su neve (a tratti congelata) fino al Passo di Malgina (m. 2.621). Il panorama inizia ad aprirsi con uno scenario mozzafiato… Davanti a noi è già visibile tutta la Valtellina con le sue montagne che ne fanno da sfondo, alla nostra sinistra invece il Pizzo del Diavolo, quasi a portata di mano… Rincuorati dal fatto che la vetta è ormai vicina risaliamo seguendo la labile traccia, che a tratti perdiamo proseguendo ad intuito su facili roccette fino alla vetta del Pizzo del Diavolo di Malgina, posta a m. 2926».

«Sono le 16 di pomeriggio… Questa strana estate ci ha regalato quella che possiamo definire la giornata perfetta. In cielo non c’è una nuvola e persino Eolo, che ci aveva accompagnato rinfrescandoci per tutto il giorno si è placato. La stanchezza lascia il posto all’emozione e raccontare con poche righe la bellezza di alcuni panorami non è possibile. Penso si possano solo vivere. Scattiamo una miriade di foto e restiamo a contemplare le cime che ci circondano, cercando di riconoscerle. L’emozione lascia il posto ad un velo di malinconia quando, dopo quasi un’ora, arriva il momento di scendere…».

«Sono cosi le 17 quando iniziamo la lunga discesa che ci riporterà, dopo altre due ore e mezza di cammino, al Rifugio Curò. Una giornata così non può che finire con un’ottima cena e un brindisi al “Diavolo”, che in questa giornata si è rivelato particolarmente docile! Così, dopo svariati brindisi, non ci resta che la discesa alla luce della luna piena e delle lampade frontali… Il ritorno a Valbondione? Alle 23 e 30, dopo 32 km e 2000 metri di dislivello… Stanchi, ma felici come ragazzini».

Angelo Corna

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