
Tempo libero
Mercoledì 29 Giugno 2016
Europa, se ci sei
batti un colpo
Risulta difficile prevedere compiutamente, dopo il Brexit, quali saranno le conseguenze economiche, politiche e sociali per Inghilterra ed Europa. È stata però proprio l’Inghilterra, da subito, a subirne i danni maggiori. Sul piano economico, con una forte svalutazione della Sterlina (20-30 per cento), che comporterà un consistente aumento dei prezzi e prevedibili difficoltà sul piano commerciale, tanto che alcuni imprenditori hanno già annunciato delocalizzazioni di stabilimenti in Europa.
Sul piano politico, con l’intenzione espressa da Scozia e Irlanda del Nord – che hanno votato per la permanenza in Europa – d’indire un referendum per la separazione dalla Gran Bretagna. Sul piano sociale, con la ribellione dei giovani e della gran parte degli intellettuali, che hanno massicciamente votato per il «remain». I giovani rimproverano agli anziani di aver deciso per il loro futuro, privandoli di prospettive che l’Europa avrebbe loro assicurato.
Molti intellettuali mettono in evidenza la pericolosità del voto che ha portato al Brexit, perché influenzato da un’ondata populista sostenuta da esponenti di estrema destra, illiberali e xenofobi come Farange. Va ricordato, peraltro, che l’Inghilterra, in virtù della sua lunga tradizione coloniale, ha sempre nutrito un complesso di superiorità nei confronti del Continente. Ciò è stato, a suo tempo, inequivocabilmente messo in evidenza da una frase di Winston Churcill: «Quando la Manica è in tempesta l’Europa rimane isolata». Non a caso, gli inglesi hanno aderito all’Europa in un secondo tempo (1973), soprattutto per le opportunità offerte dal mercato europeo, ma pretendendo di mantenere la loro moneta.
Negli anni successivi, per molti aspetti, la convivenza si è rivelata complicata dalla continua richiesta di trattamenti speciali. Fino all’esplosione del problema immigrati e alla discussione sulla cessione di sovranità da parte degli Stati nazionali che, dietro forti pressioni, hanno costretto Cameron a indire un referendum per la permanenza in Europa.
Ora, la preoccupazione del governo inglese sarà quella di conservare il più possibile i benefici derivanti dall’appartenenza al mercato europeo. Ma ciò non potrà non avere un costo, così come deciso a suo tempo per la Norvegia. Per quanto riguarda l’Europa, sul piano economico aumenteranno le difficoltà per le imprese esportatrici, svantaggiate dalla svalutazione della Sterlina, ma la situazione ritroverà, nel tempo, compensazioni adeguate. Le forti reazioni negative delle Borse europee subito dopo il voto hanno già registrato qualche attenuazione ed è prevedibile che ai forti ribassi seguiranno progressivi rialzi che porteranno al recupero della maggior parte delle perdite. Per quanto riguarda le conseguenze politiche, va tenuto conto che, votando per il Brexit, gli inglesi hanno in gran misura dato corpo alle istanze di ultra-destra di Nigel Farage. Istanze che stanno prendendo sempre più piede anche in molti Paesi europei, tra cui il nostro, per le prese di posizione assunte dalla nuova destra di cui si fa promotore Salvini.
Ad alimentare queste istanze nazionaliste ha certamente contribuito l’incapacità dimostrata dall’Europa nel regolare il preoccupante aumento dell’immigrazione, specie quella clandestina, e il fallimento delle politiche rigoriste poste in essere per contrastare la crisi, che hanno ostacolato un’efficace ripresa dell’economia. C’è da augurarsi, allora, che le vicende inglesi provochino un salutare shock in grado di prevenire ulteriori disgregazioni attraverso un nuovo e decisivo impegno per il rilancio del progetto europeo.
Un importante segnale in questa direzione è già venuto dalla riunione di lunedì a Berlino tra la Merkel, Hollande e Renzi, nel corso della quale è stato stabilito che al Consiglio d’Europa spetterà di dare le linee guida alla Commissione – cioè più poteri agli Stati nazionali meno a Bruxelles- su come definire i rapporti con l’Inghilterra e sulla promozione di nuove importanti iniziative economiche e politiche. Sul piano economico si auspica, da tempo, una progressiva revisione del «fiscal-compact», che porti ad escludere, per almeno tre anni, le spese per investimenti pubblici dal calcolo complessivo del debito, in modo da favorire un aumento dell’occupazione e una ripresa del Pil. Non meno importante sul piano politico, potrebbe essere la rivalutazione della proposta avanzata da Mario Draghi di nominare un ministro delle Finanze europeo, che potrebbe portare alla realizzazione di misure di politica economica e fiscale uniformi per tutti i Paesi.
È tempo, di fronte all’incalzare di eventi possibilmente devastanti, che i più autorevoli Paesi europei – tra cui finalmente è presente anche l’Italia – si mostrino in grado di rivitalizzare quel progetto solidale europeo fortemente voluto da Schumann, Adenauer e De Gasperi, sul quale si fondano ancora le speranze di molti convinti democratici.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Giancarlo Passalacqua
8 anni, 10 mesi
Siamo semplicemente ridicoli, abbiamo fatto un regolamento dove le decisioni più importanti vanno preso all'unanimità , poi pretendiamo che un triumvirato prenda decisioni ma quali decisioni può prendere il triunvirato se basta un no del più piccolo stato appartenete all'Ue per non convalidarle ? Mettiamo da parte i sentimenti di vendetta ed ascoltiamo gli inglesi...due anni sono lunghi le cose possono cambiare....un accordo potrebbe pur sempre arrivare, non adottiamo la filosofia di quel marito che si taglia il membro per fare dispetto alla moglie.
Riccardo Bianchi
8 anni, 10 mesi
Francamente vorrei capire a quale titolo il nuovo "triunvirato" formato da "Merkel, Hollande e Renzi" discute e decide in ambito europeo; questo modo di fare dimostra che che l'EU non esiste, xché il triunvirato non ha e non può avere alcun potere in ambito europeo e se si arroga il diritto di comportarsi in tal modo significa che considera nullità gli altri 24 paesi aderenti. Un bel modo di rilanciare il concetto di europa.
Alessio Finazzi
8 anni, 10 mesi
quoto in pieno il suo commento, vorrei ricordare la visita della merkel in ukraina quando è iniziata la guerriglia civile, ma ci sono moltissime altre occasioni in cui i primi ministri specialmente la germania si prendono la briga di decidere per tutta europa
CORRADO MOIOLI
8 anni, 10 mesi
Vorrò essere pratico, io sempre più faccio fatica a capire questi benefici che l'unione europea ha profuso a iosa ai suoi adepti, realisticamente parlando, avendo vissuto anche prima di questa non voluta unione trovo poche migliorie sociali ed economiche che ho potuto constatare sulla vita quotidiana, uniformare i prodotti agricoli a misure standard non mi interessa molto, preferirei poter avere la possibilità sul mio tavolo di poter scegliere, se la moneta unica è una comodità, beh si è sempre viaggiato anche prima, e se la libertà di scambio prodotti europeo è quello che mi fa chiudere migliaia di stalle, per esubero di latte, è quella che mette in dubbio la qualità del nostro olio, (arriva dalla Tunisia), comincia a storcere il naso sulle arance rosse, mi deprimo perchè sono cose che mangiamo da secoli, e a noi tutto sommato piacciono, alla faccia delle banane da 15 cm europee.
REGAZZONI PERSICO
8 anni, 10 mesi
uniformare i prodotti agricoli a misure standard non mi interessa molto... Ma ai produttori sì. Ci ha pensato?
CORRADO MOIOLI
8 anni, 10 mesi
certo che ci ho pensato, ed è appunto per questo che sono contrario alle regole europee, sono poche le multinazionali italiane in grado di competere a livello mondiale, nel settore agricolo di sicuro, basti vedere le norme a nostro discapito che sono state approvate, non sono di parte e quindi le mie considerazioni non sono politiche, però la realtà del quotidiano vivere è ai nostri occhi, bisogna anche essere un poco egoisti se non si vuole essere presi per i fondelli, questa purtroppo e quello che succede in Europa, per ironia quella che ha votato per uscire era quella con la permissività più alta, con benefici solo a loro concessi, e nonostante questo l'uscita, non sono 4 gatti spelacchiati sono milioni di persone con una cultura sicuramente non inferiore alla nostra, e non fa specie i Londinesi, mezzi non inglesi, e gli altri manager da 8000 sterline o a lavorare negli uffici della comunità, è la gente popolare che mi interessa.