Ecco i tesori trovati sotto Tav e Brebemi
Anteprima del museo a Pagazzano - foto

L’apertura al pubblico è prevista fra settembre e ottobre, ma si annuncia come un evento per Pagazzano.

Mago, acronimo di Museo archeologico grandi opere. È questo il nome scelto per il museo, inaugurato il 27 luglio, in cui sono esposti parte dei reperti trovati sotto il tracciato dell’autostrada Brebemi, del tratto Treviglio - Brescia della Tav e delle opere connesse.

Un nome curioso e azzeccato, che non basta però di rendersi ben conto della portata di questo progetto culturale che ha preso forma e vita dopo più di un anno dalla sua ideazione. Il modo migliore per comprenderlo è visitarlo e tutti coloro che l’hanno fatto in anteprima, gli invitati alla cerimonia di inaugurazione, sono rimasti meravigliati.

Merito dell’alto valore attribuito ai reperti che sono esposti nelle bacheche. E al modo in cui vengono raccontati, attraverso l’utilizzo della tecnologia più moderna. Nella sala dedicata alla preistoria-protostoria è stata ricostruita in 3D una capanna di 3.300 anni fa partendo dalla pianta rinvenuta nell’insediamento scoperto a Covo. Appena sarà concluso il restauro, verrà anche esposta una situla in bronzo con decorazione figurata, risalente al VI-V secolo a.C: è la prima scoperta in Lombardia.

I mix di proiezioni 3D e reperti archeologici scoperti nelle diverse necropoli venute alla luce sui tracciati di Tav e Brebemi sarà utilizzato anche nelle altre tre sale. Nella seconda, quella della romanizzazione, si può ammirare il corredo di un guerriero di Bariano del II a.C secolo composto da monete di argento, detti dioboli, molto rari. Rarità sono emerse anche nella necropoli di Caravaggio con oggetti di abbigliamento, ornamenti come bicchieri, ciotole, olle (ceramiche).

E anche dei pezzi di pane carbonizzati utilizzati come offerta. Si potrà ammirare anche la ricostruzione 3D di una parte di una villa rustica d’età romana imperiale dalla quale proviene anche una statuetta in bronzo di cavaliere. Completano questa sezione i reperti trovati nella necropoli (II-III secolo dopo Cristo) trovata a Fara Olivana. Sempre a Fara è venuta poi alla luce l’incredibile necropoli longobarda (composta da 103 tombe) di cui nella terza sala, dedicata appunto all’età longobarda, sono esposti reperti come lance, umboni, fibbie di cinture ageminate, croci auree.

La loro suggestione è accresciuta dalla proiezione 3D di come dovevano apparire i volti di persone - un uomo, una donna e una bambina -, trovate sepolte. Il percorso museale si chiude nell’ultima sala con reperti della necropoli rinvenuta a Masano. Non appena sarà finito il restauro, sarà esposta una scoperta giudicata eccezionale: una sepoltura lignea perfettamente conservata grazie all’acqua della falda acquifera che l’aveva sommersa. «Compie il primo passo – ha affermato un raggiante sindaco di Pagazzano – un museo archeologico che permetterà il recupero delle radici storiche della Bassa bergamasca».

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