Weekend a Rovetta
sagra della patata

È ricco il programma di iniziative promosso a Rovetta per la decima edizione della Sagra della patata e del mais. Rispetto agli altri anni la festa si è allungata con la bella anteprima di venerdì sera, quando è andata in scena una rievocazione sulle devozioni popolari.

È ricco il programma di iniziative promosso a Rovetta per la decima edizione della Sagra della patata e del mais. Rispetto agli altri anni la festa si è allungata con la bella anteprima di venerdì sera 14 settembre, quando è andata in scena una rievocazione sulle devozioni popolari organizzata dalla compagnia del Fil de Fer di Piario e dal gruppo delle Donne dell'Era e Musici di Rovetta. Prima della rappresentazione il gruppo Costom de Par e le Taissine di Gorno hanno presentato alcuni loro piatti tipici. 

Sabato 15 alle 16 la sfilata. Partenza del corteo dalla piazza principale di San Lorenzo e arrivo nel centro storico del paese per le diverse presentazioni. Qui in serata, dopo la rievocazione storica dedicata all'emigrante (portata in scena dai Fo' de Pais), concerto del Bepi, ritagliato apposta per la manifestazione. Canti e balli dei gruppi presenti. Mentre le rappresentazioni e le esposizioni dei prodotti tipici saranno in centro, per la cena allestito anche un tendone chiuso all'asilo con menù a base di patate, ma anche piatti tipici come gli gnocchi al cucchiaio e il salame con la panna.

Domemica mattina, 16 settembre, si ripartirà con la colazione di nonna Gheta, alle 10 il tiro alla fune, alle 11 i giochi della tradizione e la pigiatura dell'uva, alle 12 il pranzo. Nel pomeriggio alle 15 la sfilata con partenza al parco poi alle 16 la presentazione dei gruppi presenti, la tradizione degli scutom delle famiglie rovettesi (a cura del presidente dell'Era Camillo Pezzoli), la presentazione delle aziende agricole, la coltivazione della patata e del mais rosso di Giovanni Marinoni e di nuovo la rappresentazione teatrale «L'Emigrante» a cura di Renata Nonis e del gruppo Fo' de Pais. La Messa delle 18, celebrata dal parroco don Severo Fornoni, non poteva che essere in latino.

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