Le storie dimenticate / Valle Seriana
Martedì 08 Luglio 2014
Tornano «Le storie dimenticate»
Il furto del cranio del Donizetti
di Emanuele Roncalli
Torna su L’Eco di Bergamo la fortunata serie de «Le storie dimenticate» . Iniziamo con il giallo della calotta cranica del Donizetti trafugata, che finì nella bottega di un pizzicagnolo a Nembro. Se anche voi avete vicende enigmatiche o luoghi dimenticati da segnalare scrivete a: [email protected]
Torna su L’Eco di Bergamo la fortunata serie de «Le storie dimenticate» alla scoperta di pagine del passato e vicende bergamasche sconosciute ai più.
Iniziamo con il giallo della calotta cranica del Donizetti trafugata dopo l’autopsia alla quale era stata sottoposta la salma del musicista. Rubato da un medico del manicomio di Astino finì nella bottega di un pizzicagnolo a Nembro.
Strano destino quello dei compositori illustri. Haydn, Mozart, Donizetti accomunati non solo dal fatto di aver firmato pagine memorabili sul pentagramma, ma di aver «perso» tutti e tre la testa. E non in senso figurato. Alla loro morte, infatti, vi fu chi pensò bene di trafugare il teschio dei musicisti.
Quella relativa al cranio di Donizetti è una vicenda romanzesca durata quasi trent’anni. Il cadavere del maestro, alla vigilia dei funerali, prima di essere tumulato nella Cappella della nobile famiglia Pezzoli nel cimitero di Valtesse a Bergamo, fu infatti sottoposta ad autopsia.
In quella circostanza la calotta cranica venne segata per esaminare il peso e il volume del cervello, ma anche per conoscere le radici del male che aveva tormentato per anni il musicista bergamasco.
Tra i medici presenti all’esame autoptico, durato circa tre ore, anche un medico «originale ed eccentrico», il dottor Gerolamo Carchen in servizio al manicomio di Astino, che fra l’altro non firmò il verbale della necroscopia e in un momento di distrazione dei suoi colleghi - una decina -riuscì a sottrarre la calotta.
Nel 1875 i resti del musicista furono esumati per essere collocati assieme a quelli del suo maestro Simone Mayr nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Città Alta. E proprio in quella occasione si presentò il giallo della misteriosa scomparsa della scatola cranica.
Le indagini portarono al fortunoso ritrovamento della calotta a Nembro presso un nipote erede del dottor Carchen.
Leggi di più su L’Eco di Bergamo dell’8 luglio 2014
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