Quando a Treviglio ululava il lupo
Una taglia di 18 lire a chi lo catturava

A farci oggi una passeggiata si respirano soltanto serenità e, a seconda delle stagioni, i profumi del granoturco o delle viole.Eppure fino a meno di duecento anni fa questo tratto di campagna della nostra Bassa, a ovest di Treviglio, doveva mettere i brividi. Per i lupi.

A farci oggi una passeggiata si respirano soltanto serenità e, a seconda delle stagioni, i profumi del granoturco o delle viole.Eppure fino a meno di duecento anni fa questo tratto di campagna della nostra Bassa, a ovest di Treviglio, doveva mettere i brividi: era un posto da cui stare ben alla larga. Tranne quando venivano organizzate delle specifiche battute di caccia. Già, perché in quest’area verde, un tempo più selvaggia, una volta viveva e si nascondeva il lupo.

Che, spesso, si spingeva fino al borgo dell’allora piccola Treviglio, camuffando i suoi tetri ululati dietro la nebbia che avvolgeva l’abitato. E lasciando i trevigliesi – allora Treviglio aveva un terzo della popolazione di oggi, che superava comunque le diecimila unità e dunque era un borgo di tutto rispetto – in balia del terrore.

Quella del lupo a Treviglio è tutt’altro che una leggenda. Ancora oggi la zona dove i branchi di lupi – che, a differenza dei loro cugini domestici, si spostavano (e si spostano dove sono tuttora presenti) in gruppo – si chiama «valle del lupo»: è un’area di oltre 40 ettari che si trova nella campagna a ovest di Treviglio, verso l’Adda, e che è simbolicamente racchiusa tra il parco del Roccolo a sud, la frazione Geromina di Treviglio a est, la frazione Badalasco di Fara d’Adda a ovest e la roggia Vignola a nord.

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(19 - Continua. Le puntate precedenti sono state pubblicate l’8, 11, 15, 18, 22, 25 e 29 luglio; 1, 5, 8, 15, 19, 22, 26 e 29 agosto, 9, 12 e 16 settembre)

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