Le storie dimenticate / Bergamo Città
Martedì 10 Dicembre 2013
La quinta porta segreta delle Mura
per la difesa del castello di S. Vigilio
di Pino Capellini
Si chiama la porta del Soccorso ed è una porta segreta delle Mura Venete. Fu usata da Nullo e Curò alla vigilia dell’ingresso di Garibaldi. Se avete storie dimenticate da segnalarci scrivete all’indirizzo le [email protected]
Nella notte tra il 7 e l’8 giugno 1859 alla vigilia dell’ingresso di Garibaldi in Bergamo, pochi tra i patrioti che seguivano il generale dormirono. Due, Francesco Nullo e Antonio Curò, addirittura progettarono di entrare in città per osservare le mosse degli austriaci.
L’impresa riuscì. Le cronache riferiscono che i due patrioti superarono l’ostacolo delle mura utilizzando un passaggio di cui la guarnigione ignorava l’esistenza.
Dov’era questo valico segreto? Probabilmente si tratta della quinta porta esistente nella cerchia delle mura già a quei tempi sconosciuta alla maggior parte della gente, quasi clandestina. Le quattro porte storiche, che ripetono gli allineamenti sui quattro lati della città antica fin dall’epoca romana, nacquero per il traffico quotidiano con i borghi e il territorio e tali sono rimaste.
La quinta doveva restare nascosta, da usare esclusivamente in circostanze d’emergenza per la fortezza: un luogo da agguati e sortite. La porta del Soccorso.
Se si chiede in giro dove si trovi, quasi tutti rispondono di non saperlo. Segno che anche dopo tanto tempo l’obiettivo iniziale dei costruttori si è mantenuto. Incominciamo proprio da qui. Per arrivare alla porta del Soccorso è necessario raggiungere uno dei luoghi più remoti dell’alta città. Da via Cavagnis, che sale al colle di San Vigilio, si imbocca la via Sotto le mura di Sant’Alessandro: un viottolo, dominato dalla muraglia che qui si presenta quanto mai compatta e inaccessibile.
Dimensioni a parte, le porta potrebbe sfuggire all’attenzione perché non presenta nessun elemento che la distingua.
Un’apertura dai contorni ben fatti, sbarrata da un portone sempre chiuso. Niente stemmi o altro; due tagli verticali nella pietra mostrano come un tempo ci fosse il ponte levatoio per superare la fossa che difendeva in origine anche in questo tratto scosceso della collina.
Difficile immaginare cosa ci sia al di là dei due battenti. Il segreto fu svelato anni or sono quando gli speleologi del gruppo Nottole esplorarono questo settore delle mura mentre erano impegnati nei rilievi dei sotterranei che si celano nella complessa struttura che proteggeva la città.
Agli occhi dei militari che progettavano la grande cerchia era apparso subito evidente come settore più esposto agli assalti nemici fosse il versante della collina di San Vigilio. Per questo qui il muro è alto e compatto, protendendo sul lato a monte veri e propri speroni fondati sulla pietra viva che non avrebbero dovuto offrire appigli agli attaccanti.
Il generale Sforza Pallavicino, incaricato dal Senato veneto di costruire la fortezza di Bergamo, dedicò grande attenzione a quest’opera, da cui dipendeva la sicurezza dell’intera città. Tra l’altro, il suo nome è legato al baluardo che si spinse verso l’alto, quasi una sfida contro ogni assalto. Dalla Porta del soccorso un sotterraneo entra nel cuore del Forte di San Marco, che era la chiave di volta della difesa dell’intera fortezza.
Ancora il forte oggi è ben identificabile comprendendo il settore nord della città antica dal Colle Aperto verso l’alto.
Qui la fortezza appare ancora racchiusa dentro una serie di poderosi baluardi e da opere militari che comprendevano anche quartieri per la truppa e la polveriera all’inizio della scaletta che conduce all’Orto Botanico. Dalla porta Sant’Alessandro alla Porta del soccorso negli scoscesi pendii del colle sono affiancati tre baluardi (San Gottardo, San Vigilio, al cui piede passa la funicolare, e Pallavicino) che sembrano sostenersi tra loro nel contrastare eventuali attacchi sferrati dall’alto. I cannoni con cui la guarnigione avrebbe colpito tutto lo spazio antistante erano alloggiati dentro cannoniere e casematte profondamente incuneate nel vivo dei terrapieni e raggiungibili solo con corridoi sotterranei.
Torniamo alla Porta del soccorso, collegata da un grande corridoio a volta con la piazza del forte di San Marco, situata al centro della difesa del forte stesso.
C’erano gli alloggiamenti per i soldati e i depositi di materiale bellico; a questo spazio facevano capo le gallerie per le cannoniere e le casematte, oltre alla sortita della porta del Soccorso. In caso di assedio, le truppe concentrate nella piazza del forte e lungo il sotterraneo della sortita avrebbero fatto irruzione all’esterno utilizzando la porta celata dentro la muraglia così da sorprendere gli assedianti o per portare «soccorso» al castello di San Vigilio.
All’importante ruolo che questo settore doveva svolgere per la difesa della città si aggiungeva una costruzione di cui oggi non resta traccia. Era una doppia cortina di mura, una specie di corridoio a cielo aperto ma ben protetto che collegava il forte di San Marco al castello. In questo modo il presidio sul colle avrebbe potuto ricevere aiuto ed essere rifornito di viveri e munizioni senza che il nemico potesse osservare quello che stava accadendo ed impedire il passaggio.
Delle poderose difese del castello, o Cappella, rimane ormai ben poco di visibile, tranne il solido impianto dei torrioni. Sul lato ora percorso dalla lunga scalinata che conduce alla sommità erano allineati gli edifici con gli alloggi dei soldati e i magazzini; c’era anche una polveriera del tutto simile alle altre due superstiti in via Beltrami e nella valletta a monte di porta San Lorenzo. Venne demolita assieme al grandioso portale del castello quando l’intero edificio fu acquistato da privati. Nella parte inferiore vennero costruite villette, la casa del comandante fu poi trasformata in caffè-ristorante e i camerieri servivano clienti ai tavolini allineati all’ombra del tigli sulla sommità. Una sessantina d’anni or sono questo settore del fortilizio con i sotterranei e il verde attorno fu acquistato dal Comune e da allora, pur tra peripezie varie, è aperto al pubblico.
Anche i francesi dopo il loro ingresso in Bergamo fecero ricorso allo «spending review» cedendo numerosi beni per fare cassa.
Le campagne napoleoniche richiedevano ingenti finanziamenti e, venute meno le ragioni militari, furono vendute numerose parti della zza cittadina. Tra queste, oltre al castello, il forte di San Marco che da allora è di proprietà privata, compresa la porta del Soccorso e le interessantissime strutture sotterranee.
Gli austriaci stavano per dare il colpo di grazia a questo patrimonio quando nel gennaio del 1825 misero all’asta gli spazi dell’intero perimetro delle mura. Per buona fortuna l’operazione fu bloccata dal podestà di Bergamo Rocco Cedrelli il quale riuscì ad aggiudicarsi (la somma sborsata fu di 6.050 lire) tutte le aree, divenute poi la splendida passeggiata che è uno degli aspetti più affascinanti dell’antica città.
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