Le storie dimenticate / Hinterland
Giovedì 24 Ottobre 2013
Sul muro della fortezza
un palindromo misterioso
Che cosa significa quella scritta scolpita nella pietra sotto la fortificazione di Brusaporto? Perché è inscritta in un preciso reticolo quadrato? Avete storie del vostro paese o luoghi dimenticati da segnalare? Scrivete a [email protected]
È un palindromo. Palindromo, parola che deriva dal greco, che significa «che corre all'indietro». Le parole che si leggono in questa giornata di sole sulla pietra sono «sator», «arepo», «tenet», «opera» «rotas». Da dove vengono queste parole latine?
Ci sono diversi sentieri che portano a quello che resta della roccaforte sull'altura di Brusaporto. Si lascia la macchina nel centro del paese e si attraversa quello che resta del vecchio nucleo storico. Brusaporto è un paese che si è sviluppato in maniera formidabile dal principio degli Anni Sessanta, si pensi che nel 1961 il paese contava 1.337 abitanti, più o meno come al principio del Novecento: oggi gli abitanti sono 5.492. Alcune abitazioni del centro storico hanno resistito con i loro muri di sassi di fiume, di borlanti. Altre sono sparite, ristrutturate, demolite. Nei campi intorno al cuore storico in questi cinquant'anni si è assistito a una fioritura di villette. Si cammina sul pendio lungo una bella strada, pochi minuti e ci si trova al muraglione che sostiene il declivio, appena sotto il castello.
Giuseppe Nozza abita a Brusaporto da molti anni, è stato insegnante, preside, oggi è in pensione. Ci accompagna nella salita, spiega: «Questo muro sostiene il pendio della roccaforte, di quello che resta. Il problema è capire quale sia l'origine di questa pietra, di questa scritta. È difficile capire quando sia stata scolpita, potrebbe essere ottocentesca, ma anche molto più antica».
La pietra è in arenaria, una pietra che con i secoli tende a sfaldarsi. È molto evidente nel complesso del muraglione, ben scolpita, le lettere bene incise. Spiega il professor Nozza: «Un'ipotesi è che la pietra provenga da una qualche cappella medievale che stava nell'area del castello e che è stata distrutta. Questo perché il palindromo era abbastanza diffuso nel medioevo, nei luoghi di culto. Secondo un'interpretazione, le parole sono un anagramma che starebbe a formare lungo i due bracci, a croce, la parola "Paternoster"».
Il castello di Brusaporto apparteneva alla famiglia Rivola, potente casato che stava in Città Alta, menzionato tra i potenti della città già nel XII secolo: a Brusaporto avevano il castello e una notevole vastità di campi intorno. Il castello di Brusaporto era una delle fortificazioni che si trovavano lungo la linea del colle Tomenone, fortificazioni di cui restano tracce ancora oggi, tra Comonte e Montello, passando per Bagnatica e Costa di Mezzate. Il castello di Comonte e quello di Brusaporto appartenevano ai Rivola, famiglia Guelfa, quelli di Costa di Mezzate e di Montello facevano riferimento a famiglie Ghibelline, quella degli Zoppi e quella dei Suardi. La rivalità fra Guelfi e Ghibellini fu la ragione della distruzione della fortezza. Nell'aprile del 1380 si verificarono violenze in diverse località della pianura bergamasca; tal Giovanni da Iseo con il suo esercito di 500 cavalli e 800 fanti mise a ferro e fuoco Albano e Grumello.
Si legge poi nella cronaca di Giovanni Brembati che il 5 luglio «Giacomo Pii Capitanio di Bergamo et Giovanni Lisca, provisionato di Bernabò (Visconti)... svaligiato Brusaporto, senza pietà l'abbruciorno, indi portatisi a Bagnatica et Mezzate, rubborno quanto mai le capitò alle mani». Fu l'ultimo atto del castello che venne distrutto. Dopo il lungo abbandono, nel 1984 il Comune di Brusaporto pensò a sistemare la zona, salvando quanto era rimasto della fortificazione. Spiega Nozza: «Non sappiamo se la pietra del palindromo viene dalla fortificazione o da una chiesetta distrutta in quel 1380, bisognerebbe indagare. La frase del palindromo prende un senso se letta in questo modo: "Tenet opera rotas" che si può tradurre con "l'opera regge le ruote", ma, letto in altro modo, suona anche come "Il seminatore con il carro tiene con cura le ruote". So che a Siena un palindromo uguale si trova nelle pietre del Duomo, ma che qualcosa del genere è stato trovato in due punti anche a Pompei, dopo gli scavi archeologici: un palindromo si trovava nella palestra, l'altro nella casa di Publio Paquio Proculo. Considerando che Pompei è stata distrutta dal Vesuvio nel 79 dopo Cristo viene da pensare che l'origine cristiana del palindromo non sia del tutto certa».
Altri esempi sono stati trovati in giro per l'Europa, per esempio nelle rovine romane di Cirencester, l'antica Corinium, in Inghilterra, ma anche in Francia, a Santiago di Compostela in Spagna, ad Altofen in Ungheria, nell'abbazia di Sermoneta... Riguardo al significato del «quadrato magico», gli studiosi formulano diverse ipotesi, anche non legate alla religione del Vangelo. Tuttavia, gli assertori della simbologia cristiana sottolineano come la croce formata da «tenet» abbia alle estremità proprio la «T» che simboleggiava la croce...
Paolo Aresi
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