< Home

Il sistema Ets sembra sempre più un “bancomat” per i fondi contro la crisi

Articolo. La revisione del sistema di mercato del carbonio (Ets), sul quale si basa la proposta Fit for 55 della Commissione europea, è arrivata alla fase dei triloghi. Ma lo strumento principe della decarbonizzazione assomiglia sempre di più a un bancomat a cui attingere per arginare la crisi energetica. Con il rischio di perdere la sua funzione.

Lettura 5 min.

Il sistema Ets alla prova dei triloghi

Il “Consiglio Ambiente”, che si è svolto in Lussemburgo il 24 ottobre, ha assegnato il mandato negoziale alla Commissione Europea per la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP27) che si terrà a Sharm El Sheik a novembre.

A distanza di un anno dalla Conferenza di Glasgow, l’Europa torna a presentarsi come paladina del clima, pronta ad un’azione “più incisiva a livello mondiale” e “urgente”,”si adopererà per porre fine alle sovvenzioni ai combustibili fossili inefficienti, ridurre gradualmente il carbone, ridurre le emissioni di metano e allineare i traguardi all’obiettivo di 1,5°C”.

Per Frans Timmermans, vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo, «dobbiamo passare dall’ambizione all’azione. La Commissione continuerà pertanto a insistere a favore di un elevato livello di ambizione nella legislazione nazionale, come il pacchetto Fit for 55, Pronti per il 55%».

Tra guerra e crisi energetica

Il piano, contenente le misure proposte avanzate nel luglio del 2021 dalla Commissione Europea per decarbonizzare l’Europa entro il 2050, in realtà segna il passo. Il suo percorso, rallentato dal procedimento legislativo comunitario, si è scontrato con la cruda realtà della guerra e della crisi energetica. Eppure, secondo la Commissaria Ursula Von der Leyen, la sua attuazione permetterebbe di risparmiare fino al 30% di gas naturale.

 

Per raggiungere gli obiettivi climatici del Green Deal, la Commissione proponeva la revisione del mercato dei permessi del carbonio Ets, l’elemento chiave del pacchetto. Nella proposta, il sistema veniva esteso al settore marittimo, si creava un mercato parallelo (Ets2) per veicoli su strada ed edifici, si introduceva un meccanismo di aggiustamento alle frontiere (Cbam) per dare un prezzo e tassare anche le emissioni prodotte dalle merci importate.

Gli investimenti per lanciare le energie rinnovabili, migliorare l’efficenza energetica, elettrificare il trasporto sarebbero stati finanziati con i ricavi del sistema Ets, che avrebbe anche provveduto, con il Fondo Sociale per il Clima, a sostenere famiglie, cittadini e imprese.

Nuove priorità e arriva RePower EU

Negli ultimi mesi però gli Stati membri si stanno muovendo seguendo altre priorità, alla ricerca di soluzioni alla crisi energetica peggiore della storia Ue. L’emergenza ha finito con lo spostare l’attenzione dal tema delle emissioni a quello dei costi e dell’approvvigionamento di energia, mentre REPower, il piano di emergenza per rendere l’Europa resiliente e indipendente dagli choc energetici esterni, è diventato la risposta europea alla crisi energetica, focalizzando gli investimenti sullo sviluppo delle energie rinnovabili e e la diversificazione delle fonti di approvvigionamento.

Di più: nei primi mesi della crisi il mercato Ets veniva messo sotto accusa come fattore scatenante dell’aumento dei prezzi energetici. Per la Banca Centrale spagnola il 20% del rialzo era dovuto ai prezzi in ascesa dei permessi di carbonio, il ministro Cingolani in Italia arrivava a ipotizzare un peso pari al 40%.

In effetti nel periodo 2018- 2022, i prezzi del carbonio e quelli dell’energia sono aumentati di circa 10 volte: da 9 a 90 euro per tonnellata di CO2, quelli dell’elettricità da 53,49€ a MWh a 543,48. Entrambi sono cresciuti a dismisura, ma con un impatto ben diverso sull’economia di cittadini e imprese.

 
 

Il dato aggiornato si può trovare qui

Il sistema Ets da strumento di decarbonizzazione a bancomat

Per la presidente Von der Leyen il rialzo delle quote di carbonio inciderebbe solo per il 6% sui costi energetici, per il centro studi Ember si arriva al 10%: il resto è dovuto ad altri fattori e a poco servirebbe sospendere il mercato del carbonio per stabilizzare i prezzi dell’energia come proposto ad agosto dal ministro polacco Matteu Morawiecki.

Piuttosto, conferma Von der Leyen,«abbiamo bisogno del sistema del mercato di emissioni per stabilizzare i prezzi dell’energia». Ets, il principale strumento europeo per combattere il cambiamento climatico, potrebbe diventare il principale strumento per generare i fondi necessari per far funzionare Repower. Venti miliardi di euro verrebbero ricavati dall’asta di permessi della Riserva di stabilità del mercato Ets.

Il ricavato della vendita di permessi di carbonio (Eua Ets) è utilizzato per finanziare:
- fondo Innovazione (già esistente)
- fondo per la Modernizzazione (già esistente)
- fondo Sociale per il Clima (previsto da Fit for 55)
- REPowerEu (proposta della Commissione)

L’idea di utilizzare Ets come un bancomat, caldeggiata da alcune parti come misura sul breve termine, vede però molti oppositori, preoccupati dal fatto che in questo modo si metterebbe a rischio l’esistenza stessa del mercato del carbonio e il suo scopo, costituendo un precedente pericoloso.

Oggi il sistema, fanno notare gli analisti di Ercst, European Round table on climate changes and sustainable transition (tavola rotonda europea su cambiamento climatico e transizione sostenibile), incoraggia l’assunzione di comportamenti nuovi, costituisce un sistema progressivo e prevedibile e può raggiungere i suoi obiettivi (la decarbonizazione) a lungo termine, stimolando innovazione. L’utilizzo dei fondi per l’emergenza è comprensibile ma potrebbe comportarne lo stravolgimento.

 

Tempo di triloghi

Da settembre la revisione del sistema Ets è oggetto dei triloghi, i colloqui “informali” tra Commissione, Parlamento e Consiglio dell’Unione sulle singole misure che compongono il pacchetto “Fit for 55”. Dei loro risultati si sa ben poco, anche se il presidente della commissione parlamentare per l’Ambiente, Bas Eikhout, fa sapere che le distanze tra le posizioni sono profonde.

Una “nota” pubblicata da Ercst evidenzia la “percezione” per cui la revisione di Ets sia diventata una questione più di soldi che di obiettivi climatici, con il rischio di ottenere uno strumento che non è guidato dal mercato e che potrebbe perdere la sua funzione, senza peraltro riuscire a risolvere la crisi energetica.

I prossimi triloghi si terranno l’11 novembre e sarà interessante vedere se risentiranno gli eventuali impegni assunti dalla Commissione durante COP27.

Sul tavolo, tre aspetti fondamentali della revisione:
1 - il ruolo delle entità “non conformi” (fondi di investimento, banche…). Solo il Parlamento fino ad ora ha chiesto di limitarne l’accesso al mercato del carbonio, Commissione e Consiglio si limitano a chiedere più trasparenza.
Per Ercst la partecipazione di attori finanziari al mercato garantisce una maggiore liquidità e un futuro al mercato stesso perché la loro presenza rende il mercato più attrattivo. In questo modo le quotazioni dei permessi sarebbero mantenute alte e le aziende emettitrici sarebbero più invogliate a tagliare le loro emissioni. Da considerare inoltre la necessità di supportare gli operatori oppressi dagli alti costi dell’energia.

- il sistema del Mercato di carbonio per trasporto su strada e edifici. I tre colegislatori concordano sull’opportunità di creare un Ets2, ma non c’è unanimità riguardo a come e quando avviare il nuovo sistema.
In plenaria, all’ultimo momento, il Parlamento aveva votato per una serie di salvaguardie che avevano allontanato il testo definitivo dalla proposta originaria della Commissione, come l’introduzione di un tetto di 50€/ton al prezzo del carbonio e l’inserimento nel sistema solo alle entità commerciali, escludendo i privati.

- Ets e Cbam. L’aggiustamento del carbonio alle frontiere e la contemporanea progressiva eliminazione dei permessi di emissione gratuiti sono secondo Ercst un altro punto di discussione caldo nei triloghi che riguardano Ets.
Le tre posizioni sono piuttosto distanti: per il Parlamento, che chiede quote gratuite per chi esporta, i permessi gratuiti andrebbero eliminati entro il 2032, per il Consiglio e la Commissione tre anni più tardi, nel 2035.
Per gli analisti la posizione del Consiglio potrebbe avere la meglio in quanto la più semplice da realizzare: consentirebbe alle aziende che rientrano nel meccanismo di adattarsi meglio a un sistema ancora tutto da realizzare.

Checklist

Da tenere a mente

  1. RePower EU

    piano della Commissione europea per eliminare la dipendenza al gas russo attraverso le fonti di energia rinnovabili e la diversificazione degli approvvigionamento
  2. Triloghi

    Colloqui informali tra rappresentanti di Commissione Europea, Consiglio dell’UE, Parlamento, si svolgono a porte chiuse. Considerati da alcunui un modo poco democratico e scarsamente trasparente di trovare una sintesi alle posizioni dei tre attori, si sono affermati nella prassi e costituiscono oggi un passaggio inevitabile del procedimento legislativo
  3. Meccanismo del carbonio alle frontiere

    sistema che impone un prezzo alla CO2 importata: sostituirà il sistema delle quote gratuite Ets