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I ministri europei raggiungono l’ accordo su RePower EU , l’accelerazione lenta

Articolo. Mentre si continua a discutere sull’opportunità di mettere un tetto al prezzo del gas importato, i ministri dell’Economia e della Finanza dell’Ecofin - Consiglio “Economia e finanza” dell’Unione Europea - trovano l’accordo sul piano RePower EU, la strategia per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo.

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Trovato l’accordo sul piano RePower EU

Se fosse un rompicapo sarebbe di quelli difficili, di cui non si trovano i pezzi centrali, quelli più importanti. Una soluzione semplice e pronta per risolvere la crisi e l’aumento dei costi dell’energia non c’è. Nonostante l’intensa attività dei governi nazionali e della Commissione europea, gli incontri che si susseguono dalla primavera 2022 non sembrano portare a una risposta unitaria e risolutiva per placare lo tsunami che si è abbattuto sull’Europa.

Ad agosto il Consiglio Europeo ha adottato un regolamento per ridurre del 15% i consumi di gas entro l’inverno, il 30 settembre, i ministri dell’energia hanno concordato misure di emergenza per ridurre i consumi di elettricità: riduzione volontaria del 10% dei consumi lordi, taglio obbligatorio del 5% nelle ore di maggiore consumo, tetto ai ricavi delle compagnie energetiche, prelievo sugli extraprofitti delle imprese energetiche, la possibilità di fissare il prezzo delle forniture di elettricità per le piccole e medie industrie.

Mentre si continua a discutere sull’opportunità di mettere un tetto al prezzo del gas importato, i ministri dell’Economia e della Finanza dell’Ecofin - Consiglio “Economia e finanza” dell’Unione Europea - trovano l’accordo sul piano RePower EU, la strategia per liberarsi dalla dipendenza dal gas russo.

A settembre, secondo la tabella pubblicata da Bruegel, l’Italia era riuscita a tagliare solo il 3% di gas, rispetto alla media dei consumi 2019/2021, come Francia e Croazia: solo l’Ungheria fa peggio (-1%). La più virtuosa è la Finlandia, che ha ridotto l’uso del gas del 50%, seguita da Lituania (-22%), Danimarca, Svezia e Estonia (-21%). La Germania ha tagliato il 9% della domanda.

 

Il piano che potenzia Fit for 55

La presidente della Commissione Ursula Von Der Leyen lo aveva promesso all’indomani dell’ invasione Russa dell’Ucraina: un pacchetto di misure per liberarsi dall’eccessiva dipendenza energetica da Mosca, boicottare l’economia dell’invasore e disinnescare l’arma di ricatto energetico del non più affidabile partner economico.

Il piano RePower EU (Nuova energia per l’Europa) che la Commissione ha firmato il 18 maggio si propone di ridurre a zero l’apporto energetico dalla Russia entro il 2027 e favorire la transizione verde del “Nuovo patto verde” (New green deal) messa a punto con il pacchetto “Pronti per il 55” (Fit for 55). La Commissione prevedeva investimenti per 210 miliardi e una serie di misure volte a:
- la riduzione dei comuni,
- l’aumento della produzione di energia pulita (rinnovabili,idrogeno verde e biometano)
- la diversificazione delle fonti di approvvigionamento attraverso una piattaforma di acquisti comune.

“La trasformazione verde rafforzerà la crescita economica, la sicurezza e l’azione per il clima a beneficio dell’Europa e dei nostri partner”, assicurava Bruxelles presentando RePower EU come la naturale evoluzione di “Fit for 55”, il già ambizioso pacchetto di riforme per il clima e la decarbonizzazione varato nell’estate 2021.

 

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Efficienza energetica: l’obiettivo dal 9 passa al 13%

Con Repower EU la Commissione propone agli Stati membri di portare dal 9% al 13% l’obiettivo vincolante di efficienza energetica e di alzare dal 40% al 45% la quota di rinnovabili da raggiungere per il 2030.

Nelle intenzioni della Commissione, Repower EU doveva diventare il trampolino di lancio per altre iniziative correlate:
- una strategia dell’Ue per l’energia solare volta a raddoppiare la capacità solare fotovoltaica entro il 2025 e installare 600 GW entro il 2030;
- un’iniziativa per i pannelli solari sui tetti con l’introduzione graduale di un obbligo giuridico di installare pannelli solari sui nuovi edifici pubblici, commerciali e residenziali;
- il raddoppio del tasso di diffusione delle pompe di calore unito a misure per integrare l’energia geotermica e termosolare nei sistemi di teleriscaldamento e di riscaldamento collettivo;
- una raccomandazione della Commissione per affrontare la lentezza e la complessità delle procedure di autorizzazione per i grandi progetti in materia di rinnovabili e una modifica mirata della direttiva sulle energie rinnovabili affinché queste ultime siano riconosciute come interesse pubblico prevalente.

 

A sostenere la pianificazione e il finanziamento delle infrastrutture, i progetti e le riforme legate all’energia, sarebbe stato il dispositivo per la ripresa e la resilienza (RRF da cui provengono i fondi dei vari Pnrr ), “fulcro del piano REPower EU”, da integrare a livello nazionale con specifici capitoli RePower EU.

Il piano passa ma l’impegno finanziario è ridimensionato

Ci sono voluti quasi 5 mesi perché il piano arrivasse sui tavoli del Consiglio d’Europa, ma finalmente, lo scorso 4 ottobre, i ministri di economia e finanza dei 27 stati europei riuniti per la mensile riunione Ecofin hanno trovato un accordo sulla posizione rispetto alla proposta della Commissione.

Quello che esce dal Consiglio però è un “Repower” ridimensionato. Già in estate la Corte dei Conti Europea aveva avanzato riserve sull’entità dei fondi a disposizione, dato che in realtà, la Commissione poteva disporre direttamente solo di 1/10 dei fondi previsti: il resto (190 miliardi) dipendevano dalla scelta dei singoli Stati “di utilizzare i restanti prestiti dell’RRF o di stornare fondi da altre politiche dell’Ue, in particolare da quelle per la coesione e lo sviluppo rurale.

Di conseguenza, avverte la Corte, “l’importo totale dei finanziamenti effettivamente disponibili potrebbe non essere sufficiente a coprire il fabbisogno d’investimento stimato”. Anche la ripartizione dei fondi tra gli stati poneva problemi secondo la Corte dei Conti, nell’impossibilità di ottenere termini di paragone attendibili per selezionare i progetti meritevoli di investimento.

 

Un capitolo RePower per il Pnrr

Il parere del Consiglio d’Europa risolve in qualche modo i dubbi della Corte dei Conti e mantiene l’obiettivo di “rafforzare l’autonomia strategica dell’Unione diversificando le forniture energetiche e aumentando l’indipendenza e la sicurezza dell’approvvigionamento energetico dell’Unione”.

In particolare il Consiglio approva la proposta della Commissione di aggiungere un nuovo capitolo REPower EU ai Piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr) finanziati dai fondi NextGenerationEU, per sostenere gli investimenti chiave e le riforme che portino a raggiungere gli obiettivi RePower EU.

Nel suo parere, il Consiglio d’Europa modifica la proposta della Commissione sul finanziamento del piano: 20 miliardi di euro arriveranno da “una combinazione di fonti: il Fondo per l’innovazione (75%) e la prealimentazione delle quote ETS (25%). L’obiettivo del Consiglio è quello di non interrompere il funzionamento del sistema Ets dell’Ue, garantendo al contempo un flusso di entrate credibile. Il Consiglio” - come si legge nella nota pubblicata al termine della riunione - “modifica il criterio di assegnazione introducendo una formula che tiene conto della politica di coesione, della dipendenza degli Stati membri dai combustibili fossili”.

Solo gli Stati membri che richiederanno fondi addizionali saranno tenuti ad aggiungere un capitolo “REPower EU” ai loro Piani nazionali di ripresa e resilienza e potranno presentarli solo fino al 31 agosto 2023.

All’Italia 2,76 miliardi

In base agli accordi presi dai ministri durante la riunione Ecofin, all’Italia dovrebbero arrivare 2,76 miliardi di euro per progetti RePower EU , pari al 13% dei 20 miliardi messi a disposizione dalla Commissione di cui Italia e Polonia saranno i primi e principali beneficiari.

Soldi che potrebbero essere già opzionati per il raddoppio della gasdotto TAP dell’Adriatico e il gas dall’Azerbajan.

 

Adesso tocca al Parlamento europeo

“L’accordo all’Ecofin di oggi sull’aggiunta di capitoli RePower EU nei Piani nazionali di ripresa e resilienza arriva proprio al momento giusto”- ha Twittato Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea.
“Contribuirà a migliorare la sicurezza energetica dell’Ue e ad affrontare i prezzi elevati dell’energia investendo rapidamente dove conta di più. Il passo successivo spetta al Parlamento europeo”.

L’iter legislativo europeo lo prevede, il pacchettto RePower deve passare al vaglio del Parlamento, ricevere la sua approvazione e quindi essere sottoposto a una sintesi finale tra i tre organi Europei.

Il 14 settembre i deputati europei avevano già votato per portare la quota delle energie rinnovabili al 45% entro il 2030 come previsto anche in REPower EU, ma non il piano in tutte le sue parti.Insomma, nonostante l’urgenza, l’accelerazione resta lenta.

Checklist

Parole da ricordare

  1. Ecofin

    è il Consiglio dei ministri di Economia e Finanza responsabile della politica dell’Ue in campo economico, fiscale e regolamentazione dei servizi finanziari.
  2. RePoweer EU

    piano per raggiungere l’indipendenza dal gas russo attraverso la riduzione dei consumi, lo sviluppo delle fonti energetiche rinnovali e l’individuazione di fornitori affidabili