Ridurre le bollette è possibile, accelerando la transizione ecologica che già ci ha permesso, in questi mesi, di limitare l’impatto dell’aumento del costo del gas. Ma serve una strategia integrata, che permetta di cogliere i vantaggi della generazione distribuita e condivisa delle rinnovabili, dei sistemi di accumulo e dell’efficienza energetica in edilizia.
La via per ridurre il costo dell’energia, mitigando la crisi climatica e generando posti di lavoro, è indicata dallo studio Elemens , realizzato per Legambiente, un’analisi dettagliata del mercato elettrico italiano. La generazione distribuita da rinnovabili e l’ efficienza energetica in edilizia possono produrre, da qui al 2030, 1,1 miliardi di risparmio in bolletta per i consumatori con -50 per cento della spesa negli edifici, creare 170 mila nuovi posti di lavoro, portare a un risparmio di emissioni climalteranti pari a 30 Mton di anidride carbonica, una riduzione dei consumi energetici pari a 10 Mtep, muovere 150 miliardi di nuovi investimenti. Si possono coinvolgere 2,5 milioni di consumatori e ristrutturare 1,3 milioni di edifici.
Questi dati importanti indicano l’urgenza di operare un cambio di passo per accelerare il processo di transizione ecologica ed energetica nel Paese, ma anche per accompagnare il nuovo modo di essere cittadini prosumer (produttori e consumatori di energia) e incentivare la diffusione delle comunità energetiche.
Oggi la transizione energetica è costretta ancora a una corsa a ostacoli, a causa non solo dei blocchi autorizzativi e dei troppi ritardi, ma anche dei pregiudizi e delle falsità che vi ruotano intorno. Il primo errore è attribuire il rincaro delle bollette alla transizione verde. L’aumento è connesso al costo crescente delle materie prime, a partire da quello del gas naturale, arrivato alle stelle a causa dalla ripartenza dell’economia mondiale dopo le prime ondate della pandemia.
«L’economia circolare, il pilastro della transizione ecologica, crea occupazione qualificata, incentiva l’innovazione, riduce la dipendenza dalle importazioni e, soprattutto, rende meno costosi prodotti come, per esempio, le auto a batteria», dichiara il presidente di Cobat , Giancarlo Morandi. «Il raggiungimento degli obiettivi climatici – dichiara il direttore scientifico di Kyoto Club , Gianni Silvestrini – può rappresentare lo stimolo per una rapida conversione ecologica dell’economia. La Germania punta a un livello annuo di installazioni solari di 15 GW e a 1,5 milioni di auto elettriche vendute ogni anno. L’Italia chiede, invece, di rivedere il Fit for 55 e l’obbligo di vendere solo auto elettriche dal 2035. Due modi diversi di affrontare l’inderogabile transizione. Da un lato, la straordinaria capacità di cogliere le nuove opportunità in vista della neutralità climatica, dall’altro, il rischio di mantenere posizioni di retroguardia».
Prezzi più bassi con più rinnovabili
I prezzi dell’energia, dopo la crisi dei della primavera 2020, sono stati caratterizzati da un tendenza all’aumento, che li ha portati, nel giro di poco più di un anno, a crescere dai 21,8 euro/MWh di maggio 2020 ai 112,4 euro/MWh di agosto 2021, con valori prossimi ai 150 euro/MWh a settembre. L’incremento del Prezzo unico nazionale dell’energia elettrica, conosciuto con l’acronimo Pun, è dovuto in larghissima parte all’aumento del costo delle materie prime, ma anche alla domanda in forte crescita.
L’allargamento della capacità rinnovabile all’interno del mix produttivo è l’unica possibilità per ridurre l’esposizione del prezzo dell’energia elettrica al costo del gas. Le fonti pulite non devono più subire blocchi autorizzativi. Lo studio Elemens stima che ulteriori 3,5 GW di fotovoltaico e 1,8 GW di eolico potevano essere in esercizio nel 2021, se non fossero stati bloccati dall’iter autorizzativo. La presenza di una maggiore quantità di rinnovabili avrebbe spinto la curva dell’offerta, riducendo il prezzo medio e, di conseguenza, il costo sostenuto dai consumatori di più di 1,5 miliardi di euro, sterilizzando, in parte, l’aumento causato dalle materie prime.
La generazione distribuita
La generazione distribuita svolgerà un ruolo centrale nel processo della transizione energetica. Il ministero della Transizione ecologica stima installazioni per 14,5 GW di nuova generazione distribuita nei prossimi dieci anni.
1) Case e condomini incideranno per 8.360 MW, il 58% del totale. I clienti residenziali si candidano come i i protagonisti della generazione distribuita, basata sull’autoconsumo individuale e le comunità energetiche.
2) Piccole e medie imprese e distretti artigiani porteranno in dote 4.320 MW.
3) Il terziario 1.080 MW, soprattutto all’interno di comunità energetiche «miste», ossia composte da una pluralità di soggetti di natura differente accomunate dalla prossimità territoriale (circa 30.000 esercizi);
4) Circa il 7% del percorso di crescita della generazione distribuita potrà riguardare la pubblica amministrazione e l’agricoltura (rispettivamente, 370 MW per settore).
La partecipazione a comunità energetiche e a configurazioni di autoconsumo consente di ridurre la bolletta elettrica fino a circa il 25 per cento.
L’efficientamento del parco immobiliare
Rappresenta l’altro cardine centrale della strategia integrata. Lo studio Elemens indica come gli obiettivi di efficienza energetica dell’Unione Europea si possano realizzare attraverso interventi su circa 1,3 milioni di edifici, ossia il 10 per cento del parco immobiliare italiano, con un miglioramento di almeno quattro classi energetiche (o per raggiungere almeno la classe B). Politiche di questo tipo – più ambiziose di quanto prevede il superbonus del 110% – permettono di ridurre le bollette tra il 40 e l’80 per cento, evitando l’emissione di 22,2 Mton di anidride carbonica all’anno, corrispondenti a quasi tutte le emissioni provocate dal settore dei servizi in dodici mesi. Ciò comporta la riduzione del consumo annuo nazionale di gas naturale fino a 8 Mtep (il 13 per cento del consumo lordo nazionale). Una politica integrata di questo tipo, con interventi sulla produzione dalle rinnovabili attraverso le comunità energetiche e sulla riduzione dei consumi, può generare almeno 170mila posti di lavoro e 135 miliardi di euro di investimenti.
Un incentivo per le fonti rinnovabili
Un incentivo per realizzare un impianto di generazione di elettricità alimentato da fonti rinnovabili si può chiedere dal 2019, come previsto dal DM 4 luglio 2019. L’incentivo varia, a seconda del tipo di impianto, tra i 70 e i 150 euro/MWh ed è fisso, indipendentemente dalle condizioni di mercato. In altri termini, il sistema versa la differenza, se il prezzo di mercato è più basso dell’incentivo, l’operatore deve restituire la differenza, se il prezzo di mercato è più alto dell’incentivo.
La corsa verso le rinnovabili è inarrestabile, secondo l’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace. Lo conferma la Iea ( International Energy Agency ), che prevede che il 95 per cento di tutta la nuova potenza che sarà installata nel mondo nei prossimi sei anni sarà rinnovabile.
Enel: l’energia del futuro è rinnovabile
Francesco Starace ha trasformato, dal 2008, Enel Green Power in uno dei leader mondiali nel settore delle rinnovabili. «Tutti negli ultimi dieci anni, alcuni prima e altri dopo, hanno capito come le rinnovabili siano competitive, convenienti e siano l’asse portante della futura generazione di energia elettrica. L’Agenzia internazionale dell’energia (Iea) stima una crescita di cinque volte nei prossimi anni. Non è un fenomeno circoscritto al mondo dell’energia elettrica, perché quando quest’ultima è prodotta con le rinnovabili sovverte i canoni. Comincia a costare molto poco, stabilmente. Quindi diventa disponibile per usi diversi. Ora si elettrificano i trasporti, poi i consumi per il calore, quelli per cucinare e molti altri. Elettrificazione è la parola del decennio».
Se avessimo oggi il target di rinnovabili previsto dal Piano nazionale per l’energia per il 2030, la volatilità del gas avrebbe un impatto più basso del 40 per cento. Enel prevede un calo fino al 40% della spesa energetica dei clienti. «I prezzi dell’energia – spiega Francesco Starace – sono la diretta conseguenza di quelli del gas naturale, la cui impennata è la causa scatenante. Il gas influisce sulla bolletta perché il costo marginale dell’energia elettrica dipende dal prezzo del gas, che in Italia è prevalente. Se avessimo il mix previsto per il 2030, con la prevalenza delle rinnovabili, la dipendenza dal gas sarebbe molto ridotta. Il prezzo medio dell’energia sarebbe molto più basso. Più rinnovabili abbiamo nel mix, meno il gas pesa sulla spesa degli italiani».
«Dobbiamo progressivamente sostituire la capacità termica con quella rinnovabile – continua Starace. «Noi abbiamo 4 milioni di clienti che bruciano gas. Possiamo sostituire la fornitura di gas con quella di energia elettrica. Nel 2040 ci riusciremo. Lo stesso vale per i nostri fornitori. Prima elettrificano e abbandonano il gas, prima attraggono investimenti con criteri di sostenibilità».
Le rinnovabili sono una minaccia per il paesaggio? «Ci sono strategie per mitigare», osserva Starace. Per le pale eoliche, non vedo molti altri posti in Italia dove si possano mettere. L’Italia è più forte sul solare, perché si presta a taglie piccole, a essere cucito sul territorio in modo meno invasivo: sui tetti delle case, dei capannoni, delle serre. Ci sono milioni e milioni di ettari sui tetti. Ce la faremmo anche limitandoci a questi».