«Ora o mai più». Anche se la guerra in Ucraina e le ripercussioni sull’energia complicano ulteriormente la sfida, il nuovo rapporto dell’Onu sul cambiamento climatico, diffuso lunedì scorso, non ammette più ritardi: sono necessarie «riduzioni immediate e profonde delle emissioni di gas serra in tutti i settori». Senza il calo sostanziale dell’uso di carbone, petrolio e metano e il ricorso alle fonti alternative, sarà impossibile limitare l’aumento della temperatura media globale a 1,5 gradi, rispetto ai livelli preindustriali, con gravi conseguenze in tutto il mondo.
Adattamento e mitigazione
Il rapporto del terzo gruppo di lavoro dell’Ipcc, il Gruppo intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico, completa la trilogia iniziata con l’uscita, nell’agosto scorso, del rapporto sulle basi fisiche e di quello sulle opzioni di adattamento il 28 febbraio. Questo terzo rapporto, basato su 18mila articoli scientifici e il contributo di 278 scienziati, è sulla mitigazione. L’adattamento riguarda le opere che permettono di convivere con i cambiamenti già in corso e previsti nel prossimo futuro. La mitigazione mira al taglio dei gas serra, affinché i cambiamenti futuri diventino meno forti e abbiano conseguenze meno pesanti, richiedendo misure di adattamento più semplici e meno drastiche.
Il climatologo Claudio Cassardo, professore al Politecnico di Torino, ci ha cortesemente concesso un’intervista, che sarà pubblicata sul numero di maggio di eco.bergamo, il supplemento mensile di ambiente, ecologia, green economy (quello di aprile è già andato in stampa ed esce domenica prossima). Il professor Cassardo sintetizza una prima analisi del nuovo rapporto nell’immagine della mucca e del delfino: diventa sempre più urgente mettere in atto misure efficaci di mitigazione, perché non si può confidare tutto nell’adattamento. Una mucca può cercare di imparare a nuotare, e magari pure riuscirci, ma non diventerà mai un delfino. L’adattamento ha i suoi limiti. Inoltre, a causa dell’inerzia del sistema climatico, le azioni di mitigazione devono essere incrementate velocemente. Occorrono azioni di contrasto rapide ed efficaci. Occorre agire adesso, non domani. Perché agendo domani il lavoro da fare sarà più difficile e più costoso. La scienza è ormai da decenni che lo ribadisce. Ma non c’è miglior sordo di chi non vuole sentire.
Massimo Tavoni, professore al Politecnico di Milano e coautore del rapporto Ipcc, segnala che l’obiettivo di non superare l’aumento della temperatura di 1.5° «è raggiungibile a fine secolo solo intensificando molto gli sforzi». Ossia, come spiega il rapporto, riducendo del 43% le emissioni nei prossimi 8 anni e arrivando a emissioni nette zero nel 2050. Se le emissioni nette zero saranno raggiunte nel 2070, l’aumento della temperatura sarà di 2°. Una sfida enorme, che può contare sulla diminuzione del prezzo da pagare per la transizione energetica, sempre più necessaria e urgente, come il gas russo dimostra, anche per raggiungere l’indipendenza geopolitica. «I costi delle rinnovabili sono scesi notevolmente. La tecnologia è progredita, in particolare nell’elettrificazione dei trasporti e nell’edilizia ad emissioni nette zero. Sono diminuiti i costi economici della transizione». I sussidi ai combustibili fossili devono uscire di scena? «Scientificamente, nessuno ne dubita», risponde Massimo Tavoni. «Gli investimenti sono da tre a sei volte più bassi di quelli necessari per gli obiettivi al 2030. Il gap varia tra i Paesi e tra i settori. La disponibilità economica c’è: occorre chiudere questi gap soprattutto nei Paesi in via di sviluppo e spostare le risorse dalle fonti fossili a quelle pulite».
Una sostanziale riduzione dell’uso di combustibili fossili, una diffusa elettrificazione, una migliore efficienza energetica e l’uso di combustibili alternativi, come l’idrogeno, sono le vie da percorrere. Per contenere la crisi climatica, per impedire alla Russia di finanziarie la guerra con i ricavi economici del gas che vende a Paesi come l’Italia, per abbassare il costo delle bollette delle famiglie e delle imprese italiane. I costi dell’energia solare ed eolica e delle batterie sono calati fino all’85%.
Dalle emissioni climalteranti all’energia pulita
Elena Verdolini, professoressa dell’Università di Brescia, del Centro euromediterraneo sui cambiamenti climatici, ribadisce: «Il settore energetico è molto importante perché contribuisce per un terzo alle emissioni globali. Bisogna spingere per una transizione molto profonda passando da un sistema che produce emissioni climalteranti a un’energia pulita. I costi per fotovoltaico e eolico su terra sono scesi molto e sono diventati molto competitivi. C’è stata una caduta anche del prezzo delle batterie per i veicoli».
Cambiare la mobilità fa bene ad ambiente e salute
Tra le azioni individuali che contribuiscono alla decarbonizzazione della società, le più efficaci sono proprio quelle che riguardano la mobilità, come si legge nel Rapporto: intensificare gli spostamenti a piedi, in bicicletta e attraverso mezzi di trasporto elettrificati può far risparmiare due tonnellate di anidride carbonica equivalente all’anno per ogni persona, con benefici per la salute. Tra le altre opzioni, ci sono la riduzione dei viaggi aerei, una maggiore efficienza energetica delle abitazioni e degli elettrodomestici, diete più equilibrate verso un maggiore consumo di prodotti vegetali. Queste azioni individuali diventano efficaci solo se sono sostenute da adeguati cambiamenti sistemici della società e dell’economia. Occorrono due leve a sostegno: tecnologie e innovazione e politiche adeguate, affinché ci siano infrastrutture che favoriscano le azioni individuali, ribadiscono gli scienziati.
Tutte le opzioni offrono cobenefici
«Tutte le opzioni offrono cobenefici», spiega Lucia Perugini del Cmcc, delegata italiana nella sessione dell’Ipcc, occupatasi, in particolare, del capitolo su «Uso del suolo negli scenari di mitigazione», con vantaggi per la salute, l’acqua, l’aria. «I finanziamenti ci sono e sono da utilizzare, altrimenti il prossimo rapporto parlerà di come non abbiamo approfittato delle opportunità a disposizione». Il settore agroforestale è l’unico che oggi riesce a rimuovere attivamente anidride carbonica dall’atmosfera, ricavando la bioenergia che può sostituire altri materiali combustibili inquinanti, continua Perugini, ricordando che dalla zootecnia provengono emissioni di metano per il 44%, mentre anche i fertilizzanti producono altro gas climalterante, il protossido di azoto.
Ristrutturazioni edilizie con materiali sostenibili
Paolo Bertoldi, del Centro comune di ricerca della Commissione Europea, si è occupato, tra gli scienziati dell’Ipcc, di «Soluzioni, misure e politiche per gli edifici a zero emissioni». «In Europa e in Italia il parco degli edifici è già costruito e non è compatibile con la riduzione delle emissioni. Bisogna focalizzarsi sulle ristrutturazioni con materiali sostenibili a basse emissioni e sul riciclo di quelli da demolizione». Laddove gli edifici sono da costruire, lo siano «con gradi spazi condivisi e meno consumo di suolo».
L’incubo: +3,2 gradi a fine secolo
Gli studi della comunità scientifica, con il mantenimento degli impegni assunti alla Conferenza sul clima di Glasgow, la Cop26, prevedevano che l’aumento della temperatura potesse restare resti sotto i 2 gradi. Prima della Cop 26 portavano a 2,7 gradi. Le emissioni di anidride carbonica, però, hanno raggiunto, nel 2021, il livello più alto nella storia del mondo: 36,3 miliardi, più 6% rispetto al 2020, con un aumento di oltre 2 miliardi di tonnellate. Di questo passo, non sarà impossibile contenere l’aumento delle temperature entro la soglia degli 1,5 gradi ma, nel 2100, si arriverà a quota +3,2 gradi, con effetti devastanti per gli ecosistemi e gli esseri umani che li popolano.
D’altra parte, se è vero che le emissioni di gas serra nel decennio 2010-2019 hanno raggiunto il livello più elevato nella storia umana, il tasso di crescita è rallentato, «chiara evidenza dell’azione climatica» è scritto nel Rapporto. Il tasso medio annuale di crescita dei gas serra di 2,1% nel periodo 2000-2010 è diminuito all’1,3% nel 2010-2019.
Solo ciò che ecologico è davvero economico
La guerra in Ucraina e, prima, il Covid hanno dimostrato, d’altra parte, quanto rapidamente gli Stati possano realizzare trasformazioni economiche per fronteggiare le emergenze. A volte questi cambiamenti possono essere negativi, come le proposte di attenuare i limiti alla produzione di gas e carbone per ridurre la dipendenza da Mosca. Il segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, ha denunciato ancora una volta «le bugie» e «la follia morale ed economica» dei Paesi e delle aziende che «continuano ad investire nei combustibili fossili». Nuove infrastrutture di gas, petrolio e carbone non solo si aggiungono ai gravi costi climatici che già affrontiamo, ma alimentano anche la temibile spirale geopolitica dei combustibili fossili, che sono stati così spesso collegati a tensioni. Sono scelte vecchie e di corto respiro, comprensibili solo sull’onda della prima emergenza: solo ciò che ecologico è davvero economico, perché l’economia, senza l’ambiente, non esiste più.
- «Ora o mai più»: ultima chiamata per tagliare le emissioni di gas serra
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- Dalle emissioni climalteranti all’energia pulita
- Cambiare la mobilità fa bene ad ambiente e salute
- Tutte le opzioni offrono cobenefici
- Ristrutturazioni edilizie con materiali sostenibili
- L’incubo: +3,2 gradi a fine secolo
- Solo ciò che ecologico è davvero economico