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La Ue e la tassonomia : anche l’ energia nucleare fra le attività ecosostenibili

Articolo. La notizia dell’inserimento di gas e nucleare fra le attività ecosostenibili è certamente sconcertante per un Paese come il nostro che all’atomo ha detto addio già da diversi decenni. Quasi un “atto dovuto” invece secondo Bruxelles alla luce delle ambizioni climatiche della Commissione.

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È ecosostenibile? Sì se è nella tassonomia

Dopo lunghe discussioni, il 2 febbraio gas e nucleare sono stati inclusi nella tassonomia europea delle attività economiche giudicate ecosostenibili “per accelerare la decarbonizzazione”. La tassonomia, per capirsi, è una classificazione – cioè una vera e propria lista – degli investimenti ritenuti sostenibili dal punto di vista ambientale.

La notizia è certamente sconcertante per un Paese come il nostro che al nucleare ha detto addio già da diversi decenni, quasi un “atto dovuto” invece secondo Bruxelles alla luce delle ambizioni climatiche della Commissione.

Ma cosa significa tassonomia e perchè ci interessa? E come è possibile che gas naturale, e soprattutto il nucleare che l’Italia ha bandito per referendum popolare, possa rientrare tra le attività considerate ecosostenibili? Procediamo per ordine

Facilitare investimenti in linea con gli obiettivi climatici

Per tassonomia si intende un sistema di classificazione “verde” delle attività economiche approntato dalla Commissione Europea per facilitare investimenti in linea con gli obiettivi climatici del Green New Deal, il “Nuovo Patto Verde” con cui l’Europa intende diventare il primo continente a “emissioni zero” entro il 2050.

Con l’87% degli Europei seriamente preoccupato dai cambiamenti climatici, la Commissione ha proposto nel luglio 2021 una serie di misure coerenti e strutturali contenute nel pacchetto “Fit for 55%” (pronti per il 55%) con cui ridurre in modo deciso già entro il 2030 le emissioni nocive e contenere sotto 1,5° il riscaldamento globale.

Ma per affrontare il cambiamento e raggiungere gli obiettivi del Green Deal i costi sono enormi: si tratta di rivoluzionare un intero sistema di produzione e di vita, oggi tutti largamente dipendenti dai carburanti fossili. La sfida è prioritaria e richiede ingenti investimenti da parte dell’Unione Europea, degli Stati membri e anche dei privati.

È necessario indirizzare gli sforzi finanziari e i capitali verso progetti sostenibili che siano in grado di rendere la nostra economia, le aziende e l’intera società più resilienti agli choc possibili, climatici e ambientali. Una lezione che abbiamo appreso dal Covid 19.

 

Un linguaggio sostenibile comune

La tassonomia dell’Unione Europea nasce proprio per dare un linguaggio comune e una definizione chiara e trasparente di cosa si intende per “sostenibile”, una guida oggettiva e scientificamente affidabile per determinare le attività sulle quali puntare per realizzare la transizione verde.

Il regolamento della Tassonomia, lo strumento previsto dal Piano d’azione sul finanziamento della crescita sostenibile (clicca qui per approfondire), è stato pubblicato nella Gazzetta ufficiale Europea il 22 giugno del 2020 ed è entrato in vigore a partire dal luglio seguente.

Ha introdotto i 4 criteri principali che un’attività economica deve avere per potersi definire “sostenibile”:

  • contribuire in modo sostanziale al raggiungimento di uno dei 6 obiettivi ambientali
  • non arrecare un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali
  • essere svolta nel rispetto delle garanzie minime di salvaguardia sociale
  • è conforme ai criteri di vaglio tecnico stabiliti dalla Commissione

Per approfondire è possibile consultare qui il documento della Commissione Europea

Gli obiettivi climatici e ambientali

Gli obiettivi climatici e ambientali fissati dalla Commissione Europea sono sei:

  • la mitigazione dei cambiamenti climatici
  • l’adattamento ai cambiamenti climatici
  • l’uso sostenibile e la protezione delle risorse idriche e marine
  • la transizione verso un’economia circolare
  • la prevenzione e il controllo dell’inquinamento
  • la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi

Si può quindi considerare ecosostenibile - come si può leggere nel Regolamento - un’attività economica che sceglie l’economia circolare, (art.13) ”utilizza in modo più efficiente le risorse naturali, anche attraverso la riduzione dell’uso delle materie prime primarie o aumentando l’uso di sottoprodotti e materie prime secondarie, utilizza misure di efficienza energetica e delle risorse; aumenta la durabilità, la riparabilità, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione; aumenta la riciclabilità dei prodotti, anche sostituendo o riducendo l’impiego di prodotti e materiali non riciclabili, in particolare nelle attività di progettazione e di fabbricazione; riduce in misura sostanziale il contenuto di sostanze pericolose;previene o riduce la produzione di rifiuti”.

Ottanta attività chiamate a un cambiamento profondo

L’attuale tassonomia fissa i criteri di un’ottantina di attività nei settori economici considerati più importanti per il raggiungimento della neutralità climatica, quelli che sono oggetto delle misure comprese nel pacchetto “Pronti per 55%” e che per primi sono chiamati a profondi (e costosi) cambiamenti.

I settori coinvolti sin dall’inizio sono:

  • energia
  • foreste
  • manifattura
  • trasporti
  • edilizia

Altri se ne aggiungeranno nei prossimi mesi: la tassonomia è un libro “vivente” in constante sviluppo, soggetta a revisione e controllo da parte della “Piattaforma della finanza sostenibile”.

Attraverso la Piattaforma, gli Stati, scienziati e politici contribuiranno a definire i contenuti della tassonomia anche alla luce dei progressi tecnologici.

 

Trasparenza e linguaggio unitario

La tassonomia non solo traduce gli obiettivi climatici e ambientali in criteri legati a specifiche attività economiche, offrendo un quadro di riferimento comune per tutti i Paesi europei, ma rappresenta uno “strumento di trasparenza” in quanto introduce veri e propri obblighi di trasparenza per imprese e prodotti finanziari quali la divulgazione obbligatoria per le aziende e per gli investitori, a cui chiede di rendere noto pubblicamente quanta parte delle loro attività è allineata ai contenuti della guida.

Questo secondo la UE “aiuterà a limitare la frammentazione del mercato, proteggerà dal greenwashing e funzionerà da acceleratore per i progetti già sostenibili e per quelli di transizione, e potrà aiutare ad aumentare gli investimenti di progetti verdi”.

Senza le attuali, spesso notevoli, differenze tra gli Stati, le aziende potranno evitare costosi adeguamenti alle diverse realtà nazionali; criteri comuni e armonizzati potranno incentivare i finanziamenti tra Paesi diversi.

 

Scelte più semplici per gli investitori

Maggiore chiarezza su cosa significa “sostenibile” faciliterà gli investitori nelle loro scelte, consentendo di comparare le opportunità e favorendo una maggiore fiducia. Anche i soggetti che non sono compresi nella tassonomia potranno beneficiare della maggiore informazione e l’adesione volontaria ai criteri e obiettivi ambientali permetterà di accedere a investimenti pubblici.

Insieme alla “Corporative sustainability reporting directive”, ovvero la direttiva sull’informativa della sostenibilità ambientale, la tassonomia rappresenta un efficace strumento per raccontare le proprie performance ambientali e le attività “virtuose” sempre più richieste dal mercato, sia in campo ambientale che sociale.

Come i vari sistemi di certificazione già in vigore in diversi campi, la tassonomia potrà infine pervenire alla creazione di veri e propri marchi che riconoscano la conformità dell’attività economica a livello europeo e mondiale.

Nel prossimo futuro la Commissione redigerà i criteri per altri settori economici mentre è in fase di completamento un sistema digitale che faciliterà l’individuazione dei criteri, selezionando per esempio l’attività economica di interesse.

La speranza ora è riuscire a intercettare quel tesoretto di 50 trilioni di dollari che aspetta di essere utilizzato per la decarbonizzazione, come afferma Larry Fink, il guru della finanza che gestisce il patrimonio di 10.000 miliardi di dollari del fondo BlackRock. Nella sua ultima lettera annuale ai Ceo, Fink scrive: “Ritengo che la decarbonizzazione dell’economia globale stia per creare la più grande opportunità di investimento della nostra vita. Le imprese incapaci di adattarsi, indipendentemente dal settore in cui operano, rimarranno indietro” (leggi anche qui).

“Con la disponibilità, senza precedenti, di capitale in cerca di nuove idee, gli operatori esistenti devono essere chiari circa il proprio percorso verso il successo nell’economia a emissioni zero”.

Il dilemma del nucleare

Le attività che non sono incluse nella tassonomia non sono necessariamente “dannose” per l’ambiente e non tutte le attività “verdi” sono incluse (ancora) nella guida. Ha suscitato un acceso dibattito e molta preoccupazione negli ambienti ecologisti la recente ammissione di alcune attività del settore gas e nucleare nel novero delle attività “ecosostenibili”.

 

“A rigide condizioni, specifiche attività legate a gas e nucleare” sono state incluse tra le attività annoverate nella tassonomia, considerandole in linea con gli obiettivi climatici e ambientali e utili alla transizione, dietro presentazione di accurate relazioni su loro utilizzo.

Mentre c’è chi sostiene che la decarbonizzazione deve passare attraverso l’energia nucleare per le basse emissioni prodotte (le più basse tra le fonti energetiche tradizionali) e chi ribatte che viene violato il criterio numero 2 (“non arrecare un danno significativo a nessuno degli obiettivi ambientali”, per le difficoltà di smaltimento delle scorie), “il collegio dei commissari - si legge sulla nota diffusa dall’Unione Europea - ha raggiunto un accordo politico sul testo, che sarà formalmente adottato non appena sarà stato tradotto in tutte le lingue dell’UE”.

Mairead McGuinness, commissario responsabile dei servizi finanziari, della stabilità finanziaria e dell’Unione dei mercati dei capitali, ha dichiarato: «L’UE si è impegnata a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e dobbiamo usare tutti gli strumenti a nostra disposizione per arrivarci. Aumentare gli investimenti privati nella transizione è la chiave per raggiungere i nostri obiettivi climatici. Oggi stiamo stabilendo condizioni rigorose per aiutare a mobilitare i finanziamenti per sostenere questa transizione, lontano dalle fonti di energia più dannose come il carbone. E stiamo aumentando la trasparenza del mercato in modo che gli investitori siano in grado di identificare facilmente il gas e le attività nucleari in qualsiasi decisione di investimento».

 

Per la transizione servono più di mille miliardi

Mobilitare le risorse necessarie per portare a compimento gli ambiziosi progetti del Green New Deal e contrastare la crisi climatica è ora una delle preoccupazioni maggiori per la Commissione Europea.

Lo scorso 22 dicembre 2021, la Commissione ha proposto tre fonti di entrate per allargare il budget UE per il clima, “risorse proprie” derivanti dalle entrate dello scambio di emissioni (ETS) (leggi anche qui), dal meccanismo di aggiustamento alle frontiere del carbonio dell’UE (CBAM), dalla quota dei profitti residui delle multinazionali.

I circa 68 miliardi di Euro previsti (a partire dal 2023) serviranno anche a finanziare il Fondo Sociale creato con il pacchetto “Pronti per il 55%”, destinato a sostenere i cittadini nello sforzo di adeguarsi ai nuovi standard di efficienza energetica.

I 68 miliardi si andranno ad aggiungere ai 1000 miliardi previsti nel Piano di Finanziamento Europeo per portare a compimento il Patto Verde: 503 miliardi dal budget UE, 114miliardi dai budget nazionali sotto forma di cofinanziamento e 279 miliardi da investimenti privati. Cento miliardi sono stati previsti per sostenere i territori più coinvolti nel processo di transizione, quelli più dipendenti dalle energie fossili come la Polonia, con il Meccanismo per la giusta Transizione.

Ma, sostengono gli analisti di “Bruegel”, i costi previsti e le cifre avanzate dall’Unione Europea non coprirebbero nemmeno 1/3 di quanto servirebbe realmente per realizzare quanto proposto nel pacchetto “Fit for 55”. Ci vorrebbero sistemi e incentivi per far esplodere l’interesse dei grandi investitori privati, occorrerebbero nuove regole per consentire agli Stati membri di spendere per la transizione senza accumulare debito, potrebbe essere necessario riscrivere il trattato, così come si è fatto a Maastricht, alla luce del Green new Deal, come scrive Maria Demertzis del gruppo di “Bruegel”.

L’obiettivo deve essere trovare fondi e realizzare la transizione verde, senza lasciare indietro nessuno.

Checklist

Due parole da ricordare

  1. Tassonomia

    sistema di classificazione “verde” delle attività economiche per scopi finanziari
  2. Ecosostenibile

    che risponde agli obiettivi climatici e ambientali secondo i 4 criteri della Tassonomia