I Campioni della sostenibilità made in Bergamo
Dal tessile alla chimica, dall’edilizia alle costruzioni, dall’agricoltura alla siderurgia: la missione di uno sviluppo sostenibile diventa sempre più la nuova sfida con cui le imprese sono chiamate a fare i conti. La priorità oggi è dare più attenzione al modo in cui si imposta il nuovo sviluppo economico. Per questo devono cambiare processi produttivi, puntando su innovazione, meno con ridotto o nullo impatto ambientale. I prodotti devono essere progettati non per essere buttati, al loro fine vita, ma per essere recuperati e trasformati in nuova materia prima per essere rimessi nel ciclo produttivo.
Da TenarisDalmine a Italcementi, da Radici Group alla Montello, dalla Siad alla Ing o alla Vanoncini fino ad arrivare alla Fecs o all’azienda agricola Agrigal e alle molte delle piccole imprese di Confartigianato Bergamo, il sistema industriale e imprenditoriale di Bergamo ha già cambiato rotta. Oggi può raccontare le sue esperienze di eccellenza della nuova economia.
E possono raccontarlo. Come hanno fatto nel primo evento pubblico sul territorio, venerdì scorso organizzato Skille-L’Eco di Bergamo in collaborazione con l’Ansa, l’agenzia giornalistica nazionale e supportato da Uniacque e Sacbo, presentando i nuovi modelli imprenditoriali per rilanciare le buone pratiche già adottate di uno sviluppo sostenibile, di un’industria che ha messo al centro l’efficienza dei processi e la sostenibilità dei prodotti.
Ri-usare, ri-ciclare, cancellare gli sprechi, ri-durre i consumi energetici, puntare su energia verde e fonti rinnovabili sono state le parole e i concetti che più si sono ascoltati nella serata dedicata ai nuovi percorsi del “Rinascimento sostenibile”.
Una platea di oltre 100 imprese ad ascoltare, altri 14 imprenditori a raccontare la loro leadership imprenditoriale sostenibile.
Una vetrina continua di eccellenze, raggruppate e presentate secondo quattro aree tematiche: “Alberi”, “Sole e aria”, “Ri-nascimento” e “Cooperazione”.
Storie che hanno permesso di conoscere come per Radici Group, azienda che da quindi anni pubblica il proprio bilancio sociale, essere sostenibili è una condizione imprescindibile. La circolarità dell’economia per il gruppo - che spazia dalla chimica, ai polimeri, ai filati - è nell’intero processo: dall’ecodesign all’utilizzo di risorse ed energia rinnovabili, è nell’attenzione all’impatto sull’ambiente e a prodotti che possano avere una seconda vita. Lo stesso approccio che ha trasformato la sfida alla sostenibilità come primo driver di innovazione nei materiali per le costruzioni e la ricerca come sviluppo di nuovi materiali cementizi. In edilizia e nel mondo dell’abitare sostenibile da Vanoncini a Ing fino a Fecs e la filiera specializzata delle imprese artigiane hanno portato la progettazione integrata, l’impiantistica strutturale e architettonica a diventare elemento e perno fondante della loro attività.
Ma ecco di seguito la storia in sintesi di ciò che caratterizza le strategie sostenibili delle 14 imprese riconosciute Campioni della sostenibilità sul territorio bergamasco.
1 - «Alberi», la natura al centro della produzione
RadiciGroup di Gandino
RadiciGroup: «Essere sostenibili è una condizione imprescindibile»
Che cosa insegnano gli alberi a un’impresa? Che cosa insegnano a Radici Group? Insegnano il ciclo della natura, la cura che rende assimilabile ogni passo: dal formarsi al crescere al morire per poi rigenerarsi. Per Radici Group, 22 sedi produttive in tutto il mondo e 3.100 dipendenti, essere sostenibili è una condizione imprescindibile. Lo era nel 2004 quando pubblicò il primo Bilancio Sociale, lo è oggi, se possibile, ancor di più. La circolarità dell’economia per il gruppo - che ha un portfolio di prodotti che spazia dalla chimica, ai polimeri, ai filati - è nell’intero processo: dall’ecodesign all’utilizzo di risorse ed energia rinnovabili, principalmente idroelettriche, è nell’attenzione all’impatto sull’ambiente e a prodotti che possano avere una seconda vita. Prodotti realizzati impiegando materie prime riciclate, che, dopo un processo di riciclo, si trasformano in polimeri ad elevate prestazioni, realizzati utilizzando biopolimeri derivati da materie prime rinnovabili non in competizione con le coltivazioni destinate all’alimentazione. Prodotti per i quali si impiega la tecnologia di tintura in massa, risparmiando notevoli quantità di acqua ed energia. L’impegno è un percorso, condiviso con gli stakeholders, che viene attuato attraverso l’innovazione di pensiero, che fa nascere l’innovazione di processo e di prodotto, attraverso la ricerca continua di nuove soluzioni.
Italcementi: «Innovazione per fare i conti con la sostenibilità»
Italcementi di Stezzano
Azienda bergamasca da oltre 150 anni leader nel settore dei materiali per le costruzioni, sta facendo i conti non da ieri con le sfide della sostenibilità, al punto che questa è oggi il principale “driver” di innovazione nel settore dei materiali per le costruzioni ed è al centro dell’attività di ricerca di Italcementi per lo sviluppo di nuovi materiali cementizi e soluzioni per le loro applicazioni.
Sono così nati negli anni prodotti unici, sia dal punto di vista della sostenibilità ambientale sia delle performance. Tra questi, il cemento fotocatalico disinquinante e autopulente a base del principio attivo Tx Active, in grado di ridurre l’inquinamento dell’aria, o il cemento drenante i.idro Drain, che consente di realizzare pavimentazioni che rispettano il ciclo naturale dell’acqua, permettendo la sua restituzione al terreno e riducendo il fenomeno dell’acquaplaning, con la capacità ulteriore di abbassare le temperature al suolo e attenuare l’effetto “isola di calore” tipico delle aree urbane. L’attenzione costante alla ricerca ha fatto nascere inoltre miscele cementizie per la stampa 3D, materiali “cool” per il risparmio energetico degli edifici, calcestruzzi al grafene conduttivi: prodotti sempre più intelligenti, dalle funzionalità implementate, in grado di dialogare costantemente con l’ambiente circostante, in maniera efficiente e sostenibile.
Vanoncini: «Il coraggio di investimenti che guardano al futuro»
Vanoncini di Mapello
«Trent’anni fa, 1989 una piccola azienda edile realizzò, a Bergamo in via Lapacano, una sopraelevazione di un’abitazione con il sistema costruttivo a secco, iperisolata e antisismica. Trent’anni fa era considerata una scelta eccentrica. È stato, invece, un grande investimento in termini di studio, di applicazione pratica operativa e se vogliamo di coraggio. Dopo quella realizzazione sono nate le altre che ci hanno consentito di fare un corretto monitoraggio, un controllo delle prestazioni e che hanno confermato la bontà della scelta. Da lì è partita una collaborazione con il Politecnico di Milano, che dura da vent’anni e che ha portato a scegliere il sistema a secco come perno fondante dell’attività. Oggi ci sono professionisti, ormai maturi da dieci, quindici anni, che sono stati i primi allievi al Politecnico di vent’anni fa. Si è ripresa un’antica sapienza costruttiva del Nord Europa, conosciuta anche in Lombardia nelle vecchie cascine frutto dell’architettura spontanea bergamasca della Bassa. Quelle cascine sono fatte con due sistemi costruttivi: tutte le murature pietra su pietra; tutto il resto, i solai, i tetti, perfino le pareti, sono fatti con il sistema “struttura e rivestimento”, perché era una struttura rivestita in legno o in coppi. Vanoncini ha ripreso quel sistema dal passato e lo ha rielaborato in chiave moderna. Sostituendo al legno l’acciaio e altri materiali. Il sistema non è il più moderno, è il più antico. Solo che l’uomo se l’è dimenticato.
Grifal: «Libereremo il mondo dal pericolo della plastica»
Grifal di Cologno al Serio
Addio plastica, è arrivato «cArtù», il re Artù tutto bergamasco del cartone. Lo ha inventato la Grifal, azienda di Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, cento dipendenti e mezzo secolo di vita, leader nel mercato delle soluzioni d’imballo. «cArtù» richiama il leggendario re e condottiero perché designa il cartone più grosso nel suo genere e suona come il nome dialettale.
«cArtù» è la reinvenzione del cartone ondulato, con una tecnologia che riduce di un terzo la quantità di carta necessaria per realizzare un foglio. Dalla tecnologia «cArtù» nasce la linea di prodotti “cushionPaper”, per rimpiazzare le plastiche come il film a bolle, il polistirolo, il poliuretano e i sacchetti d’aria. CushionPaper vince la sfida dell’eco-compatibilità rispetto agli altri prodotti per l’imballaggio: a parità di volume riduce le emissioni di CO2 e i problemi legati allo smaltimento, adempiendo alle esigenze di protezione, bloccaggio, riempimento e avvolgimento. Con cushionPaper i prodotti possono essere spediti anche in condizioni di trasporto difficili. È realizzato tramite un sistema produttivo che crea onde alte da 10 a 20 mm e genera il 50% di ondulazione in più rispetto al tradizionale cartone ondulato. La percentuale di materiale riciclato del cushionPaper rispetto al polistirolo passa dal 10 al 100 per cento, le emissioni di CO2 da 64 kg a 16 kg per m3, il costo a tonnellata per lo smaltimento da 18 a 2,8 euro. I prodotti cushionPaper sono in carta riciclata e riciclabile, perfettamente inseriti nel modello dell’economia circolare.
2 - «Sole e aria», l’energia di tutto il Pianeta
ING: «La progettazione integrata un punto di forza»
ING di Treviolo
Il sole è la più grande fonte di energia. E noi stiamo appena cominciando a sfruttarne una parte infinitesimale.
Lo sa bene la ING di Treviolo, in provincia di Bergamo, una società di ingegneria che opera nel settore dell’ambiente in più di 10 discipline specialistiche. All’Arese Shopping Center, nei pressi di Milano, ha curato l’installazione di un sistema fotovoltaico da 1,4 megawatt, con 8.300 pannelli, uno dei più grandi d’Europa. Uno dei principali punti di forza della ING è la progettazione integrata, impiantistica, strutturale e architettonica. Si occupa di impianti elettrici, centrali termiche, teleriscaldamento, cogenerazione e trigenerazionezione, solare fotovoltaico e termico, energia eolica e geotermica, mini idroelettrico, efficientamento per le pubbliche amministrazioni e i condomini. La specialità di ING è la riqualificazione energetica di grandi complessi, come quello nel Comune milanese di Lainate dove è stato rimosso tutto l’amianto, rifatta la copertura con l’installazione di un impianto fotovoltaico, riqualificata la centrale termica. Oppure al centro commerciale «Borgo Virgilio» di Mantova riqualificato con un progetto della ING che ha riconcepito interamente in funzione di efficientamento energetico la centrale tecnologica, le opere edili e la rete di teleraffreddamento e teleriscaldamento, le opere architettoniche, gli impainti di rinnovo dell’aria.
Effe Ci: «L’ossigeno un potente alleato contro l’inquinamento»
Officina Meccanica Effe Ci di Mozzanica
Sole e aria. L’ossigeno non è solo essenziale per il nostro respiro, ma è un potente alleato per ripulire l’inquinamento. Lo sanno alla Effe Ci di Mozzanica, in provincia di Bergamo. Nata come officina meccanica, dal 2004 ha deciso di mettere fine allo spreco di oli emulsionabili e liquidi lubrorefrigeranti, ideando il primo disoleatore a banda, il max band che permette il recupero delle emulsioni, quindi un riutilizzo nello spirito dell’economia circolare. I disoleatori max risolvono i problemi causati dalla presenza di olio e scorie nei fluidi di processo di diversi settori industriali come macchine utensili, lavaggio industriale, trattamenti termici e superficiali, trattamento delle acque.
I vantaggi sono tanti. La pulizia e il risparmio, perché il fluido dura più a lungo e smaltito in minore quantità. Inoltre il disoleatore è costruito per durare nel tempo e permette una usura tardiva del macchinario. E non ultimo una riduzione del rischio di irritazioni a carico dell’operatore e una migliore qualità dell’ambiente lavorativo. Gli ultimi due vantaggi sono garantiti dalla presenza di un sistema di ossigenazione ad aria compressa: immettendo aria nel fluido infatti si contrasta la formazione di batteri causa di muffe e cattivi odori. e il fluido risulta pertanto sanificato a beneficio dell’ambiente lavorativo e della salute degli operatori.
Barcella Elettroforniture: «Decisiva una cultura delle fonti rinnovabili»
Barcella Elettroforniture di Bergamo
La trasformazione energetica verso le fonti rinnovabili e l’efficientamento richiede la disponibilità di strutture, materiali e soprattutto di cultura tra gli addetti ai lavori. Barcella Elettroforniture è l’azienda più impegnata a Bergamo su tutti questi fronti. Distribuisce e installa impianti che costituiscono l’infrastruttura della trasformazione energetica e della fabbrica 4.0. Dice Guido Barcella, titolare dell’azienda: «Per noi il concetto dell’economia circolare è legato alle fonti rinnovabili. Oggi la crescita del fotovoltaico è spinta dalla riduzione dei costi. L’impianto abbinato a una batteria di accumulo consente di utilizzare l’energia elettrica generata dal fotovoltaico anche negli orari notturni in cui non c’è produzione. Un impianto può alimentare una stazione di ricarica di un veicolo elettrico con una presa bidirezionale. L’auto può ricevere energia e restituirla in ambito domestico qualora fosse necessario». Ma Barcella si preoccupa anche della cultura degli addetti ai lavori. Ogni biennio organizza una grande fiera a Bergamo interamente dedicata alla trasformazione energetica, che raccoglie oltre 5000 aziende.
«3-RI», i Campioni del «Ri-nascimento» sostenibile
TenarisDalmine: «Dai nostri scarti, materia prima per altri settori»
TenarisDalmine di Dalmine
RI! Quanti campioni di RI ci sono a Bergamo! Come TenarisDalmine. Oltre 2100 persone che fabbricano ogni anno 950 mila tonnellate di tubi senza saldatura, leader in Europa per i tubi di alta qualità per l’industria energetica, automobilistica e meccanica. TenarisDalmine utilizza come materia prima principale rottame di recupero: i prodotti finiti che escono dai suoi stabilimenti italiani hanno un contenuto minimo di materiale riciclato pari al 91,3%. Ma il RI di TenarisDalmine non è solo questo. Dal 2012, grazie alla marcatura Ce e alla registrazione Reach, tutta la scoria nera, derivante dal processo di produzione, è trattata e venduta con il marchio Ecograin come materiale da costruzione, per un totale di circa 400 mila tonnellate. Questa innovazione ha consentito di dimezzare la quantità di rifiuti prodotti dallo stabilimento di Dalmine e di evitare l’estrazione di oltre 200 mila tonnellate di inerti naturali.
E poi c’è l’acido borico. La realizzazione di un impianto innovativo, basato su una tecnologia sviluppata «in house», unica per la sua applicazione in ambito industriale, ha permesso, dal 2015, il recupero dell’acido borico presente all’interno del circuito delle acque industriali. Questo investimento ha consentito la vendita a tutt’oggi di oltre 180 tonnellate di acido borico puro al 99,6%, evitando la produzione di notevoli quantità di rifiuto e il risparmio delle risorse naturali necessarie alla produzione.
Fecs di Verdellino
Fecs: «Ri, non solo riciclo, ma anche ri-scaldamento»
Parliamo della Fecs, di Verdellino, in provincia di Bergamo. Il gruppo dell’imprenditore Olivo Foglieni si occupa della filiera di rivalorizzazione dell’alluminio, un metallo riciclabile all’infinito. Dal recupero dei rifiuti, con impianti in grado di separare l’alluminio da altri metalli e componenti, alla rivalorizzazione della materia prima attraverso la produzione di lingotti. Chiudendo il cerchio con l’impiego dell’alluminio recuperato per la produzione di radiatori pressofusi e di design per il riscaldamento domestico. Un gruppo perfettamente circolare, nel quale ogni azienda è complementare all’altra nel disegnare il percorso di riutilizzo dei materiali. Vengono così trattate circa 160 mila tonnellate di rifiuti metallici all’anno, estraendo da essi il 90% di materia prima, poi commercializzata o reimmessa nel proprio processo produttivo evitando sprechi, diminuendo il volume di scarti in circolazione, abbassando le emissioni di CO2 e puntando sul riutilizzo.
Laf: «Rigenerare è il nostro primo imperativo industriale»
Laf di Cologno al Serio
La Laf di Cologno al Serio, in provincia di Bergamo, è a pieno titolo un’azienda votata all’economia circolare. È specializzata nella rigenerazione di cisternette in plastica. Il nome tecnico è IBC. Con una capacità di circa mille litri, possono contenere liquidi di tutti i tipi, più o meno densi, dall’acqua agli acidi agli infiammabili. In Italia ce ne sono circa 1,2 milioni, e le cisternette rigenerate in circolazione sono circa 400 mila. Laf assorbe circa il 30% del mercato del rigenerato italiano. L’azienda Laf ritira le cisternette usate, verifica attraverso specifici test se sono riutilizzabili e riomologabili, le pulisce, le rigenera e le prepara per essere rivendute all’industria chimica. I contenitori non più utilizzabili vengono invece puliti e smantellati. La parte in plastica viene macinata e le scaglie di plastica che se ne ricavano vengono riutilizzate per la produzione di imballaggi industriali. Il telaio in ferro viene riutilizzato se possibile, oppure fuso per recuperare il metallo. Il pallet che forma la base di ogni cisternetta viene rigenerato.
Montello: «Un modello globale di economia circolare»
Montello di Montello
Ma l’azienda che ha fatto del RI il cuore del suo business raggiungendo qualità e dimensioni uniche in Europa è la Montello. Sorge su un’area industriale di circa 450 mila metri quadrati. Fino al 1995 era un’azienda siderurgica. Nel 1996 lo stabilimento è stato riconvertito al recupero e al riciclo di imballaggi in plastica e dei rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata che, in quel periodo, iniziava a diffondersi in Lombardia. La Montello passava così dalla «brown economy» alla «blue economy», valorizzando il rifiuto come risorsa, pensando già a un’economia circolare. Oggi la Montello dà occupazione a 650 addetti, mentre erano meno della metà, 320, al momento della chiusura dell’attività siderurgica. Nello stabilimento nel paese omonimo sono riciclate 200 mila tonnellate all’anno di imballaggi in plastica, da cui si ricavano nuovi manufatti, e 600 mila tonnellate all’anno di frazione organica dei rifiuti solidi urbani provenienti dalla raccolta differenziata, da cui si genera biogas utilizzato per produrre sia energia elettrica e termica sia biometano, recuperando anche l’anidride carbonica per uso tecnico industriale e producendo un fertilizzante organico di elevata qualità. Dall’ottobre 2017 l’azienda ha conseguito, tra l’altro, la Certificazione di sostenibilità del biometano prodotto per l’uso nell’autotrazione.
«4 - Cooperazione», contaminarsi con la tecnologia è motore di sviluppo
Siad: «Ricerca e poliedricità per ogni tipo di gas tecnico»
Siad di Bergamo
La Siad è una delle aziende più poliedriche e cooperative di Bergamo. La sua attività spazia dai gas speciali agli impianti per l’estrazione della CO2. Nei suoi laboratori si sperimenta di tutto, dalle pile all’idrogeno all’accelerazione delle bonifiche di suolo e aria, anche con collaborazioni con altre aziende. Ha 2000 dipendenti. Ad esempio Siad è presente alla Montello dove ha realizzato gli impianti di estrazione della CO2 per la produzione del biometano. Il gruppo chimico ha ricevuto, nei giorni scorsi, il premio di Federchimica per il progetto «Anidride carbonica eco-friendly» per il recupero della CO2 alla Solvay di Rosignano. L’impianto è nato con l’obiettivo di catturare la CO2 rilasciata durante i processi produttivi e riutilizzarla come materia prima, evitandone la dispersione nell’aria. Entrato in funzione nel 2018 a Rosignano Solvay, ha permesso di estrarre e liquefare l’anidride carbonica rilasciata nel sito, attraverso l’impiego di speciali tecniche e fluidi, il tutto a chilometro zero. La novità è stata l’introduzione di una speciale soluzione assorbente, in grado di estrarre in modo selettivo la CO2. Grazie a questa iniziativa sono recuperati fino a 5 mila chili all’ora di CO2 emessa, equivalenti a oltre 40 mila tonnellate all’anno. Inoltre il riutilizzo in loco della materia prima consente di risparmiare in trasporto, pari a circa un milione e 400 mila chilometri all’anno – duemila viaggi di duemila autocisterne – con una diminuzione di circa un milione di tonnellate di CO2. L’utilizzo diretto sul sito dell’anidride carbonica in forma gassosa evita anche la liquefazione necessaria per il trasporto e la successiva evaporazione. Il risparmio energetico si tramuta in un’altra riduzione di 7 mila tonnellate all’anno di CO2 equivalente.
Agrigal: «Lavorare e cooperare è un valore della terra»
Agrigal di Leffe
Agrigal, un’azienda agricola di Leffe, in provincia di Bergamo, ha fatto della cooperazione il cuore del suo modello di lavoro. Agrigal mette a disposizione di tutte le aziende agricole del territorio i macchinari di produzione di gallette di mais, l’essiccatoio, le seminatrici, i motocoltivatori. Normalmente un’azienda non mette a disposizione il suo know-how a favore delle aziende “concorrenti”, mentre Agrigal sì. Perché? Perché oggi se si vogliono rendere competitive le piccole aziende, contrastando l’avvento delle multinazionali, bisogna massimizzare l’utilizzo delle risorse. Agrigal produce gallette di mais conto terzi per tutte le aziende agricole del territorio che non possono permettersi di acquistare un impianto di produzione per la loro piccola produzione. Questa attività per molti vuol dire farsi concorrenza, ma per Agrigal significa dare la possibilità a tutti di presentarsi ai clienti con un ottimo prodotto lasciando al cliente di decidere quale azienda scegliere. Inoltre tutte le attrezzature utilizzate in azienda vengono periodicamente riparate e manutenute per far si che svolgano il loro lavoro fino a che l’usura lo permette. Non viene scartato nulla che possa essere riparabile o che non sia pericoloso per chi lo utilizza. In Agrigal non esiste la raccolta indifferenziata dei rifiuti. Tutti gli “scarti” di produzione vengono riciclati: carta, plastica, vetro, ferro, cartone, legno. Gli scarti di lavorazione delle gallette di mais (farine e gallette rotte) vengono ritirate dai contadini del territorio che li danno ai loro animali. In fin dei conti è un ritorno alla saggezza antica.
Settimana per l’energia: «Il primo passo per la cultura dello sviluppo sostenibile»
Confartigianato Imprese Bergamo
Ma se a Bergamo si sa qualcosa di economia circolare il merito è innanzitutto di Confartigianato che dal 2009 organizza la Settimana per l’Energia. Parliamo di 254 eventi, mille relatori, 46.700 partecipanti, tra i quali circa 18 mila studenti. La Settimana per l’Energia ha ottenuto, a Bruxelles, una “menzione” sul Libro Bianco del Comitato Economico e Sociale Europeo, come iniziativa virtuosa di uno Stato dell’Unione Europea. Dopo un decennio di sensibilizzazione, innanzitutto i piccoli imprenditori, sulla necessità, ma anche sull’utilità dell’economia circolare, le aziende possono passare dal dire al fare con le piccole azioni quotidiane legate all’operatività. «Bisogna farsi guidare dalla visione del futuro e non solo dal mercato», dice Giambellini, presidente di Confartigianato Bergamo. Nei cantieri edili, per esempio, si possono ottenere maggiori risultati dal recupero e dal riciclo dei materiali. Nel settore operano già imprenditori che, d’accordo con il cliente, riutilizzano i materiali recuperati, dimostrando come si possano conseguire, in questo modo, nuovi margini. Il futuro è il consumo di acqua: «Anche se ora non ne parla ancora nessuno – spiega Giambellini -, tra pochi anni l’indicazione del consumo di acqua per la produzione di un oggetto diventerà una regola. Come lo è già l’etichetta energetica per gli elettrodomestici». E grazie alla Settimana per l’Energia gli imprenditori bergamaschi saranno pronti.
- La sostenibilità di Bergamo in 14 storie d’impresa
- I Campioni della sostenibilità made in Bergamo
- 1 - «Alberi», la natura al centro della produzione
- 2 - «Sole e aria», l’energia di tutto il Pianeta
- «3-RI», i Campioni del «Ri-nascimento» sostenibile
- «4 - Cooperazione», contaminarsi con la tecnologia è motore di sviluppo