Sommario
Come raccontarsi
Volontario oppure obbligatorio?
Quello che raccontano i nomi
Costruire il Bilancio passo dopo passo
Tutti i contenuti che fanno la differenza
Così le piccole e medie imprese valgono di più
Checklist
Come raccontarsi
Attraverso quali strumenti l’azienda racconta di sé e dei risultati raggiunti?
Esistono gli strumenti di “pura” comunicazione, quali la brochure aziendale, il sito web aziendale, i canali social aziendali, ecc. che hanno il vantaggio di essere facilmente fruibili dal pubblico (clienti in primis), orientati a presentare il “meglio” dell’azienda, in ottica promozionale. Questi strumenti, benché utili, hanno il limite di essere costruiti secondo una logica di pura comunicazione, possono essere percepiti come auto-referenziali.
Esiste il bilancio d’esercizio che, pur indispensabile e necessario (in quanto obbligatorio per legge) documento di rendicontazione dei risultati economici generati e della situazione patrimoniale dell’azienda, mal si presta per essere utilizzato come strumento di “comunicazione”, almeno per due ragioni:
- Non è facilmente fruibile al lettore (dipendenti, comunità locale, clienti) in quanto costruito secondo logica contabile
- Il bilancio civilistico rendiconta solo una parte deirisultati generati dall’azienda, ovvero quelli di carattere economico-finanziario (costi, ricavi) e la solidità patrimoniale (dimensione dell’attivo e del passivo, patrimonio netto, ecc.) ed è rivolto quindi prevalentemente agli stakeholder “economici”. I dati di sintesi contenuti nel Bilancio di esercizio raccontano quindi solo una dimensione dell’azienda, trascurando gli impatti che l’azienda, in quanto attore sul territorio, genera sull’ambiente, sulla comunità locale, sui clienti, sui dipendenti.
Volontario o obbligatorio?
A oggi il bilancio di sostenibilità si caratterizza come documento volontario per la maggior parte delle aziende, sebbene il panorama della rendicontazione sia in grande evoluzione e abbia vissuto una fase di fermento negli ultimi due anni, a seguito della Direttiva europea 95/2014, recepita in Italia con il Decreto legislativo 254/2016.
Tale normativa ha reso obbligatoria la rendicontazione non finanziaria per le aziende quotate o emittenti titoli obbligazionari di grandi dimensioni (ovvero con numero di dipendenti superiore a 500, e che abbiano un fatturato annuo superiore a 40 milioni di euro o totale dello stato patrimoniale superiore a 20 milioni di euro, per le aziende del settore bancario-assicurativo con gli stessi criteri dimensionali). Sono quindi, circa 300 le aziende italiane soggette all’obbligo normativo di rendicontazione di informazioni non finanziarie.
Nell’ambito del non profit il panorama è variegato. Sono obbligate ad oggi a rendicontare le proprie attività e performance non finanziarie:
- Le organizzazioni non profit con ricavi superiori a 1 milione di euro (D. lgs 117/2016 -“Codice del Terzo Settore”)
- Le imprese sociali (D. lgs 155/2006)
- Le Fondazioni bancarie – Relazione di missione (D. lgs. 153/99)
- Le Cooperative sociali di alcune regioni italiane, quali la Lombardia, in cui è prevista l’obbligatorietà della rendicontazione per procedere all’iscrizione all’Albo regionale delle cooperative sociali (Deliberazione n° x / 3460 seduta del 24/04/2015), l’Emilia Romagna (LR 12/2014) e il Friuli Venezia Giulia (LR 20/2006)
A oggi, quindi, se certamente la quota di imprese e organizzazioni soggette ad obbligo è minoritaria, possiamo senza dubbio fare due considerazioni:
- La necessità di rendicontazione delle performance non finanziarie da parte delle aziende rientranti nel perimetro del Decreto legislativo 254/2016 genera un effetto “domino” sulle aziende ad esse collegate, per esempio sui fornitori di beni e servizi, che, rientrando nella catena di fornitura (supply chain), sono chiamate a rispettare specifici requisiti di sostenibilità ambientale e/o sociale.
- In secondo luogo, è presumibile che il perimetro di rendicontazione possa essere gradualmente ampliato.
È notizia di fine ottobre 2018 che il Congresso di Madrid ha approvato a larga maggioranza il progetto di legge di modifica del Codice di Commercio, della Legge sulle società di capitale e della Legge sulla revisione dei conti, per adeguarlo alla Direttiva europea 2014/95 sulle informazioni non finanziarie.
Una delle modifiche più importanti è riferita alle organizzazioni interessate dalla legge: in pratica la soglia di obbligatorietà si abbassa dai 500 dipendenti ai 250. Ovviamente è previsto un periodo di adattamento di tre anni per le aziende raggiunte dal nuovo obbligo.
Quello che raccontano i nomi
Perché si chiama “bilancio”? Perché è un documento consuntivo, che fa, appunto il “bilancio” dei risultati generati nell’anno precedente, grazie alle iniziative attivate in ambito sociale (dipendenti, fornitori, clienti, comunità locale) e in ambito ambientale ma non solo: il bilancio di sostenibilità racconta quali politiche ha attivato e quali obiettivi l’azienda si pone in ambito sostenibilità, descrive l’azienda, le sue attività, la mission e la vision, le regole di governo, le politiche di gestione di temi chiave quali l’anti-corruzione e la trasparenza.
Diverse sono le possibili forme di rendicontazione socio-ambientale:
1. Bilancio Sociale/di Sostenibilità
Documento con cadenza annuale di natura volontaria che rendiconta le iniziative e i risultati delle stesse in ambito economico, sociale, ambientale e di governance. Oggi nella pratica i termini Bilancio Sociale e Bilancio di Sostenibilità sono utilizzati come sinonimi; in realtà il bilancio sociale rendiconta solo le attività di natura sociale mentre il bilancio di sostenibilità amplia la presentazione alle dimensioni economiche, ambientali e di governance, rappresentando quindi un’evoluzione rispetto al primo.
2. Bilancio Sociale per gli Enti pubblici locali
Il Bilancio Sociale (annuale, di metà mandato o fine mandato) rappresenta l’estensione alle aziende pubbliche territoriali di quello che il Bilancio di Sostenibilità rappresenta per le aziende. Questo tipo di bilancio è uno strumento di trasparenza perché consente di far conoscere in modo chiaro i meccanismi alla base dell’operato dell’ente pubblico, le ragioni delle scelte, delle spese e delle priorità attraverso le quali i responsabili delle istituzioni esercitano il loro mandato, nonché i risultati raggiunti.
Elemento di valore del Bilancio Sociale, rispetto agli strumenti informativi già previsti ex-lege per l’ente locale, è rappresentato dall’opportunità di attivare un sistema strutturato di coinvolgimento degli stakeholder al fine di individuare gli ambiti di rendicontazione prioritari.
3. Bilancio integrato
Il Bilancio Integrato è una comunicazione sintetica che illustra come strategia, governance, performance e prospettive di un’organizzazione consentano di creare valore nel breve, medio e lungo periodo, nel contesto in cui essa opera.
È il risultato di un processo di comunicazione aziendale orientata a:
- fornire agli investitori un’informativa completa sugli aspetti finanziari e non finanziari (ambientali, sociali e di governance) con una prospettiva di breve, medio e lungo termine;
- integrare e connettere i tipici “silos” informativi aziendali: strategia, governance, modello di business, gestione del rischio, remunerazione, sostenibilità ecc.;
- allineare i processi di reporting interni ed esterni.
4. Bilancio di Sostenibilità di Settore
Il Bilancio di Settore segue le logiche dei Bilanci di Sostenibilità estendendo il perimetro di rendicontazione ad un intero settore o comparto. Questo per descrivere in maniera organica le politiche e le iniziative di sostenibilità prevalenti, pur con differenze derivanti dall’individuale modo di operare delle singole aziende.
Il Bilancio di Sostenibilità di settore intende quindi dare evidenza dell’impatto economico, sociale e ambientale generato a livello di sistema con l’obiettivo di promuoverne l’immagine e di attivare, all’interno del settore stesso, un processo di contaminazione positiva.
5. Dichiarazione non finanziaria (D. Lgs 254/2016)
Con il D. Lgs 254/2016, che recepisce in Italia la Direttiva 2014/95/UE, la pubblicazione di informazioni non finanziarie è obbligatoria a partire dall’esercizio 2017 per le aziende di interesse pubblico (aziende quotate, società di assicurazione, banche, ecc.) con più di 500 dipendenti che alla data di chiusura del bilancio hanno un attivo patrimoniale superiore a 20 milioni di euro o ricavi netti superiori a 40 milioni di euro e non sono parte di un gruppo di cui la “società madre” redige una Dnf consolidata. La Dichiarazione Non Finanziaria può essere un documento autonomo, inserita nella Relazione sulla gestione o essere inserita in un Bilancio di Sostenibilità.
Costruire il Bilancio passo dopo passo
Trattandosi, nella maggior parte dei casi, di un documento di natura volontaria, non esistono ad oggi obblighi sui contenuti e sul processo di rendicontazione.
Esistono però standard di riferimento che offrono indicazioni utili per strutturare il documento e, crediamo ancor più rilevante, per implementare il percorso di rendicontazione: i “Gri” standard, emanati dal Global Reporting Initivative, organizzazione non profit basata su un network internazionale, che promuove il reporting di sostenibilità quale strumento per consentire alle imprese alle organizzazioni di diventare più sostenibili e contribuire alla sostenibilità dell’economia globale.
Sintetizzando, gli standard offrono indicazioni per l’attivazione del processo di rendicontazione, utili non solo a declinare concretamente il percorso ma soprattutto a far sì che il documento sia esito di un processo strutturato di riflessione interna e di coinvolgimento dei portatori di interesse.
Il Gri ha pubblicato una guida dedicata alla Pmi che esplicita 5 fasi del reporting. Le ripercorriamo insieme:
1.Preparazione
Per avviare il percorso di rendicontazione socio-ambientale, è necessario prendere alcune decisioni che orienteranno il percorso:
- Individuare il team di progetto. Se la responsabilità del processo può essere affidata ad una sola persona, si ritiene opportuno l’attivazione di un team di progetto, composto da persone di aree funzionali diverse che possano contribuire allo sviluppo del progetto, ciascuno per le aree di competenza;
- Definire gli step del progetto, identificando tappe intermedie, output e tempi di realizzazione. In tale fase è opportuno riflettere sul documento atteso, in termini di adesione agli standard di rendicontazione, stile del documento, canali di comunicazione utilizzabili.
2.Collegamento/Coinvolgimento
La fase di collegamento/coinvolgimento è centrale perché il coinvolgimento degli stakeholder (portatori di interesse) consente di individuare i contenuti del Bilancio di Sostenibilità, andando a selezionare gli aspetti dell’attività di impresa considerati rilevanti dagli stakeholder.
Per decidere quali gruppi di stakeholder coinvolgere in tale fase è opportuno avviare all’interno una riflessione strutturata sulla rilevanza degli stakeholder per l’azienda. Si suggerisce quindi di stilare un elenco di portatori di interesse e di chiedere al team di progetto (o eventualmente a un gruppo più ampio di colleghi) di valutare la rilevanza degli stakeholder in oggetto.
Ne emergerà una “mappa degli stakeholder”
Nel report, questa mappa sarà rappresentata in una forma grafica di facile lettura. Ecco alcuni esempi.
Gli stakeholder più rilevanti per l’azienda potranno essere coinvolti nella selezione dei temi da rendicontare. Si costruirà quindi un elenco di possibili aspetti/temi di sostenibilità e si chiederà agli stakeholder chiave e al management di valutare la loro rilevanza. Si costruirà, in sintesi, quella che gli standard Gri definiscono Matrice di Materialità (dove materialità sta per rilevanza), che rappresenta un output intermedio di elevato valore nel processo di rendicontazione, in quanto orienta la definizione dei contenuti del documento.
La matrice di materialità di Barilla
«I temi materiali sono quelli che ragionevolmente possono essere considerati importanti nel riflettere gli impatti economici, ambientali e sociali dell’organizzazione, o che influenzano le decisioni degli stakeholder e che, pertanto, meritano di essere inclusi nel report» (Gri)
3.Definizione
Partendo dalla matrice di materialità, nella terza fase si andranno a definire nel dettaglio i contenuti del Bilancio di Sostenibilità.
Gli aspetti che saranno emersi come rilevanti saranno descritti attraverso:
- Indicazione delle politiche di gestione dello specifico aspetto
- Indicatori qualitativi
- Indicatori quantitativi
Gli Standard Gri forniscono, per ciascun aspetto di sostenibilità, un set di indicatori tra i quali è possibile selezionare quelli più appropriati per l’azienda.
4.Monitoraggio
Identificati i contenuti del Report e il cruscotto di indicatori collegato ai temi di sostenibilità emersi come materiali, si avvierà la fase di raccolta dati che rappresenta certamente la fase in cui la collaborazione interna è indispensabile. Si tratta infatti di veicolare ai “data owner”, ovvero ai responsabili di funzione, le richieste di informazioni circa gli aspetti da rendicontare.
5.Report
Le informazioni e i dati raccolti attraverso il coinvolgimento delle diverse funzioni aziendali verranno presentati all’interno del documento, con opportuni commenti interpretativi. Il report sarà articolato in capitoli corrispondenti ai temi rendicontati. In tale fase si interverrà anche sull’impostazione grafica per rendere il documento di facile lettura e di impatto comunicativo.
Tutti i contenuti che fanno la differenza
Presentato il processo di costruzione, veniamo a presentare i contenuti generalmente presenti in un Bilancio di Sostenibilità.
•L’azienda
Si tratta della parte introduttiva che descrive la struttura societaria dell’azienda, le dimensioni dell’organizzazione, le principali attività (marchi, prodotti e servizi) e i mercati serviti. Questo capitolo racconta al lettore la storia dell’azienda (solitamente con una “linea del tempo” che racconta gli avvenimenti più importanti), e descrive la mission e i valori che la guidano.
•Governance
Questo capitolo descrive la struttura di governo dell’organizzazione, i principi etici e le regole generali che caratterizzano le attività dell’azienda (inseriti ad esempio all’interno del Codice Etico aziendale), la composizione e le funzioni degli organi di governo quali il Consiglio di Amministrazione, gli strumenti di Governance e la gestione dei rischi generati e subiti.
•Dipendenti
All’interno del capitolo dedicato alle risorse umane si espongono le politiche aziendali e gli obiettivi futuri che riguardano la gestione del personale.
Tra gli indicatori più rendicontati, è prassi fornire una panoramica della composizione del personale (numero totale, per categorie, per genere, per tipologie contrattuali...) e il calcolo del turnover. Si descrivono inoltre i sistemi di incentivazione e di benefit, i programmi dedicati alla formazione e allo sviluppo dei dipendenti e la politica per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori.
•Comunità
È l’area dedicata alle azioni e ai progetti intrapresi dall’azienda verso il territorio e la comunità locale o internazionale (progetti di cooperazione) su temi che riguardano il sociale, la cultura, lo sport, la natura e la filantropia.
È possibile esprimere il contributo dell’azienda sotto forma di sponsorizzazioni elargite, descrivendo la natura, portata ed efficacia degli interventi per raccontare l’impatto sociale dell’azienda sulla comunità.
•Fornitori
In quest’area si descrive la politica degli approvvigionamenti, presentando i principali fornitori dell’azienda suddivisi per categoria, tipologia e localizzazione geografica.
È interessante specificare se vengono messi in atto dei criteri di selezione ambientale e sociale dei fornitori (quali la sottoscrizione al codice etico, a misure di tutela dei lavoratori e dell’ambiente e ad altre iniziative che riguardano la sostenibilità della catena di fornitura). Come pure se vengono attuate iniziative di sensibilizzazione dei propri fornitori ai temi della Responsabilità sociale.
•Clienti
È l’area in cui l’azienda descrive le attività di coinvolgimento e ascolto dei suoi clienti, riportando i dati di accesso ai servizi di customer care e la gestione dei casi di contenzioso e dei reclami su prodotti e servizi erogati.
•Ambiente
All’interno dell’area ambientale l’azienda descrive le proprie performance in relazione ai consumi energetici, idrici, e alla gestione dei rifiuti, specificando le politiche adottate e le azioni di misurazione e miglioramento del proprio impatto sull’ambiente, la presenza di eventuali sistemi di gestione ambientale e le certificazioni conseguite. Le analisi più approfondite riportano una descrizione degli impatti ambientali lungo tutto il ciclo di vita del prodotto, comprendendo le emissioni di gas a effetto serra legate al parco auto aziendale e alla logistica e ponendosi obiettivi di carbon neutrality (zero emissioni) adottando pratiche di compensazione.
•Performance economica
In questo capitolo si presenta il prospetto economico-finanziario dell’azienda, proponendo i principali indicatori economici relativi all’esercizio concluso e calcolando il valore economico direttamente generato e distribuito agli stakeholder esterni e interni.
Così le piccole e medie imprese valgono di più
Come si accennava, il Bilancio di Sostenibilità è concepibile sia come uno strumento di gestione interna che di comunicazione, per cui il suo valore è declinabile sia all’interno dell’azienda che all’ esterno.
Con riferimento ai benefici interni:
- l’identificazione degli ambiti di rendicontazione “materiali” è a nostro avviso tappa cruciale anche per la definizione di una strategia di sostenibilità: il percorso di rendicontazione, quindi, consente anche di “mettere a fuoco” gli ambiti su cui puntare e investire in ottica strategica;
- Il Bilancio di Sostenibilità, offrendo una mappatura aggiornata degli ambiti di intervento e dei risultati raggiunti in ciascun ambito, consente di evidenziare i punti di forza e di debolezza dell’azienda e valutare eventuali aree di miglioramento;
- Il Bilancio di Sostenibilità rappresenta uno strumento di coinvolgimento per i dipendenti, i quali possono essere ingaggiati nello sviluppo del percorso. Proprio loro rappresentano inoltre il primo destinatario del documento, la cui lettura può favorire l’accrescimento della motivazione, dell’attaccamento all’azienda.
Con riferimento ai benefici esterni, il Bilancio di Sostenibilità è senza dubbio uno strumento mirato a migliorare la reputazione aziendale e creare fiducia. La costruzione del documento secondo un percorso rigoroso consentirà di allontanare i dubbi circa una possibile operazione di “green-washing” (il trasmettere cioè informazioni non corrispondenti totalmente al vero). Il processo crea valore in sé in quanto il coinvolgimento degli stakeholder consente all’impresa di attivare un dialogo con i propri stakeholder (clienti, fornitori e via dicendo) presentando l’azienda da una prospettiva diversa.
L’orientamento alla trasparenza potrebbe, inoltre, facilitare i rapporto con gli istituti di credito e quindi il reperimento di fonti di finanziamento. In ultimo, considerato che ad oggi la rendicontazione socio-ambientale non è diffusa tra le piccole e medie imprese, il Bilancio di Sostenibilità potrebbe rappresentare una leva di differenziazione, una leva di vantaggio competitivo rispetto ai competitor per esempio, per accreditarsi come fornitori di grandi imprese orientate alla sostenibilità.
In estrema sintesi, il Bilancio di Sostenibilità, se costruito seguendo un percorso che passa attraverso l’individuazione dei temi più rilevanti e il coinvolgimento degli stakeholder, genera un concreto valore per l’azienda non solo in termini di reputazione e relazione con gli stakeholder ma anche in termini di consapevolezza interna su risultati raggiunti e obiettivi da perseguire.
Caso di eccellenza in tema di rendicontazione della sostenibilità è Monnalisa, azienda di medie dimensioni che produce abbigliamento per bambini
Checklist
Verifica l’obbligatorietà
Verifica se per la tua tipologia di azienda il Bilancio di Sostenibilità sia obbligatorio, ma se non lo fosse affrontalo ugualmente
La forma più consona
Ci sono diverse forme e modalità di Bilancio: scegli quella più consona alla tua strategia e seguila fino in fondo
Individua il team
Per prima cosa individua il team di progetto e le fasi
Chi coinvolgere
Fai una riflessione strutturata all’interno per decidere quali gruppi di stakeholder coinvolgere
I contenuti
Definisci i contenuti: con aspetti quantitativi, ma anche qualitativi
Cosa trasmettere
Chiedi ai responsabili di funzione i dati da trasmettere nel Bilancio
Facile lettura
Inseriscili in modo che siano di facile lettura
Controlla i contenuti
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