Le mosse per un’azione europea
L’Italia si affretta a trovare alternative al gas russo con un piano in tre mosse, a breve, medio e lungo termine. L’Europa mette in campo un suo programma di azione comune per «un’energia più sicura, più sostenibile e a prezzi più accessibili» proprio per affrancare i paesi europei dai combustibili fossili della Russia ben prima del 2030. E si comincia con il gas, premessa necessaria anche per l’Italia, visto che ad oggi il gas russo garantisce al nostro paese circa il 40% dell’import.
Presidente del Consiglio dei ministri italiano
L’Italia gioca ancora più d’anticipo proprio per reggere l’impatto della guerra sul fronte energetico con un piano che proprio oggi alla Camera, il premier Draghi spiegherà più nel dettaglio dopo l’annuncio di ieri e che riguarderebbe obiettivi specifici, a cominciare dal voler calmierare il prezzo del gas e sganciarlo, in ogni caso, da quello dell’energia elettrica puntando su altre fonti di approvvigionamento.
Ministro della Transizione ecologica
Il ministro della transizione energetica, Roberto Cingolani, è stato più preciso, annunciando che la dipendenza dal gas russo potrebbe affrancarsi «in 24-30 mesi» e fra le strade da percorrere accelera su quella dei rigassificatori. Al momento, ha spiegato il ministro «ne abbiamo tre che vanno al 60% della loro capacità di esercizio, e possono essere a breve portati a un’efficienza superiore, quindi produrre più gas. Dopodiché già per metà di quest’anno installeremo un primo rigassificatore galleggiante».
La corsa all’indipendenza del gas vedrà anche aumentare l’acquisto di Gnl (gas naturale liquefatto) e come primo passo verosimilmente arrivare al largo delle coste italiane una nave metaniera: «Hanno la fortuna di essere mobili questi oggetti quindi si mettono in prossimità delle tubazioni e possono trasformare in mare il gas liquido e poi costruiremo altre infrastrutture nei prossimi 12-24 mesi» ha spiegato Cingolani.
La strategia del governo include naturalmente anche le fonti di energia rinnovabile su cui “stiamo accelerando come non mai» anche se il gas rimane «un utile combustibile di transizione» aveva già annunciato il premier Draghi. Mentre non se ne parla di riaprire vecchie centrali a carbone «la spesa non vale l’impresa» mentre «si potrebbero mandare a pieno regime le due centrali principali ancora in funzione: Brindisi e Civitavecchia» ha affermato Cingolani che guardando all’Ambiente ha rilevato che «la quantità di gas è la stessa che bruciamo oggi, può cambiare il metodo o l’infrastruttura ma non ne bruceremo di più” assicurando che «garantiremo comunque il percorso di decarbonizzazione al 55%».
Ultimo dato legato alle incertezze della crisi Ucraina e dei prezzi e che piomba sull’industria, sempre più stretta nella morsa degli aumenti delle materie prime. I nuovi segnali sono di preoccupante cedimento, l’Istat, già a gennaio, stima che l’indice destagionalizzato della produzione industriale diminuirà del 3,4% rispetto a dicembre. Nella media del trimestre novembre-gennaio il livello della produzione diminuisce dello 0,5% rispetto al trimestre precedente. Cali congiunturali in tutti i comparti: crollano l’energia (-5,2%), i beni di consumo (-3,6%), i beni intermedi (-3,4%) e, in misura meno rilevante, i beni strumentali (-1,6%). La prospettiva qundi si fa ancora più difficile. Anche se – precisa l’Istat - oggi è ancora difficile stimare quale sarà l’impatto complessivo della crisi Russia-Ucraina sull’economia italiana, così come è complesso ipotizzare anche gli effetti delle sanzioni finanziarie ed economiche decise dai paesi occidentali. Al momento, però «è possibile valutare l’impatto dello shock sui prezzi dei beni energetici rispetto a uno scenario base – spiega l’Istat in una nota -. Utilizzando il modello macroeconomico dell’Istat MeMo-It, il confronto evidenzia un effetto al ribasso sul livello del Pil nel 2022 di 0,7 punti percentuali».
Capo economista di Intesa sanpaolo
Tenendo anche conto che, sull’altro versante, come ha spiegato il capo economista di Intesa Sanpaolo, Gregorio De Felice, nel corso di un webinar organizzato dall’Ispi «vediamo una imminente crisi economica in Russia con una pesante recessione. Una recessione da un minimo del 6-7% fino al 15%. Quindi sarà molto pesante». Con le sanzioni vediamo gli effetti «sul rublo che ha avuto una forte svalutazione e sul canale finanziario. C’è poi tutto il tema dell’energia. Gli impatti saranno molto forti», ha concluso De Felice.
Un dossier presente sul tavolo della Commissione europea dal primo giorno del conflitto in Ucraina. E che proprio questa mattina ha deciso di proporre un piano, definito REPowerEU, per affrancare l’Europa dai combustibili fossili russi, anticipando quel termine fissato dal New Green Deal del 2030 già a fine anno. L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, ha ovviamente esercitato una pressione notevole, anche sotto forma di “sanzione”.
Presidente della Commissione Europea
Il piano, entrando nel dettaglio delle misure, delinea gli interventi da prendere per rispondere come priorità all’aumento dei prezzi dell’energia e, in seconda battuta, a ricostituire le scorte di gas per il prossimo inverno. Passaggio centrale del piano REPowerEU è arrivare a diversificare le fonti di approvvigionamento di gas, accelerare la diffusione di gas rinnovabili e sostituire il gas nel riscaldamento e nella produzione di energia, rendendo così possibile ridurre di due terzi la domanda dell’Europa di gas russo entro dicembre 2022. Kadri Simson, commissaria europea per l’Energia, ha spiegato che “per le restanti settimane di quest’inverno l’Europa dispone di quantità di gas sufficienti, ma dobbiamo ricostituire urgentemente le riserve per il prossimo anno. La Commissione, guidata dalla presidente Ursula von der Leyn proporrà pertanto che entro il 1º ottobre gli impianti di stoccaggio di gas nell’Ue siano riempiti almeno al 90%». È stata inoltre delineata “la regolamentazione dei prezzi, gli aiuti di Stato e le misure fiscali – ha precisato ancora Simson - per proteggere le famiglie e le imprese europee dall’impatto dei prezzi eccezionalmente elevati».
Misure su prezzi energia e stoccaggio del gas
La Commissione europea intanto ha rilanciato l’ipotesi di limitare l’impatto dell’impennata del gas sul costo dell’energia elettrica anche introducendo limiti temporanei ai prezzi della materia prima. E il Consiglio ha dato il via libera al rafforzamento delle sanzioni contro la Russia e la Bielorussia ma senza toccare il settore dell’energia.
Sul fronte economico, inoltre, i commissari Valdis Dombrovskis e Paolo Gentiloni, intervenendo oggi all’Europarlamento, hanno riconosciuto che la guerra in Ucraina porterà un aumento dell’inflazione, una maggiore pressione sui prezzi dell’energia e dei prodotti alimentari e una volatilità del mercato. Quindi la crescita sarà inferiore al 4% inizialmente previsto per quest’anno.
Dati da cui si inizierà a esaminare il pacchetto di misure della Commissione che prevede una serie di possibilità per i paesi membri, appunto, di regolamentare i prezzi in circostanze eccezionali e definire le modalità con cui gli Stati membri possono redistribuire ai consumatori le entrate derivanti dagli elevati profitti del settore energetico e dallo scambio di quote di emissione.
Famiglie, ma anche imprese: prevista la possibilità di fornire sostegno a breve termine alle imprese colpite dai prezzi elevati dell’energia e di contribuire a ridurne l’esposizione alla volatilità dei prezzi dell’energia a medio-lungo termine. Da qui, annuncia la Commissione, la necessità di applicare un nuovo quadro temporaneo di crisi per gli aiuti di Stato che consenta di fornire aiuti alle imprese colpite dalla crisi, in particolare quelle più energivore. In questo senso, fra gli interventi, anche la possibilità di adottare misure di emergenza per limitare il contagio dei prezzi del gas sui prezzi dell’energia elettrica: verranno stabiliti limiti di prezzo temporanei.
REPowerEU, stop al gas russo prima del 2030
Due i pilastri della strategia: diversificare gli approvvigionamenti di gas, grazie all’aumento delle importazioni (Gnl e via gasdotto) da fornitori non russi. Ma anche aumentare i volumi di produzione e di importazione di biometano e idrogeno rinnovabile. Secono passaggio, ridurre più rapidamente l’uso dei combustibili fossili nell’edilizia, anche abitativa, nell’industria e a livello di sistema energetico grazie a miglioramenti dell’efficienza energetica, all’aumento delle energie rinnovabili e all’elettrificazione e superando le strozzature infrastrutturali.
Secondo le stime della commissione e in coerenza con il pacchetto «Pronti per il 55%» (Fit for 55) ridurrebbe già il consumo annuo di gas fossile del 30%, l’equivalente di 100 miliardi di metri cubi entro il 2030. Con le misure previste dal piano REPowerEU si potrebbe eliminare gradualmente l’utilizzo di almeno 155 miliardi di m3 di gas fossile, equivalenti al volume importato dalla Russia nel 2021. Quasi due terzi di tale riduzione possono essere conseguiti entro un anno, ponendo fine all’eccessiva dipendenza dell’Ue da un unico fornitore.
Dati, numeri, interventi e il perimetro del contesto
Il primo dato è l’accelerazione che la transizione energetica - verso l’energia pulita e una indipendenza energetica da fornitori inaffidabili - e già in decollo non senza problemi, ha subito proprio in seguito alla nuova realtà del mercato dell’energia.
I secondo dato fotografa la realtà della dipendenza energetica: l’Europa importa il 90% del gas che consuma e la Russia fornisce circa il 45% di tali importazioni, in percentuali variabili tra i diversi Stati membri. Dalla Russia provengono anche circa il 25% delle importazioni di petrolio e il 45 % delle importazioni di carbone. Negli ultimi mesi 25 Stati membri hanno adottato misure per alleggerire le bollette energetiche di oltre 70 milioni di famiglie e di diversi milioni di microimprese e piccole e medie imprese.