Dall’1 giugno tribunale unificato
L’Europa avrà un sistema unico per l’acquisizione dei brevetti dal prossimo 1 giugno. La richiesta di rendere omogenee e snellire le pratiche relative alla proprietà intellettuale è arrivata dalla Germania già nel 2012. Solo recentemente è stata accolta dalla Commissione europea, che ha ratificato l’accordo sul tribunale unificato dei brevetti, estendendo alla proprietà intellettuale dei prodotti la procedura già esistente per i marchi.
Per le imprese significa che ci sarà uno sportello unico per ottenere e far rispettare la tutela brevettuale in Europa. Ciò renderà sia l’ottenimento sia la tutela dei brevetti molto più semplici, trasparenti e accessibili. Il nuovo tribunale unificato permetterà di far rispettare i brevetti – non solo quelli nuovi unitari ma anche quelli europei non unitari – negli Stati membri partecipanti in modo centralizzato, aumentando la certezza del diritto e migliorando la competitività complessiva delle imprese.
Non solo. Ci sarà anche un abbattimento dei costi, come spiegano dall’Ufficio brevetti e marchi della Camera di Commercio di Bergamo: «La possibilità di registrare un brevetto europeo esisteva già. Occorreva, però, una registrazione per ogni Paese, con le conseguenti traduzioni che alzavano i costi per le aziende». Il nuovo sistema brevettuale unitario contribuirà a promuovere la ricerca e l’innovazione nell’Ue, un aspetto essenziale per sostenere, per esempio, la transizione ecologica e quella digitale.
Nel frattempo l’Ufficio europeo dei brevetti e il tribunale unificato dei brevetti hanno già avviato una serie di misure transitorie per aiutare gli utenti a sfruttare il nuovo sistema nel migliore dei modi. Invariata la durata del brevetto: resterà di vent’anni sia a livello nazionale che europeo o internazionale, senza possibilità di rinnovo. Così come i tempi di concessione che, date tutte le verifiche del caso, richiedono circa 24 mesi. Resta attiva l’opzione Pct, ovvero il trattato di cooperazione in materia di brevetti, a cui oggi aderiscono 157 Stati contraenti, che permette di depositare un’unica domanda internazionale all’Ufficio ricevente di uno degli Stati membri, anziché domande nazionali e regionali ai diversi uffici competenti.
Nella Bergamasca richieste in crescita
Nel 2022 Bergamo ha contato 85 domande di brevetto e 609 marchi, tornando ai valori prepandemici e segnando il ritorno della richiesta di tutela della proprietà intellettuale. Il calo osservato dalla Camera di Commercio nel biennio 2020 - 2021, infatti, è stato completamente recuperato, superando definitivamente il tonfo del 2021 di soli 64 depositi. Per quanto riguarda i settori di competenza, un terzo dei brevetti depositati a Bergamo nel 2022 riguarda la logistica (29%). Seguono l’ampia categoria delle necessità umane (25%), l’ingegneria meccanica (15%), le costruzioni fisse (13%), la chimica e la metallurgia (11%), mentre il tessile rappresenta il fanalino di coda con solo l’8%.
I dati rispecchiano l’andamento nazionale: alcuni settori hanno superato i picchi degli anni più difficili della pandemia. I brevetti in ambito logistico, per esempio, sono in lieve calo rispetto all’exploit del 2021, così come il campo delle necessità umane, dal medicale ai servizi, segna un ritorno a livelli più consueti dopo il picco del 2020. In risalita, invece, sono costruzioni, meccanica, tessile e carta che, con andamenti più costanti dal 2015 ad oggi, stanno recuperando terreno rispetto agli anni passati. In lieve calo le domande di chimica e metallurgia, che hanno registrato, però, una certa costanza anche durante la pandemia. Il dato numericamente più abbondante tra i titoli di proprietà industriale resta quello relativo ai marchi. Nel 2022 in provincia di Bergamo ne sono stati depositati 609, mostrando una costante tendenza all’aumento negli ultimi sette anni.
Le nuove tecnologie il settore in crescita
La Camera di Commercio di Bergamo rileva un aumento dei brevetti nell’ambito dell’intelligenza artificiale, «tecnologia nella quale tutti i principali gruppi industriali, anche sul nostro territorio, stanno concentrando budget con cifre significative», come spiegano gli esperti dell’ente camerale. Nello specifico non si tratta tanto di creazione di software dedicati all’intelligenza artificiale, ma dell’adozione di queste nuove tecnologie all’interno dei nuovi prodotti.
Rispetto a questo aspetto, spiegano ancora i referenti della Camera, esistono problemi legati ai tempi della burocrazia, che non coincidono con quelli, molto più veloci, dello sviluppo della tecnologia, come già evidenziato da fenomeni come le chat di intelligenza artificiale che, appena immesse sul mercato, hanno registrato un notevole numero di aggiornamenti rilasciati in poche settimane.
Università di Bergamo
L’aumento dei brevetti in intelligenza artificiale sarà una tendenza costante?
«Se ne parla già da tempo. In passato proprio il tema della proprietà intellettuale su questi prodotti è stato molto dibattuto. Ci sono, infatti, brevetti e articoli scientifici scritti interamente dall’intelligenza artificiale che provocano diatribe legali rispetto alla possibilità di poter accettare come inventore un software o un algoritmo».
Il brevetto potrebbe andare a una mente artificiale?
«Fino ad ora non è stato possibile. Ma occorre razionalizzare il procedimento e definire un’identità virtuale oltre che fisica a cui poter assegnare una proprietà intellettuale con una tutela del copyright, diverso dai brevetti, che protegge le invenzioni».
Anche il copyright è a rischio?
«Sì, ma non tutti ne sono consapevoli perché si tratta di temi nuovissimi. Il copyright è l’unico vero limite di fronte all’avanzata inarrestabile di queste tecnologie. Se un’azienda mette in rete, per esigenze di brevetto o condivisione, documenti creati negli anni, per interessi superiori di addestramento degli algoritmi di AI possono essere usati, con la conseguente perdita del controllo della proprietà intellettuale».
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