Il fiume Serio scorre proprio sotto i cancelli della fabbrica. Un paio di pescatori, stivaloni verdi, sono già immersi fino alla coscia. Da sopra il ponticello che unisce le due sponde del paese si vedono nel’acqua freddissima due grosse trote gironzolare intorno alle lenze. Ma non abboccano, ancora. La giornata è freschissima, il sole non è ancora spuntato da dietro il Pizzo Coca.
Alza il cofano della sua auto, una Mercedes M43. «Vede questo motore, il turbo è stato prodotto da noi, a Ponte Nossa. Poi è stato inviato a Cernusco Lombardone per essere assemblato dai giapponesi della IHI, spedito negli Usa dove viene montato sull’auto e, quindi, rispedito in Europa sul mercato di destinazione. Ed eccolo qui. Il turbo è tornato a Ponte Nossa. Ecco, si vedono i sigilli e il logo delle Officine Meccaniche di Ponte Nossa, la mia azienda».
Titolare e General Manager delle Officine Meccaniche di Ponte Nossa
Scherza un po’ perché sembra fantasia.
In realtà Gianluca Capelli, titolare ed espressione della famiglia che controlla l’azienda e General manager di Officine Meccaniche di Ponte Nossa, azienda si snoda accompagnando il Serio verso valle su oltre , vuole sottolineare così quanto siano pionieri le industrie e gli imprenditori del territorio: «L’innovazione, la capacità tecnologica non è prerogativa solo di un settore. O di una zona geografica. La tendenza al cambiamento, a porsi ogni giorno davanti a una sfida è una cultura di molte aziende del nostro territorio. Il vero problema è che si conosce troppo poco del grande valore che c’è dentro ad ognuna di loro: si sa troppo poco dei veri cambiamenti fatti nei processi produttivi e nei prodotti, nella ricerca e nell’uso dei materiali, nella capacità di progettazione, nel design e perfino di come è profondamente cambiata l’organizzazione aziendale».
Quality Manager di Officine Meccaniche di Ponte Nossa
Al fianco di Capelli, siede il Diego Figaroli, Quality manager dell’azienda, ingegnere arrivato in Val Seriana dopo oltre dieci anni di Brembo. «Nemmeno io avrei mai sospettato una realtà industriale così avanzata. Ma ciò che ci sorprende di più e di cui ci rendiamo sempre più conto è che nemmeno i ragazzi del territorio, i giovani che stanno studiando per il loro futuro, spesso conoscono il valore che si crea qua dentro e le opportunità reali di occupazione grazie all’alta specializzazione delle lavorazioni e della produzione. Lo abbiamo verificato sul campo: negli ultimi tre anni abbiamo “buttato nella mischia” della prima linea sei ragazzi tra ufficio Qualità, ufficio tecnico e settore commerciale. Ebbene, oggi tutti sono entusiasti. Chi entra qua, prende consapevolezza di quanta competenza e tecnologia esiste, di quanta possibilità di crescita ha davanti e si stabilizza. Finora è sempre stato così in questa azienda».
La specializzazione e le competenze di un’impresa del territorio hanno dimostrato quanta densità di valore ci sia nelle aziende manifatturiere. A volte ancora troppo sconosciuta
In più c’è il fascino del mondo delle macchine. È un mondo che gioca un ruolo non secondario su un giovane. Lo spiega molto bene Andrea Seghezzi, in azienda da quasi 30 anni, è responsabile del reparto Tecnico. Seghezzi è la prima persona che in azienda si prende in carico e cura dei nuovi ragazzi quando diventano operativi, dietro una linea. «Lavorare per il settore automotive, è l’occasione che ti consente di conoscere in anticipo tutte le novità industriali e tecniche del mercato. E questo è già un forte elemento di interesse e attrattiva per questi giovani. Sentir parlare di motori, della loro composizione, di come stanno evolvendo, essere chiamati per aiutare a progettarli e alla fine vederli nascere - spiega Seghezzi - è un’opportunità enorme e affascinante. Oggi noi siamo già impegnati sui modelli Euro 7. Figuriamoci per un giovane essere qui, partecipe e protagonista, della prototipazione di un motore che uscirà fra qualche anno. È sicuro motivo di orgoglio».
Dalla teoria alla realtà. Figaroli appoggia sul tavolo un modello di motore turbo. Si capisce subito che è un pezzo particolare. «Questo è il primo modello al mondo di motore turbo sei cilindri tutti in linea, non è ancora sul mercato. E non esistono altri prototipi. Lo abbiamo messo a punto qui, qui abbiamo sviluppato le macchine per produrlo, e qui lo abbiamo prodotto. Abbiamo sostenuto un investimento di 7 milioni, e qui oggi abbiamo la prima e unica linea al mondo interamente 4.0 che crea questo motore, gli operai dedicati sono tutti specializzati, lavorano su portali digitali, controllano ogni dato in ogni istante anche dallo smartphone, raccolgono ogni tipo di informazione, verificano in tempo reale la perfetta qualità del prodotto, registrano cosa non va e quali sono i difetti emersi, le irregolarità, i pezzi scartati, se la linea è ferma e il motivo. Questa è l’eccellenza del nostro lavoro».
Nasce in Valle Seriana la prima linea al mondo di turbocompressore di nuova generazione con un sistema 4.0 interamente robotizzato
Capelli alza il blocco con le mani, lo gira e lo soppesa. È prodotto in una super-lega particolare, altamente resistente. Quella lega è il risultato di una ricerca continua faccia internamente e con una costante collaborazione con le case automobilistiche. Il risultato: in pochi anni si è passati dagli 800 gradi interni alla camicia di combustione del motore agli attuali 1.200 gradi, questo per resistere alla temperatura del flusso interno di un compressore come questo.
«Significa minori consumi e un bassissimo impatto ambientale: l’efficienza del carburante - spiega Capelli - è migliorata fino al 20% perché queste configurazione non deve attendere l’accumulo di gas di scarico per far girare il turbo a giri ottimali. Non solo: le emissioni di particolato saranno tagliate fino al 75%. Le regole Ue diventeranno sempre più rigorose, ma queste vetture rispetteranno perfettamente gli standard potranno essere guidate anche nelle zone a traffico limitato. Lo ripeto: tutto ciò è stato realizzato qui, a Ponte Nossa».
Ma anche questo fatto non è un dato casuale. Quando la mattina apre i cancelli della fabbrica, Capelli ha un suo motto che rilancia ai suoi 185 dipendenti, un’età media di 33 anni. Ricorda che ogni giorno è come se si ripartisse da una nuova sfida. «Ogni giorno scommettiamo sulle nostre capacità. E ogni sfida ha un gruppo di lavoro che si mette in campo per centrare il risultato, frutto di una molteplicità di competenze, di componenti e di attività che si sono amalgamate alla perfezione».
Talk
«Qui si crea la nostra competitività»
Questa sfida del motore turbo che cosa vi ha insegnato?
«Una sola importante indicazione, che già avevamo, ma che in questo caso ha esaltato in maniera forte: che flessibilità e capacità di adeguarsi alle nuove situazioni sono decisive. Abbiamo vinto però perché siamo stati capaci di unire le forze, al nostro interno, tutti insieme ci siamo dati una mano e abbiamo collaborato».
Su cosa appoggia di più la vostra competitività?
«I nostri primi pilastri sono gli uomini, tutti giovani e motivatissimi. Abbiamo assunto cinque giovani tecnici di non più di 25 anni negli ultimi due anni: ebbene oggi sono loro gli interlocutori principali nel mondo dei nostri clienti. E poi, altro pilastro, la tecnologia».
Voi guardate al mondo ma restate a Ponte Nossa...
«Perchè è qui che abbiamo costruito le nostre vere competenze, le abilità dei nostri giovani, la capacità tecnologica di lavorare con materiali speciali. È questa la nostra competitività e la nostra eccellenza. Se andassimo in altri luoghi, o portassimo all’esterno le linee di produzione in aree con un costo del lavoro inferiore, perderemmo il nostro valore aggiunto e in due anni è certo che falliremmo».
E poi c’è la flessibilità, altra parola d’ordine: capacità di adattarsi in tempi velocissimi alle richieste del cliente. E così è stato anche questa volta.
«Ci siamo trovati davanti a questa opportunità, con tempi strettissimi. Ci vogliono almeno nove-dodici mesi - racconta Capelli - per mettere a punto progetto e testare i materiali. Noi abbiamo letteralmente ribaltato i nostri uffici tecnici, avviato collaborazioni con professionisti, coinvolto studi, ma in tre mesi abbiamo sviluppato questo motore, gli impianti e i sistemi automatizzati per produrlo e siamo andati in produzione. A fine giugno arriveranno sul mercato le prime Jaguar con questo nuovo turbocompressore, un’unica “chiocciola” da cui partono i sei cilindri in linea. Il mercato sarà rivoluzionato: è l’addio al modello turbo V6 con i tre cilindri a destra separati dagli altri altri tre a sinistra e alimentati da due turbo distinti e divisi».
La Jaguar Land Rover ha già annunciato che la gamma dei nuovi propulsori turbo montati su vetture ibride da 3.000 di cilindrata, si chiamerà “Ingenium”. E forse quel nome non è proprio un caso. Alle Officine Meccaniche di Ponte Nossa, l’azienda controllata dalla famiglia Capelli, questa innovazione ha segnato una vera svolta nella produzione.
«La tecnologia è il nostro valore aggiunto. E con questa nuova linea di produzione Jaguar abbiamo verificato quanto è importante innovazione e tecnologia. Così oggi il nostro core business si è spostato quasi interamente sui motori turbo per vetture ibride. Perché siamo convinti - conclude Capelli - che quello dell’ibrido sarà il mercato del futuro per ancora molti anni. Per il motore elettrico credo sia ancora troppo presto nonostante i numero i progetti in corso di studio e di approfondimento. Credo sia sufficiente guardare i progetti a cui si stanno lavorando e su cui si stanno concentrando le case automobilistiche: lo verifichiamo con i nostri collaboratori che lavorano in stretta sintonia con il manager del mondo dell’automobile. Prendo solo un dato: nel 2027 le stime indicano che ci saranno 102 milioni di autovetture nel mondo e il 58% sarà ancora supportato dal turbo termico. Ci sarà un forte incremento dell’ibrido. L’elettrico oggi indica un trend di vendita intorno al 3% del mercato al 2027. Quindi, per il motore elettrico, vedremo».